Sheminì Atzeret/Simchat Torà è una delle feste più felici e gioiose dell’anno. In Israele si celebra un unico giorno (quest’anno sabato. prossimo) e in diaspora in due, (sabato Shemini Atzeret e domenica Simchat Torà) ed è la festa che segna la conclusione e il nuovo inizio della lettura settimanale della Torà. Questo rito fa si che nel nome della festa, siano collegate la gioia/simchà e la Torà. Una gioia per la Torà che viene espressa “fuori ordine”, dopo Sukkot, e non a Shavuot quando celebriamo il giorno del dono della Torà.
Il senso di questa gioia “fuori ordine” lo possiamo scorgere in questo racconto chassidico.
Un uomo che desiderava trovare una moglie, un giorno prese coraggio e si rivolse allo “shadkhan/sensale di nozze del suo villaggio. Il sensale si mise subito ala lavoro e dopo pochi giorni gli presentò una giovane donna con qualità e attributi meravigliosi. Dopo alcuni incontri di conoscenza, la coppia decise di sposarsi. Il giorno del matrimonio, ad un certo momento della festa, lo sposo fece un discorso in cui faceva grandi ringraziamenti al sensale e a tutti gli organizzatori della cerimonia e del ricevimento.
Dopo alcuni mesi, l’uomo tornò ancora una volta dal sensale, il quale non capiva il motivo di questa visita. Lo sposo volava nuovamente ringraziarlo esprimendo grandi apprezzamenti per la moglie poiché, solo dopo aver vissuto del tempo con lei si era reso pienamente conto del grande dono che aveva ricevuto.
Allo stesso modo, anche se ringraziamo il Signore per il dono della Torà a Shavuot, la nostra gratitudine non può è completa, perché non abbiamo ancora piena familiarità con la Torà.
A Simchat Torà, dopo aver finito di leggere e studiato l’intera Torà, possiamo dire di avere iniziato a comprenderne la profondità e la direzione che ci indica da seguire. Pertanto, diversi mesi dopo il suo dono, ringraziamo ancora una volta il Signore per la Torà esprimendo una gioia consapevole perché solo ora ne comprendiamo la dolcezza e la bellezza.
Ma potrebbe esserci un’altra ragione per cui gioiamo per la Torà a Simchat Torah e non a Shavuot.
Sfortunatamente, molti credono che la Torà limiti la nostra libertà, ci imprigioni con obblighi e doveri impedendoci di vivere una vita normale.
Queste sono le considerazioni dell’am haaretz/dell’ignorante, soprattutto di colui che crede di sapere e conoscere.
La Torà va studiata e compresa, soprattutto praticata. Solo dopo aver ben compreso la Torà, saremo consapevoli che la sua via è piacevole e che i suoi sentieri portano alla pienezza.
I saggi ci insegnano che la Torà è una guida per una vita regolare, normale e significativa. Le norme della Torà sono a nostro vantaggio e ci forniscono una tabella di marcia su come passare da questo mondo, provvisorio, al mondo a venire, eterno. A Simchat Torà ringraziamo il Signore e gioiamo per aver compreso quale strada si deve percorrere in direzione del mondo a venire.
Finire e iniziare la lettura della Torà nello stesso giorno ci permette di collegare l’ultima (lamed ל) lettera alla prima lettera della Torà (bet ב) che insieme formano la parola לב/Lev/cuore. Come il cuore è l’organo permette al nostro corpo materiale di vivere, così la Torà è lo strumento spirituale che permette alla nostra anima di vivere.
È interessante notare anche che la Torà inizia con la lettera bet/ב (בראשית / Bereshit), il cui valore numerico di due, perché tutto ciò che essa contiene non è altro che la nostra tabella di marcia per vivere in questo mondo (olam hazè) nel modo per noi corretto affinché si possa guadagnare l’accesso al mondo a venire (olam habà).
Solo dopo aver studiato e vissuto secondo la Torà ne si apprezza veramente il valore ed è allora che saremo pronti a gioirne pienamente, Shabbat Shalom umoadim lesimchà!