Rav Izchak Hutner z’zl*
Un noto scrittore ebreo della fine dell’ottocento in un periodo in cui gli ebrei erano stati accusati di “Omicidio rituale”, trovò consolazione nel fatto che la situazione pur tragica dimostrava la possibilità che… “Tutto il mondo avesse torto e gli ebrei, ragione. Infatti quale maggiore contraddizione può esistere se non quella tra un ebreo e il consumo di sangue? E tuttavia questa contraddizione è cosa creduta vera.” Per questo scrittore ci volle l’accusa di omicidio rituale per distruggere la sua fede nell’opinione pubblica e per trovare una consolazione nella pur triste situazione. Le sue osservazioni sono una testimonianza dell’enorme influenza che l’opinione pubblica esercita nei confronti degli ebrei nel mondo moderno. Non è rimarchevole che ci voglia una tragedia nazionale come l’accusa di omicidio rituale per potersi liberare dell’oppressione dell’opinione pubblica?
Se l’influenza dell’opinione pubblica del mondo esterno nei confronti degli ebrei di oggi è fin troppo marcata, bisogna ricordare che nel passato non è sempre stato così.
“…averti fatta parte per te stesso”
Il cognome del nostro primo patriarca Avraham era “HaIvri” (“L’Ebreo”). Nella traduzione letterale della parola, questo nome denota l’origine geografica della nostra stirpe, la cui culla era in “Ever Hanahar” (Mesopotamia). Esiste tuttavia un significato piu` profondo al di là della traduzione letterale. Il Midrash insegna che il nome “HaIvri” non ha semplicemente un significato geografico ma deriva dalla parola “Ever” che significa in generale “Parte”; il cognome “HaIvri” esprimeva l’idea che Avraham era sempre da una parte mentre il resto del mondo era dall’altra, cioè che Avraham aveva una posizione opposta a quella del resto del mondo.
Il nome “HaIvri” mantenne questo significato nelle generazioni seguenti e venne gradualmente applicato a un gruppo sempre più vasto di persone. Dal nome di un individuo diventò successivamente quello di una famiglia, di una tribù e di una nazione. Ad ogni livello il nome “Ivri” indicava che il portatore non aveva timore di prendere posizione da solo, anche se questa posizione era opposta a quella del resto della società. Il primo “Ivri” distrusse da solo gli idoli di Terach; i suoi discendenti furono i soli a resistere agli imperatori romani ed a rifiutare di dare loro onori divini. La storia ebraica è piena di esempi che sottolineano l’associazione tra “Ivri” ed “il farsi parte per sé stesso”.
Non è difficile rendersi conto che questa attitudine da parte dell’ebreo richiedeva una forma mentis molto speciale: un’indifferenza o meglio una mancanza di rispetto per l’opinione pubblica. Questa attitudine non derivava da un’educazione scolastica ma dalla forza delle convinzioni e dei sentimenti dell’ebreo.
Il rispetto che una persona può avere per le convenzioni della società soffre un colpo fatale se degli avvenimenti ai quali questa persona è stata testimone vengono totalmente negati o non presi in considerazione dalla società circostante. Questo è stato il caso del popolo d’Israele. Il mondo esterno negava quelle vere realtà che l’ebreo stesso aveva vissuto e di conseguenza le convenzioni del mondo esterno godevano presso di lui di scarsa popolarità.
L’opinione pubblica ebraica
Finora ho parlato delle attitudini del popolo ebraico nel suo complesso rispetto a quelle del mondo esterno. Tuttavia queste osservazioni sono anche valide nell’illustrare le attitudini di una parte del popolo ebraico verso l’altra. Mi riferisco al rapporto tra quella parte del popolo ebraico per la quale i tuoni del Sinai risuonano ancora con il loro vigore originale e il resto degli ebrei dai quali questi tuoni non vengono più uditi.
Gli ebrei che oggi formano l’opinione pubblica all’interno della comunità ebraica sono proprio coloro per i quali la sconvolgente esperienza del Monte Sinai è svanita nella buia e lunga strada dell’Esilio.
È quindi inevitabile che quegli ebrei, per i quali sia la vita quotidiana che il profondo dell’anima sono modellati dalle verità della Torà, abbiano sviluppato una certa indifferenza per l’opinione pubblica ebraica. In questo caso è necessario nuovamente ricordare che questa attitudine non deriva da uno sforzo educativo deliberato, conscio e premeditato, ma piuttosto dal fatto che l’esperienza del Sinai, che per l’ebreo cosciente della sua eredità spirituale è la pietra miliare dell’esistenza del popolo d’Israele, è trascurata da quei gruppi ebraici che coprono un ruolo predominante nel determinare l’opinione pubblica ebraica.
Per l’ebreo consapevole del suo legame inscindibile con la Torà, l’autorità di una opinione pubblica che trascura questa esperienza è necessariamente priva di rilievo.
Torà e opinione pubblica
Quando parliamo di ebreo consapevole del suo legame inscindibile con la Torà ci riferiamo chiaramente a quel tipo di ebreo che ha avuto la felice opportunità di immergersi nel mare della Torà ed internalizzarla attraverso un processo continuo di assorbimento degli ideali e delle idee dalla fonte originale. Solo questo tipo di ebreo, per il quale gli idoli dell’opinione pubblica sono irrilevanti, possiede ancora la fiera indipendenza di “Ivri”. Ma questi ebrei sono rari e sarebbe utopistico pensare di modellare il nostro programma educativo sull’ipotesi di avere a che fare solo con questo tipo ideale di persona.
