Nella parashà della scorsa settimana, la Torà ci illustra in modo accurato e dettagliato le regole per la costruzione del Mishkan; la parashà di Tezzavvè, ci racconta invece degli abiti che dovevano indossare i Cohanim, e il Cohen Gadol – il Sommo Sacerdote, durante le cerimonie cultuali che si svolgevano nel Tempio.
I tipi diversi di tessuti e i colori distinguevano le cerimonie e scandivano i momenti della vita
del Tempio, così come gli abiti indossati dal Cohen Gadol, lo distinguevano del resto dei
suoi fratelli Cohanim.
Un famoso proverbio popolare, suona con le parole:
“L’abito non fa il monaco” ma secondo la Torà e anche le buone regole di vita, l’abito serve proprio a distinguere e scandire i momenti più salienti del nostro tempo.
La Torà esordisce dicendo:
“E farai degli abiti sacri (diversi) per Aharon tuo fratello, per il suo onore e la sua gloria”.
Il Cohen Gadol, massima autorità in mezzo al popolo, doveva avere sia una sembianza che un comportamento distinto proprio per l’alta carica che ricopriva.
Oggi nella società moderna tutto è cambiato; ognuno veste come vuole e la maggior parte delle volte in modo inadeguato all’occasione.
Siamo tutti uguali, senza alcuna distinzione di ruoli o di momenti.
Una volta, ad esempio, in tutte le Comunità ebraiche del mondo, i Rabbini e coloro che ricoprivano il ruolo di officianti, durante lo svolgimento delle tefillot, indossavano abiti speciali, che distinguevano il loro ruolo, la loro
mansione, rispetto ai fedeli che partecipavano alle funzioni sinagogali.
Molti, erroneamente ed anche con una certa ironia, sentenziavano paragonandoli ai sacerdoti di altri culti.
Questo ha contribuito sempre di più al disuso di tale abbigliamento, che non era affatto clericale, bensì era assai più simile a quello dei giudici e dei magistrati.
Oggi, si rischia di entrare in una Sinagoga e non saper riconoscere fra la gente, il Rav o il chazan.
Non c’è più l’uso di distinguere un’occasione dall’altra, un particolare momento dalla consuetudine e un’autorità da un comune cittadino.
I Maestri hanno sempre previsto un modo di vestirsi per distinguere un momento da un altro.
Lo shabbat è consigliato agli uomini di indossare una camicia bianca al posto di quelle di altri colori che vengono indossate negli altri giorni.
Così, continuano i Rabbanim, “nel momento in cui ti stai preparando per recarti in Sinagoga, alla vigilia dello shabbat, sappi che è come se ti stessi preparando per celebrare il tuo matrimonio; poiché lo shabbat è considerato il matrimonio fra D-o e il popolo di Israel”.
L’attenzione e la cura del nostro corpo e del vestiario, sono considerate talmente importanti, che sono paragonate all’atteggiamento del Cohen nel Tempio, il quale, secondo ciò che racconta la Torà, doveva essere,
oltre che ben curato, anche bello e piacevole d’aspetto.
Shabbat shalom