“Quando uno ha sulla pelle del suo corpo un gonfiore o una crosta o una macchia lucida, e diventa sulla pelle del suo corpo un indizio di piaga di Tzaraat/lebbra, quel tale sarà portato dal sacerdote Aronne o da uno dei suoi figli sacerdoti. Il sacerdote esaminerà la piaga sulla pelle del corpo; se il pelo nella piaga è diventato bianco e la piaga appare più profonda della pelle del corpo, è piaga di lebbra; il sacerdote, dopo averlo esaminato, lo dichiarerà impuro” (Levitico 13:2-3).
L’argomento centrale della Parasha di Tazria è costituito dalle norme che regolano una particolare, ed emblematica, malattia della pelle chiamata “Tzaraat”. Questa strana patologia, secondo la tradizione rabbinica, si abbatterebbe come punizione su colui che è dedito alla lashon hara, la maldicenza.
Quando ad una persona era diagnosticata la Tzaraat, veniva messa in quarantena, gli veniva richiesto di vivere in solitudine fuori dalla sua città e, mentre si dirigeva dalla propria casa al luogo di isolamento, avrebbe dovuto annunciare: “Tameh Tameh/Impuro Impuro”.
Il Metzora, la persona colpita da Tzaraat, doveva fare questa dichiarazione per avvertire le persone di non entrare in contatto con lui affinché non diventassero ritualmente impuri. Tuttavia, i Maestri, notarono un’ulteriore ragione per questo annuncio.
Non si trattava solo di informare della sua condizione perché gli stessero a distanza, ma era anche una riservata richiesta di aiuto spirituale: per favore pregate per me!
Perché il Metzora non può pregare per sé stesso? Perché deve implorare gli altri di pregare per lui?
Il Chafetz Chayym (Rav Yisrael Meir Kagan, 1839-1933) spiega, molto semplicemente, che le preghiere del Metzora non possono essere accettate. Contaminando la sua bocca con l’uso improprio della parola, parlando male di altre persone e indulgendo in pettegolezzi, ha perso il potere della Tefillà, della preghiera, che quando esce da tale bocca è corrotta e danneggiata e non può più ottenere l’effetto desiderato.
Per questo motivo, il Metzora, non ha altra scelta che chiedere ad altri di pregare per suo conto, finché non corregge la sua colpa e si pente riacquistando così la purezza della sua bocca, condizione fondamentale affinché le preghiere pronunciate vengano accolte.
Questo è anche il motivo per cui iniziamo il giorno di Kippur con la recitazione del “Kol Nidreh”, una formula con cui annulliamo formalmente tutti i voti che abbiamo preso.
Prima di trascorrere il giorno di Kippur in preghiera e digiuno per ricevere il perdono, dobbiamo assicurarci di non essere colpevoli di peccati che coinvolgono la parola, altrimenti le nostre preghiere saranno inutili. Se le nostre bocche portano la macchia di parole proibite, allora le nostre preghiere sono inefficaci. Un pettegolo, quindi, non solo ferisce le persone di cui parla e sparla, fa molto male anche a sé stesso.
Tutti possiamo avere problemi difficili e grandi preoccupazioni, tutti abbiamo un disperato bisogno dell’aiuto del Signore, a vari livelli, e non possiamo permetterci di perdere il potere della preghiera contagiando la nostra bocca. Assicuriamoci di mantenere la nostra bocca pura, affinché le nostre preghiere abbiano l’effetto desiderato e procedano spedite verso i cieli, dove saranno accolte da “Colui che ascolta la preghiera” con benignità e soddisfazione, Shabbat Shalom.