Mentre sulla newsletter L’Unione Informa del 13.12 un delirante articolo attaccava i supposti legami delle Comunità ebraiche con i “fascisti da sempre”, ieri un blitz contro i neofascisti di Militia sventava minacce concrete
Luca Lippera
«Quel porco ebreo lo facciamo saltare». Minacce, livori, progetti in itinere, deliri. Cinque capi carismatici del movimento di ultradestra «Militia», dopo mesi di intercettazioni, sono stati arrestati ieri mattina dai carabinieri del Ros. Uno dei provvedimenti riguarda, per l’ennesima volta, Maurizio Boccacci, 54 anni, di Albano Laziale, l’estremista che da sempre rivendica senza tentennamenti la legittimità di «professare l’idea fascista» e nega la storicità dell’Olocausto. Il gruppo, stando alle indagini del Raggruppamento speciale operativo dell’Arma, stava pianificando un’azione contro Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana definito, appunto, «quel porco» e contro altri «obbiettivi istituzionali» per «porre le basi di una guerra rivoluzionaria».
La sigla «Militia», nata attorno al 2008 nell’alveo ideologico del neofascismo, è una di quelle che si affacciano con più insistenza sui muri di Roma. Slogan e manifesti contro gli ebrei «Il sionista è il vero nemico del mondo» e da ultimo minacce al sindaco Alemanno («Maiale e infame»), ai presidenti della Camera e del Senato, all’ex leader degli Stati Uniti George Bush e genericamente ai romeni. Oltre a Boccacci, messo agli arresti domiciliari perché malato di cancro, sono stati arrestati Stefano Schiavulli, 26 anni, Massimiliano De Simone, 43, entrambi di Roma, Daniele Gambetti, 26, di Marino, e Giuseppe Pieristé, 54, di Ascoli Piceno nelle Marche. Ci sono anche undici indagati (tra cui un sedicenne) a piede libero: due umbri, tutti gli altri romani.
La Procura accusa i componenti del gruppo di «diffusione di idee fondate sull’odio razziale, apologia di Fascismo, procurato allarme, minacce alle istituzioni» con l’aggravante della associazione a delinquere. L’attività di proselitismo, per i carabinieri, avveniva in un ex scantinato di Vigne Nuove, periferia nord, zona Bufalotta. Il posto è la Palestra Popolare Primo Carnera (Carnera, inizi del Novecento, è stato il più famoso peso massimo italiano della Storia, ndr) e la nobile arte ovviamente non era in cima ai pensieri dei frequentatori. «Gli indagati afferma il Ros stavano cercando di costituire una struttura politica più ampia proiettata a esaltare la violenza come metodo di lotta per fini xenofobi».
L’operazione (denominata «Lama») parte da un’indagine del pool antiterrorismo della Procura. I cinque, va detto, erano noti da tempo. Boccacci («Sono fascista, lo dico e me ne vanto») è nel mirino della magistratura da venticinque anni: processi e condanne a ripetizione.
Gambetti e Di Simone mesi fa sono stati bloccati sul Raccordo Anulare mentre scrivevano frasi anti-semite sui muraglioni della carreggiata. Stefano Schiavulli nel giugno scorso è stato fermato per rapina dai carabinieri di Monterotondo. Qualche mese prima lo trovarono con il primo numero della rivista «Insurrezione». «Mai come in questo momento c’era scritto l’Europa bianca ha bisogno di una risposta militante».
Il movimento, probabilmente, stava tentando di espandersi con un salto di qualità nel reclutamento delle nuove leve. Lo stesso Ros nel maggio 2010, proprio alla Primo Carnera, fece saltare «un’adunanza con l’adesione di ottantasette camerati». Gli slogan sui muri almeno trecento i manifesti «puntavano a fomentare l’odio e ad accreditarsi come organizzazione di ampio respiro». «I carabinieri ha commentato il sindaco Alemanno hanno dato una risposta adeguata». «Plauso all’operazione» dal presidente della Comunità Ebraica romana Pacifici. Un giorno Schiavulli svastica sul braccio disse: «La porto perché nel nazionalsocialismo ci sono stati eroi che hanno combattuto fino alla morte per un’idea». È in carcere a Regina Coeli.
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