Roma. Da tre settimane gli ebrei milanesi erano a conoscenza delle dimissioni da rabbino capo di Giuseppe Laras, anticipate ieri dal Corriere.
Walker Meghnagi, membro influente (e tradizionalista) della comunità, al Foglio spiega che “Laras si è trovato solo. E’ stato obbligato alle dimissioni, un caso unico all’interno del mondo ebraico, il primo di potere politico che s’intromette in quello religioso. Il presidente della comunità, Roberto Jarach, non doveva permetterlo. E’ un fallimento della sua politica, che lascia un vuoto oggi incolmabile. Laras è un rabbino che in vent’anni ha fatto superare tutte le divergenze, che oggi riemergono fortemente”.
Quello che il Corriere non ha scritto è che il consiglio, che elegge il rabbino capo, dopo l’annuncio di Laras ha approvato un documento in cui lo si invitava al ripensamento.
“Il consiglio ha risposto nettamente, ribadendo a Laras l’appoggio e invitandolo a tornare sui propri passi”, dice Yasha Reibman, portavoce della comunità.
Jarach spiega che si tratta di “una decisione che maturava da tempo. Laras ha certamente mal interpretato le impressioni di qualcuno sulle modalità di sostituzione. Ma non c’erano pressioni sui tempi”.
Claudio Morpurgo, vicepresidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, pensa che la sua scelta di dimettersi si collochi in una linea di “grande fedeltà e rispetto della tradizione che ha sempre incarnato. E’ un richiamo all’unità e al valore della coesione comunitaria. Non dimentichiamo che in questi anni ha lavorato tantissimo per consolidare il legame degli ebrei con lo Stato d’Israele”.
Meghnagi aggiunge di essere convinto che l’appoggio del consiglio non bastasse a far retrocedere Laras: “Dovevano respingere le dimissioni. Chi gli ha chiesto di ripensarci era solo una minoranza. Il punto è che Laras non si è sentito appoggiato. Un rabbino capo è stato trattato come un normalissimo impiegato. Non era mai successo che qualcuno con una carica simile facesse un passo del genere. E’ un fallimento totale del consiglio”. Secondo Meghnagi, lo scenario che adesso si apre è quello del toto-rabbino, tre-quattro proposte da parte delle diverse anime della comunità (tradizionalisti, laici e conservatori). “Mi auguro che ci sia una riflessione da parte di Laras, ma proclami come quello di Morpurgo non bastano né aiutano”.
Parrebbe che la rottura tra Jarach e Laras sia andata crescendo negli ultimi tempi. Alcuni dicono che Jarach abbia fatto di tutto per fargli capire che doveva dimettersi, oppure niente per farlo restare. Uno degli obiettivi del presidente della comunità sembra sia quello di rilanciare la sinagoga storica di Milano, in via Guastalla. Un problema, visto che la maggior parte degli ebrei vive in altre zone e la frequenta solo una volta all’anno, per Yom Kippur. Laras, da molti considerato una guida poco appariscente, scontava il fatto che la sua sinagoga si trova quindi in una zona isolata dal resto della comunità.
Loni Mevorah, già consigliere e religioso ashkenazita, si dice “allibito, perché il rabbino Laras ha sempre rappresentato l’unità del mondo milanese. Mettiamo pure che ci sia stato qualche malinteso, una parte del consiglio che non ha saputo rispondere alle sue esigenze, ma sono dimissioni che vanno assolutamente respinte. Forse c’è ancora qualche speranza, ma se il consiglio avesse spinto Laras a lasciare sarebbe gravissimo e vorrei vedere le loro dimissioni”. Una conferma che arriva dal Tg3, al quale Laras, alla domanda se abbia subito o meno pressioni per andarsene, ha risposto “indirettamente sì”.
Il Foglio sabato 8 gennaio
Venerdì 7 Gennaio 2005, 12:10
Milano: Fiano, Dimissioni Laras Sono Una Grande Perdita
Milano, 7 gen. (Adnkronos) – ”Le dimissioni di Giuseppe Laras sono sicuramente una grandissima perdita per la comunita’ ebraica milanese, ma non ci sono motivazioni politiche alla base. Si tratta semplicemente della naturale conclusione di una carriera straordinaria. E’ stata una scelta dettata da vecchiaia e stanchezza”. Queste le parole di Emanuele Fiano, Presidente della Comunita’ Ebraica milanese dal 1998 al 2001, sulle dimissioni delle dimissioni del rabbino capo di Milano Giuseppe Laras.
(Adnkronos) – ”Se ci si pensa -continua Fiano- si e’ ripetuto lo stesso percorso che ha portato alle dimissioni del rabbino capo di Roma Elio Toaff. Si tratta della conclusione di un ciclo. Trovare implicazioni politiche sarebbe sbagliato”.
Sabato 8 Gennaio 2005, 11:02
Ebrei: Milano – Si Dimette Il Rabbino Capo Laras, Mi Sono Accorto Che Alcuni Volevano Sostituirmi (2)
(Adnkronos) – ”Ci sono principi fermi -spiega Laras- che come rabbino ho dovuto ribadire: la comunita’ ebraica ha certe caratteristiche e vanno rispettate sia pure con elasticita’, chiaro, con una banda di oscillazione. Ecco: ho sempre cercato di essere equilibrato, di sfuggire agli estremismi”. Secondo il rabbino capo di Milano, ”i legami con la tradizione sono quelli che mantengono la tua identita’ perche’ altrimenti si scioglie in quella generale”. ”Certo -aggiunge-, anche noi facciamo parte dell’identita’ generale, chi mi conosce sa quanto sia aperto. Pero’ non dobbiamo perdere l’identita’ particolare”. E poi, per rimanere allo stesso esempio, quello delle conversioni dei bambini nati da matrimoni misti, ”oltre ai rischi delle conversioni facili c’erano da considerare quelli della ultraortodossia, il pericolo di creare una reazione uguale e contraria”.