Dalle lezioni Talelè Chayim sulle feste di Tishrì di R. Chayim Cohen, detto “il lattaio”, n. 1935, p. 193 sgg.
Mishnah, Yomà 1,1-2: Sette giorni prima di Yom Kippur si separava il Kohen Gadol dalla sua famiglia (e lo si trasferiva) nella Sala dei Consiglieri. Gli destinavano un altro Kohen sostituto per il caso che si verificasse in lui qualche incidente che lo rendesse inabile (per impurità). R. Yehudah insegna: Gli destinavano anche un’altra moglie per il caso che gli morisse la moglie, mentre sta scritto: “Ed espierà per sé e per la sua casa” (Wayqrà 16,6), dove “per casa” si intende la moglie. (Gli altri Maestri) gli dissero: “Se è così, la cosa non ha fine”. Per tutti i sette giorni egli spargeva il sangue, presentava l’incenso, bonificava i lumi, ed offriva la testa e il piede (o altre parti dei sacrifici al fine di abituarsi alla cerimonia).
TB Yomà 2a-3b: Da dove lo si evince: Disse R. Yochanan: dal versetto che dice: “Come ha fatto in questo giorno (quello dei Milluim, ovvero dell’inaugurazione del Mishkan, allorché Aharon e i suoi figli furono “reclusi” per sette giorni) così H. ha comandato di fare, di espiare per voi” (Wayqrà 8,34): “di fare” si riferisce alla vacca rossa (i cui allestitori dovevano essere “reclusi” a loro volta per sette giorni), “di espiare” si riferisce a Yom Kippur (prima del quale il Kohen Gadol doveva essere “recluso” per sette giorni). … Disse Reish Laqish a R. Yochanan: Invece io lo imparo dal Monte Sinai, come è scritto: “La Gloria di H. fu presente sul monte Sinai e la nube lo ricoprì per sei giorni. Nel settimo chiamò Moshe” (Shemot 24,16).
La regola della separazione del Kohen Gadol sette giorni prima di Yom Kippur è la base dell’istituzione dei Dieci Giorni Penitenziali. Essa avveniva infatti il 3 Tishrì: è dunque il seguito dei due giorni di Rosh ha-Shanah. Questi giorni sono dedicati alla preparazione in vista di Yom Kippur. Come il Kohen Gadol eseguiva la ‘Avodah in detto giorno a nome di tutto Israele, così oggi che non abbiamo più la ‘Avodah se non attraverso la Tefillah, ogni membro di Israele deve “separarsi”, sentire se stesso e prepararsi come se fosse il Kohen Gadol in persona, aumentando Qedushah e Taharah.
R. Yochanan mette in relazione la “separazione” del Kohen Gadol ogni anno sette giorni prima di Yom Kippur con quella del suo antesignano Aharon nei sette giorni dei Milluim che precedettero l’inaugurazione del Mishkan (e anche con quella richiesta a chi preparava l’acqua con le ceneri della vacca rossa). Qual è l’elemento sostanziale che hanno in comune questi argomenti, aldilà del collegamento numerico? I Milluim si conclusero con l’inaugurazione del Mishkan l’ottavo giorno, che fu funestato dalla morte di Nadav e Avihù. Successivamente la Torah darà le sue istruzioni sulla ‘Avodat Yom ha-Kippurim acharè mot shenè benè Aharon (“dopo la morte dei due figli di Aharon” – Wayqrà 16,1).
La morte dei due Giusti è di per sé inspiegabile. I testi di Qabbalah la inseriscono nel contesto della trasgressione di Adamo ed Eva, che aveva avuto l’effetto di allontanare la Shekhinah dal mondo. Con l’uscita dall’Egitto e il dono della Torah sul Monte Sinai la Shekhinah fu ripristinata, ma il vitello d’oro provocò un nuovo allontanamento. Il popolo aveva dimostrato di non essere in grado di sostenere con il proprio corpo la Rivelazione che era così elevata spiritualmente. Si rese necessario costruire il Mishkan, che avrebbe avuto la funzione di riportare ancora una volta la Shekhinah sulla terra, questa volta in forma terrena. Terminati i sette giorni dei Milluim Aharon offrì un vitello e sembrava tutto espiato. Ma la morte di Nadav e Avihù proprio nel giorno dell’inaugurazione mostrò che c’era ancora dell’incompletezza da correggere. In che senso?
