Il Rambam è solito concludere le varie sezioni che compongono la sua grande opera di Halakhah, il Mishneh Torah, con insegnamenti di natura haggadica o morale. Lo stesso avviene per le halakhot relative al Lulav: nello specifico sceglie un insegnamento relativo alla simchah, tema dominante durante Sukkot, zeman simchatenu (tempo della nostra gioia). La gioia è tanto centrale nella pratica delle mitzwot che la sua mancanza giustifica la punizione divina, come è detto nella parashah di Ki tavò (Devarim 28,47) “come punizione per non aver servito il Signore D. tuo con gioia e letizia”.
Rav Yudin obietta però che ci saremmo aspettati di trovare questo insegnamento in un’altra sezione del Mishneh Torah, nelle Hilkhot de’ot, dove vengono affrontate le predisposizioni spirituali dell’uomo, e l’entusiasmo nella pratica delle mitzwot certamente sarebbe stato un argomento da affrontare in quella sede. Il Rambam invece opera questa scelta. Perchè? C’è un midrash (Yalqut Shim’onì Tehillim 102,19) che cita il verso “tikatev zot ledor acharon we’am nivrà yehallel Yah – questa azione verrà ricordata fino all’ultima generazione e la gente che verrà creata in futuro celebrerà il Signore”. Il midrash, spiegando le parole “‘am nivrà -popolo creato” si chiede: come è possibile che nasca una nuova nazione? Il verso piuttosto si riferisce a quelle generazioni che sono morte, nella Torah e nelle mitzwot, e, dopo aver pregato H. a Rosh ha-shanah e Kippur vengono ricreate, ottenendo una nuova opportunità. Cosa viene a fare questo popolo? A lodare H. Il momento in cui agitiamo il lulav è quello dell’hallel. Questo popolo neonato è invitato a prendere il proprio lulav e lodare H. Perché proprio il lulav? R. Bechayè nel suo commento alla Torah e in Qad ha-qemakh spiega la scelta delle quattro specie che compongono il lulav, attribuendola alla loro umidità. L’umidità è la parte essenziale del frutto, allo stesso modo in cui il sangue è l’elemento fondamentale della vitalità dell’animale – (Devarim 12,25) “poiché il sangue è l’anima”.
Le specie del Lulav sono simbolo di vitalità, attraverso le quali lodiamo H. perché ci ha dato una seconda occasione. La halakhah prevede che un lulav secco sia pasul, e quindi inutilizzabile, per compiere la mitzwah, pur essendo pienamente riconoscibile come lulav. Il Raavad (Hilkhot lulav 8,9) spiega che un lulav morto non è adatto a servire H., come è detto nel verso (Tehillim 115,12), che recitiamo nell’Hallel “lò ha-metim yehallelù Yah- i morti non possono lodare H.”. I componenti del lulav fungono da ringraziamento ad H., per avere la possibilità di servirLo con entusiasmo. Non dobbiamo cadere nell’errore di privare le mitzwot della loro anima. Una mitzwah eseguita meccanicamente, per abitudine, è una mitzwah senza vita. Molti usano, secondo gli insegnamenti dell’Arì e dello Shelah, agitare il lulav nella sukkah. La sukkah rappresenta l’abbandono della propria dimora per presentarsi di fronte ad H., ed il modo di farlo è con il giusto entusiasmo. Questo messaggio certamente vale di Sukkot, ma dobbiamo farlo nostro anche nella vita di ogni giorno, nella quale siamo distratti da tante altre questioni che ci sembrano essere più importanti e degne di attenzione.