La parashà di Terumà descrive l’ordine divino di costruire un “Mishkan – Santuario” nel deserto, per simboleggiare, in modo concreto l’unicità di popolo
Il “Bet ha Mikdash”, quello che sostituirà il “Mishkan”, una volta che il popolo avrà preso possesso di tutta la terra di Israele, costruito da Re Salomone, su progetto di suo padre, era unico nel mondo ebraico.
Non ne esisteva più di uno e, questo simboleggiava l’unità del popolo che, se voleva offrire un Sacrificio o partecipare alla vitasocio – religiosa della sua gente, doveva recarsi a Gerusalemme, luogo della sua residenza.
Nella parashà vengono descritti, tutti gli “strumenti” che si trovavano nel Tempio; dal più sacro – come l’Aron ha Berit – l’arca dell’alleanza (che conteneva le Tavole della Legge, quelle rotte e le seconde, il bastone con cui Mosè aveva operato i prodigi in Egitto nel deserto e un’ampolla di manna), fino alle palette che servivano a dosare i profumi per i Sacrifici.
La loro caratteristica era che tutti dovevano essere d’oro o d’argento o di rame, ma ognuno di essi doveva essere fatto da un unico blocco.
Tutto ciò perché, sia il Tempio, sia il suo culto dovevano simboleggiare la condizione fondamentale per il popolo e perché si mantenesse a lungo: ossia la sua unità.
Il popolo ebraico ha una condizione fondamentale legata alla sua eternità nel corso della storia, che è in funzione della sua compattezza e unità: finché il popolo manterrà questa caratteristica, nessuno potrà distruggerlo.
Shabbat shalom