Se dovessimo cercare di riassumere il Libro di Shemot, la creazione della nazione di Israele emerge come il tema centrale. Crisi, trionfi, peccato e penitenza si manifestano durante la creazione e lo sviluppo del popolo di Israele. Sembra quindi strano che questo Libro sullo sviluppo e la nascita di un’intera nazione finisca con degli elenchi ripetitivi di materiali da costruzione, contributi, misurazioni e altri dettagli associati alla costruzione del Mishkan. I dettagli che sono stati scrupolosamente descritti nelle Parashot di Terumà, Tetzavve e in parte nella Parashà di Ki-Tisa attirano ancora una volta la nostra attenzione in questa Parasha. Perché ripetere questi dettagli nella Parashà di Pekude e perché sottolineare diciotto volte che gli ebrei hanno seguito fedelmente le istruzioni “proprio come D-o aveva comandato a Moshe”?
Il Ramban e l’Or haChayim concordano che la ripetizione dei dettagli relativi alla costruzione del Mishakan è simile a quanto sostengono i Chachamim riguardo alla ripetizione nella Torà della conversazione del servitore di Avraham, Eliezer: Poiché la storia era così preziosa per D-o, fu registrata due volte. Allo stesso modo, la storia del Mishkan viene riportata due volte perché D-o la amava. Se possiamo comprendere la ripetizione della conversazione di Eliezer. secondo il principio per il quale “i discorsi a tavola dei servi degli Avot sono più preziosi per D-o della Torà dei loro discendenti” e possiamo quindi capire come D-o non si stanca mai di ascoltare quello che hanno da dire, soprattutto quando ci sono aggiunte e variazioni tra la storia originale e la ripetizione di Eliezer, potrebbe essere per noi più difficile capire il godimento di una ripetizione dei dettagli della costruzione del Mishkan.
La chiave per rispondere a questa domanda è che uno dei massimi piaceri di D-o è anticipare la capacità, la forza interiore e il coraggio dell’uomo di pentirsi. D-o è consapevole della fragile condizione dell’uomo che porta a ripetuti peccati ed errori, e uno dei doni più grandi che ci ha fatto è la teshuva. La ripetizione delle istruzioni per costruire il Mishkan, quindi, è una dimostrazione dall’amore di D-o soprattutto dopo la sconfitta e dopo aver mostrato miopia e inadeguatezza nel creare il vitello d’oro. Dopo aver riacquistato la giusta prospettiva, con gli spiriti ringiovaniti e in grado di sentire nuovamente la chiamata a costruire un Mishkan, il popolo “era amato da Lui”. Il piacere di D-o nel vedere una comunità pentirsi con entusiasmo ha suscitato un rinnovato appello, non una semplice ripetizione, ad un popolo spiritualmente risorto a costruire un Mishkan, e questo popolo risponde “proprio come Egli ha comandato”. La ripetuta chiamata di D-o a costruire il Mishkan, compresi i dettagli e le specifiche di ogni parte, è la chiamata “dopo i peccati dell’uomo”, una nuova chiamata, la chiamata al ba’al teshuva le cui capacità spirituali sono più elevate dello tzadik che non ha mai sperimentato il rapporto tra lui e D-o come un peccatore. Resta però la domanda sulla necessità di riportare tutti i dettagli, e sul perché è necessario ribadire diciotto volte che tutto è stato fatto “proprio come D-o ha comandato”.
La risposta alla prima domanda che ci forniscono i Chachamim è che i dettagli servono come fondamento di una vita significativa. La grandezza umana non si ottiene con eventi o risultati straordinari, ma piuttosto con il compimento coerente e costante di azioni semplici e buone, con tutti i loro dettagli. La grandezza umana non si manifesta con atti sporadici, con atti eroici di devozione e di sacrificio personale, ma piuttosto con una dedizione costante per tutta la vita, giorno dopo giorno, ai dettagli buoni, nobili, a volte anche noiosi e ripetitivi della vita. Moshe stesso vedeva la grandezza nella realizzazione umana delle piccole cose, nell’esecuzione precisa dei minimi dettagli, nell’autodisciplina dell’attenzione fedele, premurosa, amorevole verso istruzioni apparentemente insignificanti che “erano già state ascoltate”.
Per quanto riguarda la ripetizione per diciotto volte che gli ebrei fecero “proprio come D-o aveva comandato”, il Talmud commenta che questa è paragonabile alle diciotto berachot dell’Amidà. Qual è il paragone? Più che in ogni altra tefilla, l’Amidà ci fa capire che la vita non è un conglomerato di casi o una serie di bisogni e piaceri di una volta e basta. L’Amida permette di farci concentrare sulla dipendenza infinita da D-o di ogni individuo, l’Unico è in grado di fornire e rispondere a ognuno dei nostri innumerevoli bisogni e richieste. Può perdonare le ingiustizie, può guarire una malattia e può sostenere i nostri bisogni. La preghiera è un’esperienza religiosa altamente personale. Proprio come i dettagli delle richieste variano da un individuo all’altro, così variano le risposte di D-o. Proprio come D-o ha bisogno di prestare un’attenzione precisa e costante ai più piccoli bisogni umani, così si aspetta che prestiamo attenzione ai più piccoli dettagli della Sua chiamata e della chiamata della Sua creazione, sempre.
La ripetizione dei dettagli della costruzione del Mishkan riportati nella Parashà di Pekude costituisce un faro per la nostra vita. Non importa quanto siamo nel buio o in momenti difficili. La via per superare i momenti difficili e vivere una vita ebraica consta nel costruire il nostro Mishkan personale attraverso la teshuva, attraverso la costanza nelle mitzvot, nelle opere di chesed e di giustizia, attraverso il riconoscimento della fonte delle nostre berachot e attraverso la ricerca di vivere una vita nei dettagli di “proprio come D-o ha comandato”