Uno degli episodi principali della Parashà di questa settimana, Parashat Vayechi, è Yaakov che impartisce le benedizioni ai suoi figli. In questa occasione, Yaakov delinea i loro punti di forza (e in alcuni casi, le debolezze) e come questi avrebbero contribuito allo sviluppo e per il futuro del popolo ebraico. Proprio alla fine di questo resoconto, la Torà conclude: “Tutte queste sono le dodici tribù di Israele, e questo è ciò che loro padre disse loro, e li benedisse ciascuno secondo la propria benedizione, li benedisse“. Le ultime due parole di questo versetto sono difficili da capire: la Torà dice che li benedisse ognuno secondo la propria benedizione, il che sembra essere solo una ripetizione del fatto che Yaakov benedisse ogni figlio. E poi la Torà scrive di nuovo, “li benedisse”, cosa che la Torà aveva già specificato.
L’Or haChaim offre una spiegazione affascinante sul motivo di questa ripetizione. Partendo dal presupposto che nessuna delle parole riportate nella Torà sia inutile o superflua, riguardo le parole “secondo la propria benedizione”, l’Or haChaim scrive: “Questo significa, [la benedizione che era] adatta a lui secondo la qualità della sua anima e secondo le sue azioni. Perché dovresti sapere che le anime di ciascuna persona ha la propria qualità e specificità: C’è la persona che ha la qualità del Sacerdozio, e c’è [la persona che ha la qualità della] Regalità, c’è [la persona che ha la qualità della] Corona della Torà, e c’è [la persona che ha la qualità della] Forza, c’è [la persona che ha la qualità della] Ricchezza, e c’è [la persona che ha la qualità del] Successo. E Yaakov intendeva con la sua Profezia benedire ognuno secondo la benedizione che era adatta a lui…” L’Or haChaim, tramite queste parole, insegna che Yaakov diede a ogni figlio una benedizione che era fatta su misura per le sue qualità e il suo potenziale unici. Questo ci ricorda un’idea fondamentale: ogni persona ha le sue qualità uniche e dovrebbe sforzarsi di realizzare quel potenziale a modo adatto alla sua personalità. L’Or haChaim continua, nel suo commento, a spiegare le parole finali del versetto, “li benedisse”. “[La Torà] dice [li benedisse] ‘loro’, al plurale, per mostrare che ciascuna benedizione di ognuno aiuta non solo chi la riceve, ma anche i suoi fratelli; per esempio, quando impartisce la benedizione riguardo il Re, ha benedetto il Re affinché la sua mano fosse forte contro i suoi nemici. Questo beneficio arriva a tutti i fratelli. Allo stesso modo, quando uno [uno dei figli] ha abbondanza di una qualità, un po’ di quella qualità raggiungerà tutti i suoi fratelli…” In questo passaggio, l’Or haChaim mostra come ogni qualità individuale di ogni fratello abbia aiutato anche tutti gli altri. Questa è un’espressione di un’altra idea fondamentale, cioè che la forza unica di ogni singolo ebreo fornisce un contributo unico al popolo ebraico nel suo insieme.
Un aspetto importante di queste idee è che non è necessario che ogni singola persona debba necessariamente essere o diventare un rabbino, un leader o il leader di tutta la nazione, ma che piuttosto ogni persona ha il suo potenziale che può raggiungere e, anche se il potenziale di una persona può oggettivamente raggiungere un livello di “successo” che potremmo considerare, a nostro modo di vedere, più alto, questo è in realtà irrilevante rispetto al modo in cui D-o vede quella stessa persona. Piuttosto, ogni individuo è giudicato in base al suo insieme unico di talenti e circostanze. In questo senso, Rav Moshe Feinstein diceva nei suoi elogi funebri: “La vita di ogni persona è misurata; una persona riceve un grande vaso mentre un’altra riceve solo un piccolo vaso. Durante la sua vita, il compito di ogni persona è di riempire completamente il proprio vaso. Quando un semplice ebreo riempie completamente il suo vaso, anche se il vaso che ha è piccolo, è più grande della persona grande che non ha riempito completamente il suo vaso”.
In modo simile, il Chafetz Chaim scrive che D-o richiede solo che ogni persona Lo serva secondo le proprie capacità. Proprio come ci sono persone ricche e persone povere, persone forti e persone deboli, il Chafetz Chaim osserva che ogni individuo ha personalità diverse. Alcuni hanno la capacità innata di servire D-o e raggiungere un livello molto alto, altri non sono in grado di raggiungere lo stesso livello. Ecco perché la Torà esorta ogni persona a servire D-o “con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze”, sottolineando il cuore e l’anima individuali di ogni persona.
