“Ve hajà keshivtò al kissé mammalakhtò – E avverrà, quando siederà sul trono del regno, scriverà per se stesso questo libro (Devarim) della Torà”.
I commentatori si chiedono il motivo per cui è scritto “ke-shivtò – come se stesse seduto” e non “be-shivtò – nel suo star seduto” grammaticalmente più giusto.
Per capire questo, bisogna tener presente il midrash alla meghillà di Ester. Nel secondo versetto del primo capitolo di essa troviamo scritto:
“Vahì ke-shevet ha melekh Achashverosh al kissé malkhutò – E avvenne che sedendo il re…”
La stessa espressione della Torà nella nostra parashà “ke” e non “be”.
Il midrash spiega che i re malvagi, non si accontentano di sedere su un solo trono – di una popolazione conquistata, ma pretendono di conquistare sempre di, non trovando mai pace e serenità per loro, né per i loro sudditi.
Questi tiranni sono destinati, a loro volta, ad essere sconfitti da altri re, che continuano a comportarsi allo stesso modo (vedi Nabucodonosor, Ciro, Antioco, Roma ecc).
Per questo motivo, la Torà comanda all’eventuale re di Israele di scriversi una Torà (o soltanto il libro di Devarim) tenendolo sempre vicino a se, consultandosi con essa sul modo di comportarsi.
Se questo fosse accettato, il re sarebbe rimasto sul suo trono a lungo, altrimenti lo avrebbe perso presto.
Shabbat shalom
Dhabba