Francesca Patuelli – scienza a due voci – Università di Bologna
Renata Calabresi (1899-1995): psicologa sperimentale italiana che studiò a Firenze sotto De Sarlo, fu costretta a emigrare negli Stati Uniti nel 1938 a causa delle leggi razziali fasciste, dove lavorò come psicologa clinica fino al 1969.
Nata a Ferrara nel 1899 in una famiglia della borghesia ebraica era la maggiore dell’industriale Ettore Calabresi e di Olga Minerbi , Renata Calabresi dopo aver frequentato il Liceo Classico Ariosto, si iscrive alla facoltà di filosofia di Bologna nel 1917, frequentando tra gli altri i corsi di zoologia, psicologia sperimentale e fisiologia umana. Pochi anni dopo si trasferisce con la famiglia a Firenze, dove si laurea in Filosofia nel 1923 con Enzo Bonaventura (1891-1948), incaricato di psicologia sperimentale e dal 1924 direttore del laboratorio di psicologia sperimentale fondato da Francesco De Sarlo (1864-1937) agli inizi del secolo e annesso alla Facoltà di lettere e filosofia del Regio istituto di studi superiori. De Sarlo, laureato in medicina, dopo un periodo presso l’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia con Augusto Tamburini, aveva ottenuto la cattedra di filosofia nel 1900 a Firenze: alla sua scuola si formano e lavorano Enzo Bonaventura e Antonio Aliotta (1881-1964) occupandosi di percezione cinetica, spazio, apprensione del tempo psichico e misura degli intervalli, temi centrali nelle ricerche di Franz Brentano (1838-1917) che in quegli anni era a Firenze. In tale contesto la Calabresi si dedica allo studio sperimentale del tempo e dei processi di apprendimento, lavorando in particolare all’analisi del presente psichico.
Nella stessa collana finanziata dall’Università di Firenze in cui era uscito il libro di Aliotta, La misura in psicologia sperimentale (1905), Renata pubblica nel 1930 La determinazione del presente psichico, in cui unisce la psicologia della scuola di De Sarlo con la psicotecnica classica, e soprattutto gli studi sull’apprensione temporale, rifacendosi ad autori come Wundt, Mager, Stern, Schuman, Wirth, Baxt, Viedordt e Benussi. Gli esperimenti presentati nel testo erano già stati compiuti entro il 1922, e già presentati in un articolo e al IV congresso nazionale di psicologia a Firenze nel 1926. Come avverte l’autrice, si tratta di esperimenti scientifici di psicologia in laboratorio basati su una riflessione sul metodo e sull’introspezione, in quanto «lo studio del presente psichico richiede l’applicazione dei metodi sperimentali», che offrono «il vantaggio di analizzare i dati di un processo che noi stessi abbiamo provocato, del quale cioè conosciamo le condizioni assai meglio che per un fatto analogo insorto spontaneamente nella coscienza».
Gli anni fiorentini vedono anche un impegno sociale e politico di Renata e del fratello Massimo (1904-1988), allora studente di Medicina. Ernesto Rossi, tra i fondatori del giornale fiorentino clandestino «Non mollare», con Gaetano Salvemini, Nello Traquandi, Tommaso Ramorino e Carlo Rosselli, ricorda Massimo tra gli iscritti più attivi della sezione fiorentina di Italia libera, la prima associazione antifascista clandestina italiana nata a Roma nel 1923. Sempre Rossi, raccontando della commemorazione dell’assassinio di Matteotti del 10 giugno 1925 a Firenze, scrive: «La sera del 10 giugno un gruppo di cui facevano parte il prof. Gaetano Pieraccini, allora deputato socialista, colla signora Vittoria sua moglie, il professor Alessandro Levi con la moglie Sarina, Carlo Rosselli, la signora Marion Cave, gli studenti universitari Calabresi e Pincherle, le due sorelle Calabresi, studentesse, e l’operaio Nannucci, mutilato di guerra, si recarono al monumento di Garibaldi in Lungarno, per deporre ai piedi di esso mazzi di garofani rossi con nastri dedicati a Giacomo Matteotti»
Nel 1931 De Sarlo è costretto ad abbandonare l’insegnamento, così come l’Accademia dei lincei e la Società reale di Napoli; Renata si sposta a Roma come assistente nell’Istituto di psicologia diretto da. Mario Ponzo (1882-1960). Là prosegue le ricerche di psicologia sperimentale, occupandosi principalmente di processi di percezione, psicotecnica e dei reattivi mentali, elaborati da Sante De Sanctis nel suo laboratorio, ricevendo successivamente la libera docenza di psicologia.
Come riporta la «Rivista di psicologia» nel 1932, la dottoressa Calabresi si occupa di preparare una collezione nazionale dei reattivi mentali e fisici, compilando «l’elenco completo di tutti i contributi metodologici (apparecchi, reattivi, tecniche, questionari) portati da studiosi italiani nel campo della psicologia pura e applicata: psico-fisiologia del lavoro; selezione e orientamento professionale: psicologia pedagogica, patologica, giudiziaria, ecc. Sarà così costituita una raccolta nazionale di reattivi mentali e fisici»; tale collezione verrà presentata a Roma al VI congresso internazionale dell’insegnamento tecnico nel palazzo delle esposizioni in una sala dedicata all’orientamento professionale.
Nei lavori che si occupano di analisi psicologica nell’estetica, come i Contributi sperimentali allo studio del senso estetico (1923) e L’indagine psicologica nel dominio dell’estetica, principii ed applicazioni (1936), Calabresi riferisce osservazioni e ricerche condotte su alunne di scuole professionali femminili e di Istituti magistrali, basate sulla «considerazione della simmetria, l’apprezzamento stilistico, l’attitudine alla valutazione della forma indipendentemente dal contenuto», studiate con differenti serie di reattivi, con una particolare attenzione rispetto alle applicazioni scolastiche e nel campo dell’orientamento professionale.
Costretti ad abbandonare le proprie professioni nel 1938 a seguito delle leggi sulla razza, i fratelli Calabresi si spostano negli Stati Uniti, dove Massimo diventerà professore emerito di medicina all’Università di Yale. Renata riceve dal 1939 al 1945 una borsa di studio dal Julius Rosenvald Fund all’interno di un progetto dell’Emergency Committee, rivolto a studiosi europei rifugiatisi negli Stati Uniti a causa delle persecuzioni razziali.
A New York lavora presso la New School of Social Research e nel bienno 1944-46 presso l’Hunter College. Successivamente ha brevi incarichi di insegnamento al Postgraduate Center for Psychoterapy, tenendo lezioni sul metodo di Rorscharch, e all’Università di Long Island, con un corso sulle tecniche proiettive. Negli anni americani Renata lavora principalmente come psicologa clinica: dal 1947 al 1969 è nella clinica di igiene mentale della Veterans Administration a Newark (New Jersey). Muore nella sua casa di New Haven nel dicembre 1995.