Phil Stern è morto a 95 anni, addio al fotografo dello sbarco in Sicilia che nei suoi scatti celebrò Marlon Brando e James Dean
Silvia De Santis
A luglio di un anno fa era tornato sui suoi passi, in Sicilia, per chiudere un cerchio. Quello che settant’anni prima, in piena seconda guerra mondiale, aveva aperto con i suoi scatti al fianco dei Rangers americani nello sbarco sull’isola per liberare l’Italia fascista. Il grande fotografo Phil Stern è morto questa notte a Los Angeles, presso il Veterans Home di Barstow, un ricovero per reduci di guerra in California dove risiedeva da tempo. Aveva 95 anni, ma dalla voglia di girare il mondo non era ancora guarito. A inchiodarlo a una sedia non c’era riuscita neppure la bombola d’ossigeno che era costretto a trascinarsi dietro.
A torgliergli il fiato, infatti, era ben altro. La mostra dei suoi reportage in Sicilia, ad esempio, dove nel 1943 era stato accolto, insieme agli altri, in trionfo. E che, a oltre mezzo secolo di distanza, nel 2013, gli ha rinnovato gli onori in piazza a Licata con una banda tutta per lui.
Al sud non hanno dimenticato quel soldato che si fa fotografare sulla groppa di un asino né la siciliana che offre un grappolo d’uva a un altro militare. “Alcune foto di quei giorni le ho sviluppate proprio da un fotografo ambulante che ho conosciuto qui – disse Stern, in quell’occasione, a chi gli chiedeva di ricordare quella sua parentesi di vita – Insomma, non ero autorizzato a tenere le foto ma lo facevo perché sapevo che molti negativi venivano buttati dopo la stampa”.
Stern non fu solo fotografo di guerra. Per il fronte si era arruolato volontario nel 1941, collezionando lungo il tragitto scatti e ferite, in Tunisia, ma anche in Italia durante l’operazione Husky. Ma non gli interessavano solo i conflitti. Per lui l’importante era sentire l’adrenalina. E la seguì ovunque, persino a Hollywood, dove negli anni Cinquanta da James Dean a Marilyn Monroe, in tanti si contesero il suo sguardo temprato dalla guerra, due occhi addestrati a cogliere l’anima dei soggetti.
Del resto campi lunghi e paesaggi non gli erano mai piaciuti. Le persone, quelle sì, lo emozionavano. E allora via con i ritratti. Marlon Brando prima di andare sul set de Il Selvaggio che fa colazione in t-shirt, Marilyn occhi blu ai suoi esordi cinematografici sono perle sparse tra mille rullini, consumati immortalando anche musicisti e suonatori jazz su dischi e copertine: Ella Fitzgerald, Oscar Peterson, Ben Webster, Woody Herman.
A Philadelfia, che gli aveva dato i natali nel 1919 e una Box Bronie della Eastmann Kodakquindici anni più tardi, non tornò mai ad abitare. Ma tra le star, Phil era di casa. Si narra che nel 1961 partecipò al ballo inaugurale della presidenza Kennedy grazie a una tessera che gli passò Frank Sinatra: con la sua macchina fermò l’istante in cui il cantante accendeva la sigaretta al Presidente.
Momenti eccezionali. E poi Stern era tra quelli che non credevano che per fare il fotografo servisse il bacio della Musa e la corona d’alloro. “Nessuno nasce fotografo – diceva – Si impara a diventare fotografi. Tutti abbiamo delle idee. Il problema è trasformarle in fotografia”.
http://www.huffingtonpost.it/2014/12/15/phil-stern-morto-fotografo_n_6327688.html?utm_hp_ref=italy