Un paio di mesi fa sono venuto a sapere quasi per caso che la celebrazione di Yom ha-‘Atzmaut quest’anno sarebbe spostata di un giorno. Non mi ricordo se la E-mail, scritta in italiano, proveniva dalla Comunità di Roma o dall’U.C.E.I., ma non certo da Israele. Il messaggio non adduceva motivazioni per questa decisione, e non menzionava neppure chi l’aveva presa. Ricordo di aver chiesto immediatamente lumi ad un mio stretto collaboratore israeliano, ma mi disse che non ne sapeva nulla. Solo qualche giorno fa questa stessa persona mi ha riferito che la decisione viene dalla Rabbanut ha-Rashìt e si spiega con l’esigenza di evitare che le celebrazioni della vigilia, Yom ha-Zikkaròn in memoria dei Caduti, potessero in qualche modo interferire con l’osservanza di Shabbat.
La cosa mi ha lasciato sorpreso e perplesso. Non è certo la prima volta da quando esiste la Medinat Israel che il 5 Iyàr cade di lunedì. Da quando sono ben da’at, ricordo che Yom ha-‘Atzmaut viene spostato solo quando questa data cade di Venerdì o di Shabbat, anticipandolo al Giovedì: e su questo tutti sono sempre stati d’accordo. Ho la vaga sensazione che la decisione sia stata presa di recente per compiacere i charedim che avranno accusato i datiim leumiim di provocare chillul Shabbat con le loro ricorrenze “sioniste”!
Comprendo che essendo in Israel la domenica giornata lavorativa si voglia evitare di fissare le cerimonie a Motzaè Shabbat con tutti i rischi connessi. La mia forte esitazione ad accettare il provvedimento non nasce solo dalla strettezza dei tempi con cui è stato reso noto, avendo redatto il Lunario in modo diverso ormai quasi un anno fa. Non nasce solo dalla forma incerta e poco autorevole con cui è stato diffuso. Nasce anzitutto dalla considerazione che a noi galutiim (Ebrei diasporici, eppure sionisti) avrebbe fatto ben comodo disporre della domenica per attirare più gente alla Tefillah di Yom ha-‘Atzmaut e ai festeggiamenti che seguono: e non è argomento da poco.
Ma la considerazione più amara, con cui concludo, è la seguente. Siamo sicuri che il messaggio di cui sopra, così come è stato spedito, abbia veramente raggiunto tutte le Comunità del mondo? Che tutti concordino con la sua impostazione? Il rischio è di ottenere un effetto boomerang. Che la celebrazione di Yom ha-‘Atzmaut, scadendo nel relativismo e nell’incertezza della data, perda il significato che le si è voluto dare negli anni come ricorrenza che unisce tutti i sionisti del mondo, israeliani e diasporici, religiosi e laici, di destra e di sinistra. Che proprio la massima espressione istituzionale della datiut nazionale, nel momento in cui esprime il desiderio di ricompattare le proprie forze intorno ad uno dei (pochi) simboli ad Essa legati, si dimostri cedevole davanti alla forza altrui!
Gheullah Shelemah be-qaròv.
Rav Alberto Mosheh Somekh
Rabbino Capo di Torino