Ogni festa ebraica si differenzia dalle altre per gli avvenimenti che vengono ricordati e rivissuti e per il modo in cui il giorno viene festeggiato. Tra le feste rese obbligatorie dalla Torah (“mideorayta”), di Pesach ci sono le mitzwoth di mangiare matzah e maror; di Succoth la miztwah di abitare per sette giorni nella succà; e di Shavuoth di festeggiare il giorno in cui abbiamo ricevuto la Torah dal Sinai.
Tra le feste rese obbligatorie “miderabanan”, cioè dai Maestri, di Hanuccà abbiamo la miztva di pubblicizzare i miracoli nella guerra degli Asmonei contro i Seleucidi: commemoriamo l’evento con l’accensione dei lumi e con la recitazione dello hallel in segno di ringraziamento. Di Purim, le mitzvoth rese obbligatorie dai Maestri sono quelle di leggere la Meghillah in segno di ringraziamento, di fare del giorno di Purim un giorno di festa con un banchetto, di dare regali ai poveri e di inviare vettovaglie agli amici.
Purim si differenzia da tutte le altre feste per le mizvoth di dare regali ai poveri e di inviare vettovaglie ai propri amici. La mizvah di dare regali ai poveri di Purim è diversa da quella di fare zedaka. Mentre nel fare zedaka dobbiamo verificare che la persona a cui diamo zedaka non sia un imbroglione, di Purim è prescritto che “si dà a chiunque tenda la mano.” Anche la mizvà di inviare vettovaglie agli amici esiste solo a Purim.
Qual’è l’origine di queste due mizvot di Purim?
Per cercare una risposta, pensiamo prima di tutto a quella che era la situazione degli ebrei di Persia durante il periodo in cui si trovavano sotto la spada di Damocle del decreto di Haman. Il decreto era quello di sterminare tutti gli ebrei, dai poppanti nelle culle, uomini e donne, fino ai vecchi nelle case di riposo, senza alcuna eccezione. Davanti a un decreto firmato dal Re e ufficialmente non revocabile, gli ebrei si videro già morti. Se non fosse stato per l’intercessione di Ester che riuscì a convincere il Re a fare una seconda lettera reale per permettere agli ebrei di difendersi, il decreto sarebbe stato eseguito.
Dopo la grande paura del decreto di Haman, arrivò la seconda lettera del Re, e il 13 e 14 di Adar gli ebrei esercitarono il diritto di legittima difesa e si salvarono. Ritrovatisi vivi e salvi, nel giorno di Purim gli ebrei pensarono alla grandezza del miracolo che era loro capitato e si pentirono delle piccole beghe e dei litigi di cui si erano occupati fino a poco prima. Dopo aver quasi visto la morte in faccia, si resero conto della bassezza di litigare con il prossimo per cose di poco conto. Questi pensieri generarono un’esplosione spontanea di amore verso il prossimo che si manifestò nel portare vettovaglie agli amici perchè potessero festeggiare e regali ai poveri – anche quelli che fino a ieri erano stati sospettati di essere degli imbroglioni.
Dopo questa manifestazione di amore fraterno, i Maestri quando decisero di far commemorare il miracolo di Purim negli anni successivi, dissero: “Vi ricordate l’esplosione spontanea di amore fraterno quando già pensavate di essere tutti morti? Quel comportamento vogliamo che lo ripetiate di anno in anno per ricordare il miracolo di Purim.”
Per questo i Maestri paragonano Yom Kippur a Purim (Ki-purim = come Purim.) Il giorno di Kippur serve ad espiare i peccati. Però i peccati “ben adam le chavero” non vengono perdonati a meno che chi abbia commesso il peccato non riceva il perdono della persona offesa. Prima di Purim gli ebrei credevano che sarebbero morti. Quando si videro vivi, si verificò un’esplosione spontanea di felicità e gratitudine che si manifestò con amore verso il prossimo. Di Kippur ci troviamo ogni anno davanti al giudizio divino: da una parte la morte, dall’altra la vita. Per ricevere il perdono divino di Kippur bisogna arrivare a una situazione di amore fraterno come quella che si manifestò nel primo Purim.
Un’altra affermazione dei Maestri è che “Kol Hamoadim atidim lehitbatel huz mi-Purim“. Per quale motivo la festa di Purim rimarrà tale mentre le altre no? La risposta è di Purim gli ebrei mostrarono quel livello ideale di amore fraterno che esisterà nei giorni delle redenzione finale. Uva Le-Zion Goel ulshave pesha, bimhera veyamenu.
Donato Grosser