Sergio Luzzatto colpisce ancora sul giornale cultural-scandalistico Novella della Sera. Non contento dei tre interventi per elogiare e difendere il libro bufala di Ariel Toaff ora elogia Furet. Ma stavolta non ci sono bambini cristiani, ma solo rabbini cattivi.
Emanuele Calò
Sul Corriere della Sera del 4 aprile 2007, a pagina 45, Sergio Luzzatto commenta gli scritti di François Furet. Il quale Furet “ha rilevato il paradosso di uno Stato costruito, insieme, su quanto di più antico e quanto di più nuovo nella plurimillenaria vicenda ebraica: la Bibbia e il sionismo. Furet ha calcolato il prezzo che Israele ha rischiato di pagare per questo cortocircuito temporale: una “semi-censura collettiva” intorno a tutto ciò che sta in mezzo, la storia quasi intera del popolo ebraico. E Furet ha soppesato l’ipoteca politica della religione sopra la nazione. “L’accento posto sull’origine biblica installa la religione come cofondatrice dello Stato, inseparabile dalla potenza pubblica. Trasforma la società nell’ostaggio di un rabbinato conservatore, a dispetto della volontà espressamente moderna di coloro che l’hanno fondata”: sono parole risalenti a venticinque anni fa, ma si direbbero scritte ieri, anzi oggi”.
A parte la traduzione di “puissance pubique”, sulla quale l’autore non poteva di certo intervenire, bisogna dire che la saggezza che egli attribuisce a Furet sarebbe tutta da rivedere.
Cosa vuol dire che Israele semi – censura? E’ possibile che Furet si semi – sbagli? Magari anch’io mi semi – sbaglio, però non mi risulta che Israele rischi, per dire, un buco temporale fra Re Davide ed Olmert. Se così non fosse, cosa significa scrivere che “Israele ha rischiato di pagare per questo cortocircuito temporale: una “semi-censura collettiva” intorno a tutto ciò che sta in mezzo, la storia quasi intera del popolo ebraico”? Se è vero quel che diceva Montanelli (gli accademici italiani scrivono per gli altri accademici) vorrà dire che lo chiederò ad un altro accademico: spero solo che mi pratichi un prezzo ragionevole.
La società israeliana sarebbe ostaggio di un rabbinato conservatore, sempre secondo Furet. In effetti, così è, mentre nel mondo islamico regna il laicismo più spinto: vorrà dire che prenderemo esempio da loro.
Bisogna dire che gli interventi dello stimato autore sono vieppiù stimolanti: si va dalla storia dei piccoli gruppi azkhenaziti (se ben ricordo), dove si apprendono particolari di grande interesse storico, al recepimento di qualche giusto rilievo su Israele.
Tutto ciò, beninteso, nel caso che io abbia ben semi-capito le idee di Furet.