Il Kohen Gadol da solo avrebbe dovuto rappresentare l’Unità di Israele davanti al S.B. Il fatto che Nadav e Avihù abbiano scelto di entrare dove non avrebbero dovuto e di offrire autonomamente l’incenso significa che non si sentivano rappresentati dal loro padre. In altre parole, l’Unità non era ancora stata raggiunta e il mondo attendeva ancora la sua completezza. Questo spiega anche perché fra la Parashat Sheminì e la Parashat Acharè Mot siano inseriti i capitoli sulla Tzara’at e sulla Kashrut, con la disciplina particolare necessaria al raggiungimento della Qedushah e della Taharah.
Una delle conseguenze di questa condizione imperfetta è l’incapacità dell’essere umano di provare sul proprio corpo le sofferenze altrui e così di condividerle pienamente. Questa condivisione di sensazioni era la base dell’Unità perduta: essa avrebbe fatto sì che nessuno causasse del male ad altri. In positivo, ognuno avrebbe anche goduto del piacere altrui. Allorché Aharon servì da solo nel Mishkan durante i Milluim in realtà ci si aspettava che tutto Israele, di cui egli portava i Nomi sul cuore, lo accompagnasse spiritualmente. Ciò avrebbe corretto la trasgressione di Adamo ed Eva, che aveva introdotto nel mondo l’idea di separazione. E la “correzione” nel Mishkan avrebbe avuto un effetto persino superiore alla stessa Rivelazione sul Monte Sinai, in cui si era sì realizzata un’unità delle anime, ma non ancora dei corpi.
Nadav e Avihù non trasgredirono “in proprio”. Semplicemente riflettevano la mancanza dell’Unità di cui ancora soffriva Israele. L’inaugurazione del Mishkan una tantum non era bastata. La conseguenza del tragico evento fu l’istituzione di un giorno all’anno in cui quell’inaugurazione si riattualizzava. Durante Yom Kippur è scritto che “nessun individuo potrà trovarsi nella Tenda della Radunanza (accanto al Kohen Gadol) dal momento in cui entrava nel Qodesh per l’espiazione fino a quando sarebbe uscito” (Wayqrà 16,17). Perché questa regola è scritta nella Torah solo a proposito di Yom Kippur? Perché esso è stato istituito per recuperare l’Unità perduta delle persone, che devono abituarsi a un’unica rappresentanza. Chi fosse entrato nel Qodesh in quei momenti avrebbe danneggiato non solo se stesso, ma tutto Israele: avrebbe infatti dimostrato che il Kohen Gadol non rappresentava tutti. Il versetto che dice: we-‘ammekh, kullàm tzaddiqim “e il tuo popolo sono tutti Giusti” (Yesha’yahu 60,21) può essere letto anche: we-‘ammekh kullàm, tzaddiqim “e (quando) il tuo popolo sono tutti (uniti, allora) sono Giusti”. La Shekhinah risiede infatti nell’Unità di Israele e solo ripristinando questa Unità la Shekhinah, allontanatasi con la Prima Trasgressione, tornerà a dimorare nel mondo.
Va notato ancora che nelle tre occasioni (Milluim, Yom Kippur, vacca rossa), il Kohen è chiamato a sacrificare tre animali diversi, che però completano la stessa famiglia: rispettivamente un vitello, un toro e una vacca. Questo fatto rappresenta lo sradicamento totale del Male. Particolarmente per Yom Kippur si richiedeva il toro, che rappresenta ciò che ha generato il vitello, ovvero il Male preso alla fonte. Fin qui ci siamo basati sul parere di R. Yochanan. Reish Laqish ritiene invece che la separazione del Kohen Gadol sette giorni prima di Yom Kippur sia da mettersi in relazione con la separazione di Moshe sul Monte Sinai. A Yom Kippur, in effetti, gli sono state date le Seconde Tavole. A ben vedere le due spiegazioni si completano: la prima allude al recupero di un’Unità beyn adàm la-chaverò, la seconda beyn adàm la-Maqòm. Confidiamo che di anno in anno ogni Yom Kippur che passa ci faccia ritrovare una briciola dell’Unità perduta, nella speranza che venga presto il giorno in cui ne beneficeremo compiutamente.