Giorgio Giannini
Nel giugno 1940, dopo poche settimane di guerra, la Francia è sconfitta dai nazisti. La parte settentrionale è occupata militarmente dai tedeschi mentre nella parte meridionale si costituisce uno stato collaborazionista, con capitale la cittadina termale di Vichy (per cui è chiamato Regime di Vichy), di cui è presidente il Maresciallo Philippe Pétain (eroe della Prima guerra mondiale) e primo ministro Pierre Laval. Il 21 settembre 1940 un’ordinanza nazista dispone il censimento di tutti gli ebrei francesi, anche nello stato fantoccio di Vichy, dove è incaricato di eseguire il provvedimento l’ispettore di polizia André Tulard. In pochi mesi tutti gli ebrei sono schedati, con l’indicazione della loro professione e del loro indirizzo, in un lungo elenco, chiamato Dossier Tulard.
Il 4 luglio 1942 René Bousquet, capo della polizia del Regime di Vichy, e Louis Darquier de Pellepoix, commissario generale per le questioni ebraiche, incontrano nella sede della Gestapo, in Avenue Foch a Parigi, gli ufficiali delle SS Helmut Knochen, comandante della Polizia di Sicurezza e del Servizio di Sicurezza, e Thoedor Dannecker, rappresentante per gli “affari ebraici” di Adolf Eichmann, che dirige l’Ufficio IVB4 dell’Ufficio Centrale della Sicurezza del Reich (RSHA) e che è stato delegato, dalla Conferenza tenutasi a Wannsee (in una villa sulla riva dell’omonimo lago, vicino alla Capitale tedesca) il 20 gennaio 1942, alla soluzione del “problema ebraico”, cioè alla deportazione degli ebrei nei campi di sterminio, in primo luogo quello di Auschwitz, realizzato proprio per questo scopo (non a caso sarà poi chiamato dagli storici “la fabbrica della morte”). Il capitano Dannecker nel gennaio 1943 è in Bulgaria per dirigere la deportazione degli ebrei bulgari, che però è annullata per la opposizione della Chiesa Ortodossa e di alcuni influenti parlamentari. In seguito, il 16 ottobre 1943 Dannecker dirige la “razzia” degli ebrei romani, che vivono sia nel ghetto che nei vari quartieri della città. Nel 1944 dirige la deportazione degli ebrei ungheresi.
I due ufficiali nazisti illustrano il programma della cattura degli ebrei e della loro deportazione nei lager. Bousquet e Darquier accettano il programma nazista e quindi Dannecker telegrafa subito a Berlino, per informare Eichmann della accettazione del “programma”, che sarebbe stato attuato il 13 luglio.
Il 7 luglio si tiene nella sede parigina della Gestapo una nuova riunione per organizzare la cattura e la deportazione degli ebrei. Vi partecipano vari funzionari francesi, sia della Polizia statale che di quella municipale, e anche Tulard e Jean Leguay, il vice di Bousquet.
Viene quindi dato il via al programma di deportazione degli ebrei, denominato “Operazione Vento di Primavera” (Opération Vent Printanier) che deve essere eseguito “con la massima velocità” e che riguarda anche gli ebrei tedeschi, austriaci, cechi (scappati dal Reich in seguito all’emanazione delle leggi antiebraiche di Norimberga del 1935) e di altre nazionalità, che si trovano a Parigi e che sono circa 22.000.
L’Operazione inizia alle ore 4 del 16 luglio 1942. Vengono catturati dai nazisti, con la fattiva collaborazione della polizia del Regime collaborazionista di Vichy, 13.152 ebrei, dei quali 5.804 (il 44%) sono donne e 4.115 (il 31 %) sono bambini e ragazzi fino a 16 anni. La cattura di questi ultimi, come anche delle persone anziane, è effettuata per iniziativa Regime di Vichy, dato che i nazisti avevano chiesto solo la cattura delle persone tra i 16 ed i 40 anni. Comunque, Eichmann autorizzò la deportazione di queste persone alcuni giorni dopo.
Fu lo stesso primo ministro Pierre Laval a proporre ai nazisti la cattura delle intere famiglie. Giustificò questa decisione per un “principio umanitario”. Infatti, affermò nel Consiglio dei Ministri: «Per un principio umanitario ho ottenuto, contrariamente alle prime intenzioni dei tedeschi, che i figli, compresi quelli minori di sedici anni, siano autorizzati ad accompagnare i genitori».
