“Vaivkù ha am balaila hahù – e pianse il popolo in quella notte” appena tornati dal loro viaggio per esplorare la Terra di Israele, dopo il loro negativo rapporto di viaggio, il popolo si demoralizza e, perdendo la fede in D-o, vuole tornare indietro e piange.
Questo comportamento provoca la punizione più grave che il Signore possa aver inflitto al popolo tutto.
Infatti, in tutta la Torà non si trova una situazione così grave da coinvolgere il popolo intero: tutti coloro che avevano da venti anni in su vennero puniti col divieto di entrare nella Terra di Israele.
La punizione, non riguarda soltanto coloro che vivevano nel deserto, ma tutte le generazioni del popolo, anche quelle future.
Nel trattato talmudico di Taanit, troviamo detto: “Disse il Santo Benedetto Egli sia “dal momento che voi avete pianto invano, vi giuro che nella stessa notte, piangerete in ogni vostra generazione”.
Quella era la notte del 9 del mese di AV, giorno in cui da oltre duemila anni, il popolo piange la sua rovina.
Il messaggio della nostra parashà è che mai bisogna perdere la fiducia in D-o, anche quando le cose ci sembrano inarrivabili.
Gli esploratori vedendo gente potente, con guerrieri super armati, hanno temuto di non riuscire a conquistare il Paese.
Anche la visita del Paese era un gesto di mancata fiducia in D-o, che però ha danneggiato la psiche del popolo.
Gli unici due che entrarono in Israele furono Giosuè e Calev, i quali da veri leaders cercarono di trasmettere al popolo fiducia in se stesso e soprattutto in D-o che, come aveva finora operato per loro in modo grandioso, avrebbe operato anche in questa occasione.
Shabbat shalom