Ebreo americano, fu il regista di “Serpico”
È scomparso Sidney Lumet, grande regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico statunitense. Nato nel 1924, Oscar alla carriera nel 2005, era stato una delle voci che avevano rivoluzionato Hollywood dai tardi anni Cinquanta agli anni Settanta, contribuendo a rinnovarne il linguaggio e dirigendo attori Marlon Brando o come Al Pacino in stato di grazia all’inizio della sua ascesa.
Il regista di “La parola ai giurati“, “Serpico“, “Quel pomeriggio di un giorno da cani“, “Quinto potere” e di un ultimo capolavoro come “Onora il padre e la madre” del 2007 aveva 86 anni: è deceduto, riferisce il New York Times, questa mattina nella sua abitazione di Manhattan a New York.
Alberto Crespi: Un maestro al servizio del film
«Lumet faceva parte di una generazione specifica, quella che ha portato nel cinema il linguaggio della grande tv anni deli 50, quella “live television” fatta dal vivo: erano drammi girati dal vivo che dovevano avere una precisione e una scansione di tempi perfetta. Era una scuola straordinaria da cui sono venuti fuori Altman, Robert Mulligan, anche Sam Peckinpah. Sono registi che hanno cominciato negli anni 50. Sidney Lumet era ebreo americano. Come regista era il corrispettivo di attori come Marlon Brando, Paul Newman: era la generazione dei talenti dell’est americano che presero il sopravvento sull’ovest. Non a caso ha girato uno dei due importanti film hollywoodiani interpretati da Anna Magnani, “Pelle di serpente” proprio con Brando.
Sidney Lumet si metteva completamente al servizio degli attori e delle sceneggiature, era eclettico, non si riconosce dallo stile, non era come Hitchcock, era un grandissimo artigiano. Il suo primo film era stato “La parola ai giurati”, un classico della live television ambientato in tribunale. E su temi difficili, soprattutto allora, come il l razzismo e la violazione dei diritti civili.
Poi, dopo la generazione dell’Actor’s studio, è stato uno di quei registi che hanno portato a Hollywood gli attori che l’industria di Los Angeles definiva ‘etnici’: li chiamava così perché non avevano la bellezza classica dei divi ma invece portavano il loro essere ebrei, o italo americani come de Niro e in qualche modo anche Stallone: attori quindi meno belli e meno star ma con una grande carica di realismo e una grande esperienza in teatro.
Infine ha concluso con film bellissimo, “Onora il padre e la madre”, del 2007: sembrava diretto da un trentenne tanta era l’energia, il ritmo, la presa di un racconto sull’America cinica, violenta e post reaganiana».
La scheda biografica
Sidney Lumet ha diretto attrici e attori eccelsi. Da Henry Fonda ad Al Pacino, a Ingrind Bergman, a Sean Connery, a Faye Dunaway. Debuttò alla regia con «La parola ai giurati», ha firmato poi «Serpico», «Quel pomeriggio di un giorno da cani», «Uno sguardo dal ponte», «Quinto potere», «Il verdetto», «Vivere in fuga», «Un’estranea tra noi», «Prove apparenti». Il regista ha spesso affrontato temi scottanti, sociali, anche se non dichiaratamente politici lo erano nella sostanza. Il suo debutto sul palcoscenico è a 4 anni all’Yiddish Art Theater di New York. Come attore partecipa a «Quartiere maledetto» (1939). Poi nel ’47 lavora in una compagnia off-Broadway con attori come Yul Brynner ed Eli Wallach. Inizia a curare la regia di spettacoli televisivi nel 1950 con la Cbs. Sul grande schermo esordisce nel 1957, a 33 anni con «La parola ai giurati» con Henry Fonda. Un capolavoro che si svolge tutto in un’aula di tribunale, vince l’Orso d’Oro a Berlino e varie nomination all’Oscar. Dirige Sophia Loren («Quel tipo di donna» – 1959) e Anna Magnani («Pelle di serpente» – 1960 con Marlon Brando). Con «Serpico» affronta il tema della corruzione della polizia di New York e Al Pacino, protagonista, vince il Golden Globe.
Altro grande successo è «Assassinio sull’Orient Express» (1974) con un cast da brividi: Albert Finney, Lauren Bacall, Sean Connery e Ingrid Bergman che conquista il suo terzo Oscar. «Quel pomeriggio di un giorno da cani» su una maldestra rapina in banca del 1975 guadagna sei nomination all’Oscar, vincendone uno per la sceneggiatura originale. Segue la satira sui media di «Quinto potere» (1976), con quattro Oscar vinti: miglior attore (Peter Finch), migliore attrice (Faye Dunaway), migliore sceneggiatura originale e migliore attrice non protagonista.
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