Arabia saudita. “Umm Haroun” è una fiction trasmessa dal canale satellitare saudita Mbc. Racconta la storia di una donna ebrea in Kuwait durante gli anni ’40. Protestano molti telespettatori arabi: è un altro passo verso la normalizzazione dei rapporti con Israele. Dietro la produzione ci sarebbe l’erede al trono saudita
Arabia saudita. “Umm Haroun” è una fiction trasmessa dal canale satellitare saudita Mbc. Racconta la storia di una donna ebrea in Kuwait durante gli anni ’40. Protestano molti telespettatori arabi: è un altro passo verso la normalizzazione dei rapporti con Israele. Dietro la produzione ci sarebbe l’erede al trono saudita. Un appuntamento consueto del mese di Ramadan è la mosalsal, la serie tv che tante famiglie arabe guardano dopo l’eftar, il pasto che al tramonto rompe il digiuno osservato dai fedeli musulmani. Nel corso degli ultimi anni le mosalsal sono cresciute di numero e anche, grazie a produzioni milionarie, sensibilmente migliorate. Il Ramadan 2020 sarà ricordato anche per l’impatto che il coronavirus ha avuto sulla realizzazione di queste serie tv, alcune delle quali non sono state ultimate a causa del distanziamento sociale. E per “Umm Haroun” (La madre di Aaron), mosalsal saudita che si apre con un lungo monologo in ebraico. “Umm Haroun”, girata prima della pandemia dal canale satellitare Mbc, di proprietà statale, è la storia di una un’ostetrica ebrea kuwaitiana, interpretata dall’attrice Hayat al-Fahd. Attraverso la vicenda tormentata della donna, che a causa delle vessazioni subite sceglierà di trasferirsi nel neonato Stato di Israele, racconta le relazioni negli anni ‘40 tra musulmani e la comunità ebraica in Kuwait (circa 200 famiglie a quel tempo). La messa in onda della serie durante il Ramadan ha colto di sorpresa milioni di telespettatori arabi e generato accese polemiche.
Per tanti “Umm Haroun” è una «falsificazione della storia» e un altro capitolo della normalizzazione dei rapporti tra l’Arabia saudita, e il mondo arabo in generale, e Israele che da alcuni anni porta avanti il potente principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman. Nonché un tentativo di mostrare come vittime gli ebrei nel mondo arabo, al pari dei profughi palestinesi cacciati o fuggiti dalla loro terra prima e durante la nascita dello Stato ebraico. «Israele produrrà mai una serie televisiva su una donna musulmana chiusa nelle sue prigioni?», domanda su Twitter Ahmed Madani che non si spiega il bisogno di una tv araba di trasmettere la storia di una donna ebrea durante il Ramadan. Altri, al contrario, ritengono giusto parlare delle comunità ebraiche, parte integrante della popolazione in vari paesi arabi, che soffrirono intimidazioni e furono accusate di tradimento a causa di ciò che accadeva in Palestina senza che, in gran parte dei casi, avessero legami con il movimento sionista di origine europea. «Gli ebrei arabi fanno parte della nostra storia…Dobbiamo distinguere tra Sionismo ed Ebraismo. Non c’è alcun problema con l’Ebraismo», spiega Yousef al-Mutairi, professore di storia all’Università del Kuwait, intervistato da Al-Jazeera.net.
Tuttavia è arduo credere che sia frutto del caso la scelta della Mbc di trasmettere “Umm Haroun” durante il Ramadan, quando l’audience sale in tutto il mondo arabo-islamico, a maggior ragione quest’anno con la pandemia che costringe le famiglie a rimanere a casa e a rinunciare alle tradizionali visite a parenti ed amici dopo l’eftar. La trasmissione di “Umm Haroun” peraltro coincide con la mosalsal con “Aares al Quds”, sulla vicenda politica ed umana dell’arcivescovo melchita cattolico Ilarion Capucci, strenuo avversario di Israele, prodotta dalla concorrente Al Mayadeen Tv, finanziata dall’Iran e vicina al movimento sciita libanese Hezbollah.
Non ci sono dubbi peraltro sull’intenzione di Mohammed bin Salman di continuare a stringere i rapporti (dietro le quinte) tra Riyadh e Tel Aviv, unite contro il nemico comune, l’Iran. L’erede al trono non prova simpatia per i palestinesi e in varie una occasione ha lasciato capire di considerarli un ostacolo sulla strada di un nuovo ordine mediorientale fondato sull’alleanza tra Arabia saudita e Israele e il ridimensionamento, anche attraverso una guerra, della potenza iraniana. Riyadh peraltro non respinge, come altri Stati arabi, l’“Accordo del secolo”, il piano di Donald Trump che prevede l’annessione a Israele di larghe porzioni di Cisgiordania palestinese.
Mohammed bin Salman ora però deve fare i conti le conseguenze economiche della pandemia che per il suo regno sono rappresentate dal crollo del prezzo del petrolio sul mercato mondiale e dalla drastica riduzione delle entrate di valuta pregiata. Difficoltà che probabilmente metteranno in stand by i programmi di sviluppo dell’Arabia saudita contenuti nel suo piano “Vision 2030” e sposteranno in secondo piano i suoi disegni strategici.
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