Avraham De Wolff*
All’inizio di luglio due persone diverse mi hanno chiesto se potevo dare loro qualche “consiglio rabbinico” o “prospettiva” sul periodo di vacanza che stava per iniziare. Entrambi erano sicuri che la loro domanda fosse strana o perlomeno inusuale. Eppure devono aver assunto che l’ebraismo ha quasi indiscriminatamente voce in capitolo su qualsiasi cosa nella vita e nel mondo che ci circonda. E questo è quasi vero, in effetti. Ho dato allora alcune risposte. Ma ora che percepiamo più forte questo periodo intorno a noi, credo di poter fare un discorso più corretto, con un’idea più completa.
La storia dell’umanità, dalla creazione del primo uomo “Adam haRishon” fino a quando il popolo di Israele accettò la Torah sul Sinai, è riassunta nel libro della Genesi e in una gran parte del libro dell’Esodo. Ma ciò che deve interessare noi Ebrei sono le leggi che dobbiamo rispettare da quel momento in poi. Tuttavia, anche in una sintesi dei 2400 anni prima del Sinai tutti i racconti e dettagli devono essere pure indispensabili. Sembra che li dobbiamo conoscere tutti e riflettere su di essi. Dopo tutto, nei riassunti, sono inclusi solo i fatti indispensabili. Tanto più nel nostro “riassunto divino/sintesi divina” chiamato la Torah.
Quali sono le lezioni esatte che la storia della Torre di Babele ci insegna? E’ solo la lezione che il genere umano, quando troppo unito, cercherà di combattere e mettere in pericolo l’idea di un D’o? E poiché questa “unità umana” è troppo pericolosa per il mondo, D’o cancellò questa unità dividendoci in popoli diversi, con diverse culture e lingue, disperse e in guerra tra di loro?
Beh, è certamente un messaggio molto importante e punto di riferimento nello “sviluppo” del genere umano e della civiltà. Tuttavia, l’Ebreo deve imparare di più da essa.
Dopo la generazione della torre di Babele, tutti i popoli presero la loro strada. Tutti costruirono le proprie culture, e si concentrarono sulla loro esistenza e sicurezza nazionale. La Torah continua invece a concentrarsi su un singolo individuo chiamato Abramo. Non perché tutti gli altri popoli e culture non abbiano alcun valore. Piuttosto perché questo libro chiamato la Torah, passa dalla fase 1: creazione del genere umano, alla fase 2: lo scopo del genere umano. Questo scopo è l’uomo soggetto alla parola divina. Abramo, e successivamente tutti gli Ebrei, sono quelli che ‘ruppero il codice’ per primi. Il mondo continuerà, e tutti i tipi di sviluppo continueranno a prosperare e fiorire. Ma i discendenti di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, concentrano le loro ambizioni sul creatore e sulla sua volontà.
Quali sono esattamente i segni odierni di sviluppo tra i popoli? Qui in Europa le società incoraggiano la scienza, il dibattito politico, la sicurezza e l’uguaglianza. In alcune parti dell’Asia, la società sostiene l’applicazione della legge della Sharia, che nei suoi 14 secoli di vita ha rappresentato una possibile percezione di come il monoteismo andrebbe compreso. Ciò che è comune a questi due esempi è che essi perseguono obiettivi comuni delle persone appartenenti a queste società (non sempre di tutte le persone), ed è la ricerca più importante agli occhi dei suoi partecipanti. Uno di questi due esempi potrebbe essere tacciato di essere un “idealismo vuoto di sviluppo”, mentre l’altro può essere accusato di perseguire uno “sviluppo vuoto di idealismo”.
Anche l’Ebraismo ha ovviamente le sue aspirazioni nazionalistiche e comuni così come fanno gli altri popoli. E troppo presto per dire esattamente come si realizzeranno i nostri sogni nazionali (cioè dell’era messianica). Ma quello che dobbiamo sapere per oggi lo sappiamo: Proprio così come Isacco, Giacobbe e Giuseppe vivevano in “ambienti non-ebraici”, ma con un forte attaccamento al D’o del loro antenato Abramo, così anche noi Ebrei, senza re dalla casa di Davide, dovremo vivere con la divinità, in ogni circostanza, senza alcuna eccezione.
