Per capire la misura della vittoria di Riccardo Pacifici, confermato ieri Presidente della Comunità Ebraica di Roma anche con il nuovo sistema elettorale, proponiamo l’endorsement del presidente di Lev Chadash
Ugo Volli
Cari amici, sapete quella vecchia storiella del Robinson Crusoe ebreo? Naufrago da vent’anni, finalmente salvato, fa visitare ai suoi soccorritori la sua isola: “questi sono i campi, questa la cucina con i piatti per il latte e quelli per la carne, questo il laboratorio di fisica che mi sono costruito, questo il forno per il pane azzimo… e queste sono le mie due sinagoghe.” Perché due, scusi, lei è sempre stato qui da solo, che se ne fa di due sinagoghe? “Mah, una è quella dove vado a pregare, l’altra quella coi riti sbagliati cui non parteciperei per nessuna ragione al mondo!” Da sempre gli ebrei sono così, un popolo piccolissimo che ha la passione di discutere, anche a costo di dividersi: Giuseppe e i fratelli, Mosé e Korach, il regno di Israele e quello di Giuda, il talmud (che di per sé è il verbale di una interminabile e accanita discussione virtuale) di Gerusalemme e quello di Babilonia, Askenaziti e Sefarditi….
Bene, questa passione si registra anche nella gestione delle comunità, che dall’antichità sono rette da assemblee e organi democratici. La politica comunitaria desta grandi passioni, e vive anche nell’ebraismo italiano. Domenica si vota, per esempio, nella comunità di Roma, la più grande d’Italia, anche se ha la dimensione di un paese medio, qualcosa fra i dieci e i ventimila iscritti. Ci sono naturalmente tre liste, in lotta fra di loro, e chi vincerà e anche come vincerà avrà importanza per l’ebraismo italiano nel prossimo periodo, cruciale anche per le sfide molto gravi che lo sviluppo della situazione mediorientali e la nuova “intifada diplomatica” dell’AP, appoggiata da molti paesi occidentali porranno a Israele.
Io non voto a Roma, ma secondo una tradizione delle democrazie anglosassoni voglio fare un pubblico endorsement: appoggiare pubblicamente un candidato, che ritengo il migliore e il più adatto, chiedere a chi mi segue e può farlo di votare per lui. Mi perdoneranno i concorrenti, ma anch’io esercito il diritto del Robinson Crosue ebreo: il candidato per cui voterei e quelli per cui non voterei mai.
Il mio candidato è il presidente uscente della comunità di Roma, Riccardo Pacifici. Leader storico della comunità ebraica fin dai tempi in cui ne era solo portavoce; dotato di un carisma naturale straordinario, che ne ha fatto la persona più nota dell’ebraismo italiano; profondamente impegnato nelle vicende della comunità romana; profondamente, emotivamente interessato alle persone dei suoi iscritti; genuinamente consapevole di quella funzione di famiglia allargata prima che di entità politica che le comunità ebraiche sono sempre state; uomo passionale ma saggio, fermamente convinto dei suoi principi ma aperto al dialogo, persona coraggiosa e attiva. E soprattutto innamorato di Israele e del suo popolo, partecipe della sua vicenda, capace di segnalare in tutti i modi la vicinanza dell’ebraismo italiano allo Stato di Israele. Non voglio dire che sia senza difetti, è per esempio una persona impetuosa, che suscita anche forti opposizioni da quelli che non ne condividono le idee. Ma votare per lui è votare per Israele, senza se e senza ma. Se vivessi nell’isoletta della Roma ebraica, non avrei dubbi a fare di lui il mio candidato. Spero che i miei lettori la pensino come me.
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