Dopo vent’anni di matrimonio Rivkà, moglie di Yitzchàk, divenne incinta. La gravidanza era per lei penosa perché aspettava gemelli e nella Torà è scritto che “… i bambini si urtavano nel suo ventre; ed ella disse: Se così è, perché vivo? E andò a consultare l’Eterno. E l’Eterno le disse: Due nazioni sono nel tuo ventre, e due popoli separati usciranno dalle tue viscere. Uno dei due popoli sarà più forte dell’altro, e il maggiore servirà il minore” (Bereshìt, 25:22-23).
R. ‘Ovadià Sforno (Cesena, 1475-1550, Bologna) commenta: “Il motivo del fatto che i bambini (Esau e Ya’akòv) si urtavano è che erano destinati a generare due nazioni con leggi e religioni opposte e due popoli con idee opposte nella conduzione dello stato”.
Rashì (Troyes, 1040-1105) nel suo commento, fa notare che la parola “goyìm” (nazioni) invece di essere scritta in modo normale con le lettere ghimel, vav, yod e mem גוים, è scritta con due lettere yod, גיים. Poiché nella Torà ogni lettera ha un significato e ogni cambiamento ha un suo motivo, i Maestri hanno offerto diverse spiegazioni affermando che il cambiamento allude a qualche avvenimento futuro. Rashì cita un passo midrashico dal Talmud babilonese (‘Avodà Zarà, 11a) nel quale è scritto: “È scritto gheyìm (invece di goyìm. Gheyìm significa “sovrani”). Questa è un’allusione all’imperatore Antoninus e a Rabbi Yehudà ha-Nassì (capo del Sanhedrin) presso i quali non mancò mai ravanello e lattuga, né in estate né in inverno”.
Quel poco che sappiamo della vita di Rabbi Yehudà ha-Nassì deriva dalle storie del Talmud e da midrashìm. Si diceva che fosse nato lo stesso giorno in cui Rabbi Akivà morì di morte violenta (intorno al 135 d.C.) per mano dei romani. Si racconta che il padre di Rabbi Yehudà, Rabbi Shim’on Ben Gamliel, lo circoncise nonostante un editto romano che vietava la pratica. Quando la notizia raggiunse le autorità romane, alla madre di Yehudà fu ordinato di comparire con il bambino. Una nobildonna romana che aveva appena partorito ebbe pietà di loro e accettò di scambiare il suo bambino con Yehudà. Il bambino romano crebbe fino a diventare l’imperatore Antonino, e lui e Rabbi Yehudà godettero di un’amicizia permanente. A quanto raccontato nel Talmud, si incontrarono in Galilea, dove si trovava il principale insediamento ebraico dopo la distruzione del Bet Ha-Mikdàsh. L’identità di questo imperatore non è nota anche perché vi furono sei imperatori con questo nome. Il professor Avi Yonà scrive che non poteva essere né Antonino Pio né Commodo, perché non visitarono mai Eretz Israel. I soli contemporanei furono Marco Aurelio e Caracalla figlio di Settimio Severo. Marco Aurelio disprezzava gli ebrei. Rimane quindi Caracalla il cui nome era Marcus Aurelius Antoninus, che fu nominato co-imperatore nel 198 e dopo la morte del padre regnò tra il 211 e 217 E.V. (È anche possibile che si tratti di Settimio Severo che pur non chiamandosi Antonino, quando assunse il manto dell’impero si adottò alla dinastia degli Antonini).
R. David Meldola (Livorno, 1714-1818?, Amsterdam) nel suo commento Darkè David, cita altri midrashìm. Nel Midràsh Bereshìt Rabbà (63) è scritto: “Due popoli nel tuo ventre, sono due sovrani di nazioni; uno è sovrano del suo mondo e l’altro sovrano del suo regno. L’imperatore Adriano tra le nazioni e re Salomone in Israele”. R. Meldola suggerisce che i Maestri citarono Adriano perché fu durante il suo regno che Roma raggiunse il suo apice. Dopo di lui iniziò la decadenza dell’impero. Così pure re Salomone fu l’apice del regno d’Israele. Ed è anche possibile che i Maestri citarono Adriano perché fu lui che distrusse Betar, l’ultima fortezza durante la rivolta di Bar Kokhbà, e diede l’ordine di proibire la circoncisione, e fu seguito dalla dinastia degli Antonini.