Gli arrestati, autorizzati a portare con sé solo una coperta, un maglione ed un paio di scarpe, sono divisi in due gruppi: quelli che sono senza famiglia sono inviati nel Campo di transito di Drancy, vicino a Parigi (istituito nell’agosto 1941 per l’internamento degli ebrei stranieri, che si erano rifugiati in Francia per sfuggire alla cattura nel loro Paese, occupato dai tedeschi, in seguito all’emanazione delle leggi antiebraiche naziste), e sono deportati subito nei Lager. Invece, i gruppi familiari (che formano la maggioranza degli arrestati e comprendono essenzialmente le donne, i bambini, i ragazzi e gli anziani) sono rinchiusi nel Velodromo d’inverno (Vel d’Hiv), per cui l’Operazione è anche nota come “Retata del Velodromo d’Inverno” (Rafle du Vélodrome d’Hiver).
Il Velodromo d’Inverno è un circuito coperto per le gare di ciclismo e si trova vicino alla Torre Eiffel, tra il Boulevard de Grenelle e Rue Nelaton, nel Quindicesimo Arrondissement di Parigi. È stato costruito all’inizio del secolo, su progetto dell’architetto Gaston Lambert, per iniziativa di Henri Desgrange, fondatore e direttore del quotidiano sportivo L’Auto e ideatore del Tour de France, per sostituire il precedente velodromo che si trovava nella Salle des Machines, che era stata demolita per consentire una migliore visuale della Torre Eiffel.
Le condizioni di vita all’interno del Velodromo diventano subito molto difficili, sia per il sovraffollamento che per le precarie condizioni igieniche. Infatti le finestre sono state chiuse per motivi di sicurezza (per evitare la fuga degli internati) come anche la metà dei 10 bagni. Inoltre c’è un solo rubinetto con l’acqua potabile. Alcuni internati tentano di fuggire, ma sono catturati e subito fucilati per intimorire gli altri, alo scopo di indurli a non tentare la fuga.
Dopo 5 giorni, i prigionieri sono portati nei campi di internamento di Drancy, Compiégne, Beaune-la Rolande e Pithiviers e successivamente nel campo di sterminio di Auschwitz, dal quale ritornano solo un centinaio di deportati. La retata del Velodromo d’Inverno è la più grande cattura e deportazione degli ebrei francesi durante l’occupazione nazista.
Il Velodromo d’Inverno è stato demolito nel 1959 dopo che era stato in parte distrutto da un incendio. Al suo posto è stato costruito un edificio del Ministero degli Interni.
Per oltre 50 anni il Governo francese ha rifiutato di fare i conti con il proprio passato collaborazionista con il nazismo, e quindi di riconoscere la collaborazione fornita alla cattura degli ebrei (peraltro spontaneamente) dal Regime di Vichy, che era uno “Stato fantoccio” dei nazisti. Solo il 16 luglio 1995, ben 53 anni dopo i fatti, il presidente della Repubblica Jacques Chirac ha finalmente riconosciuto, nel discorso commemorativo, il ruolo svolto dal Regime di Vichy nella persecuzione, nella cattura e nella deportazione degli ebrei nei lager nazisti. Il 16 luglio 2017 anche il presidente Emmanuel Macron ha chiesto scusa, a nome della Francia, per il ruolo svolto dalla polizia nella retata del Velodromo d’Inverno.
Un monumento commemorativo della cattura e della deportazione degli ebrei francesi è stato posto in Quai de Grenelle, nel Quindicesimo Arrondissement. Una targa commemorativa è stata posta nella stazione della Metropolitana di Bir- Hakeim, della Linea 6, sempre nel Quindicesimo Arrondissement.
La storia della deportazione degli ebrei francesi del 16-17 luglio 1942 è raccontata in alcuni film. Ricordiamo quelli usciti nel 2010: “Vento di Primavera“ (titolo originale francese “La rafle”), della regista Roselyne Bosch, e “La chiave di Sara” (titolo originale francese “Elle s’appelait Sarah”), del regista Gilles Pasquet-Brenner, tratto dall’omonimo romanzo di Tatiana de Rosnay.
https://www.lincontro.news/parigi-16-luglio-1942-il-rastrellamento-del-velodromo-dinverno/