Riccardo Di Segni
Per l’ultimo giorno di Chanukka e per l’ottavo centenario della scomparsa di Maimonide (secondo la data civile).
E’ noto che la Mishnà dedica poco spazio alla festa di Chanukkà. Una delle rare citazioni è quando si parla della responsabilità civile nell’eventualità di un incendio. Il caso è questo: Un cammello carico di balle di lino passa per un vicolo e la merce sfiora una chanukkià accesa accanto alla porta di un negozio sulla strada. Scoppia un incendio. Chi paga i danni? La questione nella Mishnà (Baba Qama 6:6) è controversa.
Il cammelliere potrebbe dire che non è colpa sua perchè non si lasciano per strada cose pericolose come una fiamma accesa. Il negoziante potrebbe rispondere che ha rispettato l’obbligo rituale di accendere la Chanukkià fuori dalla porta; non può essere condannato per aver fatto una mitzwà, e d’altra parte il cammelliere doveva pur sapere che è Chanukkà.
Maimonide (Hilkhot nizqe mamon 14) dà ragione al cammelliere, perchè il negoziante, anche se aveva un obbligo rituale “doveva custodire” i suoi lumi.
E’ una conclusione molto importante. Praticamente ci dice che le mitzvòt devono essere fatte, ma non basta farle, bisogna anche stare attenti a che non facciano danni, perchè anche questo è possibile.
Il discorso oggi ha ulteriori valori simbolici. Viviamo in un epoca in cui le religioni (o alcune religioni, o alcuni fedeli di alcune religioni) rischiano di dare fuoco al mondo basandosi sulla loro fede. L’avvertimento della Halakhà è chiaro: nella fiamma di Chanukkà c’è la luce e c’è il fuoco. Dobbiamo stare bene attenti a che la fiamma non dia fuoco, ma dobbiamo invece fare il possibile perchè la luce sia vista e si diffonda.