La comunicazione istantanea, le linee aeree low-cost ed il trattato di Schengen sui confini aperti sono tutti esempi di sviluppi che permettono ai cittadini di questo continente di perseguire gli stessi obiettivi. Nel corso dell’anno di lavoro questi obiettivi potrebbero essere la stabilità finanziaria, la famiglia e la salute. Ciò che invece sembra contare nei mesi estivi è uscire dalla routine attraverso lo sport, prendere il sole, fare gite culturali. I giovani sono gli attori più visibili della globalizzazione. E’ raro trovare differenze sia negli obiettivi nazionali che personali tra giovani con cittadinanze diverse.
Dovrebbe essere l’Ebreo un’eccezione a questa regola? Decisamente sì! Proprio come la maggior parte degli obiettivi di routine dei popoli che ci circondano sono accettabili, così anche la maggior parte delle forme di relax sono ammissibili e possono essere molto produttive. Ma questo non sostituisce MAI gli obblighi del singolo Ebreo che ha bisogno di camminare con D’o. Shabbat e Kashrut non sono solo una parte della nostra “routine” durante l’anno lavorativo. Essi sono parte del più alto obiettivo, che non cambia, non importa se a marzo, novembre o agosto: la connessione dell’Ebreo con i suoi obiettivi: le leggi e il suo Creatore.
Non sono stato in grado di verificare se la seguente storia è vera o falsa, ma anche se falsa, può servire come antitesi di quello che sto suggerendo in questo articolo. Un uomo d’affari inglese si trovò su un volo da Ar-Riyad a Londra. Non molto tempo dopo che il velivolo aveva raggiunto la sua altitudine desiderata al di sopra delle nuvole, il pilota ha chiesto ai passeggeri di prestare attenzione per un annuncio: “Signore e signori: ora abbiamo lasciato lo spazio aereo del Regno dell’Arabia Saudita”.
L’uomo d’affari non ha dovuto attendere più di pochi secondi per capire perché mai il pilota appena l’aveva annunciato. Tutte le signore che sedevano vicino a lui immediatamente iniziarono a liberarsi del loro abito islamico tradizionale, modesto e represso, il ‘burqa’ o ‘hijab’, e a cambiare i segni religiosi tipici per un look più adeguato alla loro destinazione in Occidente. Essendo inizialmente sotto la legge della Sharia, non potevano, ovviamente, farlo in precedenza.
Alcuni hanno sfidato la verità di questa presunta storia sostenendo che la legge vincolante è quella dell’l’aereo e della compagnia aerea in cui è registrato e non dello spazio aereo attraversato. Ma ciò che posso confermare con certezza è che mio padre, quando volò da Amsterdam a Teheran nel 1986, vide come le signore iniziarono la trasformazione in altre creature (tutte identiche – vestite con i loro “chador”, un fazzoletto da testa che tenevano chiuso mettendo le sue estremità tra i loro denti), proprio all’annuncio dei piloti che stavano per atterrare a Teheran.
Questo è l’esatto opposto di ciò che dovrebbe essere la nostra mentalità e il nostro approccio. In estate abbiamo bisogno di una pausa dal nostro pesante ordinario dell’anno: la routine delle nostre occupazioni fisiche. Ma gli obiettivi più alti del giudaismo sono sempre validi, e ci richiedono di essere diversi da quello che ci circonda. Tutti gli altri intorno a noi potrebbero unirci nell’atmosfera estiva, e in certa misura possiamo farlo anche noi. Ma le responsabilità della nostra ebraicità non conoscono alcuna interruzione durante l’anno, e durante tutta la nostra vita.
Concludo con una nota personale: molte amicizie ed esperienze interessanti deriveranno proprio dal dover essere Ebrei in tutte le occasioni e in tutte le sedi. Io mantengo ancora sino ad oggi i rapporti con alcune piccole comunità dove sono semplicemente passato per un solo Shabbat. Perché lo abbiamo passato insieme? Perché quando c’è una comunità ebraica in una città che visitiamo, un Ebreo va a vederli, e a stare con loro in preghiera di Shabbat.
Allo stesso modo, quasi senza eccezione, fanno i non-Ebrei quando ci vedono rispettare il nostro impegno di obbedire a leggi superiori, senza compromessi e senza eccezioni. Ci saranno momenti in cui un direttore d’albergo non comprenderà come mai noi non vogliamo usare la sua chiave elettrica di Sabato, e ci saranno volte che gli amici non ebrei avranno bisogno di qualche spiegazione sul perché non mangiamo con loro. Tutto questo è parte della nostra dignità e stabilità, come Ebrei con le nostre linee guida eterne. Prima o poi siamo visti come diversi in ogni caso, che ci piaccia o no. Vale la pena rendere questo “dato di differenza” più significativo possibile, e custodire la nostra distinzione in quanto Ebrei.
* Rabbino a Torino