Il Chafetz Chaim sottolinea inoltre che ogni tipo di persona è essenziale per il successo generale della comunità ebraica. In un’occasione, una persona gli chiese perché il mondo avesse bisogno sia di Chassidim che di Mitnaghedim, e perché persino all’interno del mondo Chassidico ci siano molti gruppi distinti tra i quali alcuni enfatizzano l’apprendimento rispetto alla preghiera, mentre altri pregano molto ma imparano meno. Alcuni cantano molto, mentre altri ballano di più. Cosa mancherebbe in questo mondo se tutti pregassero allo stesso modo ed avessero lo stesso approccio, chiese l’uomo? Il Chafetz Chaim rispose dicendogli che invece di chiedere il motivo dell’esistenza di tutti i diversi gruppi nel popolo ebraico, avrebbe dovuto chiedere allo zar russo perché ha così tanti tipi diversi di soldati: fanteria, cavalleria, artiglieria, aeronautica e sommozzatori. Cosa mancherebbe se ci fosse un solo tipo di soldato, con un solo tipo di arma, con un generale che comanda tutti? La risposta ovvia che verrebbe spontanea è che poiché dobbiamo andare in guerra e sconfiggere il nemico, abbiamo bisogno di diversi tipi di combattenti.
Ognuno di questi ha un vantaggio sull’altro: ad esempio, la fanteria può combattere con le spade ed incombe sul nemico in maniera diversa rispetto alla cavalleria. Tuttavia, la cavalleria può spaventare di più il nemico e chi spara con i cannoni e con altre armi varie può combattere la guerra su lunghe distanze ma non può combattere a distanza ravvicinata. Allo stesso modo, continuò il Chafetz Chaim, per vincere la guerra contro lo yetzer harà (l’inclinazione al male), abbiamo bisogno di tutti i diversi tipi di Chassidim insieme ai diversi Mitnaghedim. Tutti sono soldati nell’esercito di Hashem. Ognuno di loro aiuta a sconfiggere il nemico: c’è chi lo fa con la sua Torà, chi con la sua preghiera, chi con il canto e così via.
Ogni sera, quando mettiamo a dormire i nostri bambini, cantiamo Hamalach haGoel, la benedizione che Yaakov dà ai suoi nipoti nella Parashà di Vayechi. In essa, dice “che tu possa proliferare come i pesci”. La parola usata per esprimere il concetto di proliferare come pesci, “veidgù larov” appare solo una volta nella Torà, in questa occasione. Quando una parola viene usata in modo così unico, invita a una riflessione più profonda. Perché Yaakov benedice i suoi discendenti affinché prolifichino come i pesci?
Il rabbino capo d’Inghilterra, Rav Mirvis, fornisce una spiegazione interessante: in un giorno di pioggia, nel fiume, i pesci sporgono la testa fuori dall’acqua per catturare le gocce di pioggia con la bocca. La cosa curiosa è che i pesci, nonostante vivano interamente nell’acqua e ne siano circondati e sostenuti, alzano comunque la testa per raccogliere gocce di pioggia fresca. Da questo comportamento apparentemente assurdo possiamo imparare qualcosa di importante. A volte potremmo avere difficoltà a trovare la motivazione per fare un’altra mitzvà quando le nostre giornate ne sembrano già piene. Ma come il pesce, costantemente immerso nell’acqua ma ancora desideroso di una nuova goccia d’acqua, dovremmo sforzarci di accogliere ogni mitzvà con freschezza ed entusiasmo, come se fosse una nuovissima opportunità di crescita. Rav Sacks ha insegnato: “Il dono più grande che puoi fare a un figlio o a un nipote è ciò che gli trasmetti e che gli permetti a sua volta di insegnarti”.
Benedicendo i nostri figli come Yaakov ha benedetto i suoi nipoti, non solo desideriamo che prosperino, ma li invitiamo anche a ispirarci a nostra volta. Il loro entusiasmo e la loro meraviglia, come il pesce che cerca di prendere una goccia di pioggia, ci ricorda che ogni mitzvà può essere vissuta con gioia e rinnovamento.. In questo modo avremo la possibilità di diventare la versione migliore di noi stessi, di sviluppare il nostro potenziale unico migliorando noi stessi ed ispirando chi ci sta intorno, migliorando la nostra famiglia e la nostra comunità, aiutando i nostri stessi figli a prosperare ed avendo la possibilità di riempire con atti di bontà e di chesed il nostro “vaso” personale in modo da divenire un recipiente adatto a ricevere a nostra volta le benedizioni che D-o ci dà quotidianamente.