Non è necessario sottolineare che lo scopo del nostro programma educativo debba essere la formazione della personalità legata ai principi della Torà. Ma dobbiamo anche considerare che abbiamo a che fare con un gran numero di giovani ebrei, che pur non avendo avuto l’opportunità di venire in contatto con la Torà stessa, si sentono attratti dai suoi insegnamenti e sono disposti a osservarne gli ordinamenti. Nel trattare con queste persone, al livello basilare del nostro sistema educativo dobbiamo porgerci le seguenti domande:
Non è forse la necessità del momento quella di sviluppare all’interno del nostro sistema educativo un approccio che esponga i metodi dell’industria moderna dell’opinione pubblica? Non è un compito importante quello di mettere in luce il modo in cui l’opinione pubblica viene creata al fine di eliminare il pericolo di arrendersi ad essa inconsapevolmente?
Un programma educativo
Nel rispondere a queste domande, vorrei formulare tre posizioni basate su quello che è stato detto sopra:
1. Un’attitudine indipendente, che tratta con circospezione e diffidenza l’autorità dell’opinione pubblica segue naturalmente lo sviluppo di una sana coscienza della Torà, specie nei nostri giorni di caos e confusione spirituale.
2. L’unico modo di sviluppare una sana coscienza ebraica è attraverso un continuo processo di contatto intimo con le fonti originali della Torà.
3. Dove questo normale processo non ha luogo, dobbiamo ricorrere a sforzi speciali per creare la necessaria immunità alle pressioni dell’opinione pubblica.
Questo punto può venire esemplificato dal principio che un organismo sano non ha bisogno di sforzi speciali per stimolarne il funzionamento normale, mentre nel caso di un organismo malato dobbiamo venire in aiuto alla natura con tutti i mezzi artificiali possibili. Questo principio può essere riportato al nostro programma educativo.
Ai livelli più avanzati del nostro programma educativo ci si può ragionevolmente aspettare che sia stato già raggiunto uno stadio avanzato di assorbimento cosciente e conoscenza della Torà, sufficiente a garantire una protezione contro l’ipnosi di massa dell’opinione pubblica e dei media. Tuttavia ai livelli più elementari del nostro sistema educativo sarebbe negligenza aspettarsi che questa attitudine si sviluppi da sola.
È quindi nostro dovere quello di coltivare direttamente e intenzionalmente la giusta forma mentis: quella non suscettibile alle pressioni dell’opinione pubblica. Da una parte il concetto di “Ivri”, esemplificato dalla vita di Avraham, deve essere applicato al presente e al futuro così come al passato, rafforzato dall’idea dell’unicità storica di Israele. D’altra parte deve essere chiarito che non esiste nulla di spontaneo, nulla di naturale e di scontato nell’opinione pubblica di oggi.
L’opinione pubblica come industria
L’opinione pubblica moderna è in grande misura fabbricata deliberatamente; come ogni industria ha i suoi designers, i suoi ingegneri, le sue fabbriche e la produzione è pianificata sulla base della richiesta del mercato e le predilizioni del fabbricante. Possiamo quindi parlare di opinione pubblica nello stesso modo in cui parliamo di altri prodotti nella nostra società – al meglio un riflesso dello spirito transitorio di un’epoca, ma mai l’espressione e la rivelazione di valori ideologici o etici obiettivi.
Tra i fabbricanti dell’opinione pubblica la stampa è certamente uno dei maggiori. In quanto rappresenta i più elevati interessi della società può essere paragonato all’oratore o al maestro. In quanto esiste per pubblicizzare degli obiettivi particolari è come lo strillone del villaggio o il pubblico annunciatore, che informa il pubblico dove un orologio è andato perduto o dove si può reperire il miglior tabacco. Entrambi le funzioni sono incorporate nella nostra stampa; il prodotto è l’opinione pubblica.
Se vogliamo indebolire la tirannia dell’opinione pubblica, dobbiamo includere nel nostro programma educativo una migliore comprensione dell’opinione pubblica e dei suoi media. Più indipendenti sapremo essere di fronte alla pressione dell’opinione pubblica, più vicini saremo al vero ideale di “Ivri”.
* Negli ultimi anni gli ebrei sono rimasti scossi dalla violenza con la quale la stampa non ebraica ha attaccato Israele e dall’attenzione sproporzionata prestata dall’opinione pubblica al problema mediorientale. Per gli ebrei, particolarmente nella Diaspora, la pressione dell’opinione pubblica crea spesso dilemmi morali e difficoltà nei rapporti sociali. L’articolo che qui segue, scritto da Rav Izchak Hutner z’zl, presenta la posizione di uno dei più eminenti educatori della nostra epoca sull’opinione pubblica e sull’attitudine che gli ebrei devono avere nei confronti di essa.
L’articolo “Opinione Pubblica ed Educazione Ebraica” fu pubblicato nell’estate del 1936 negli Stati Uniti nella rivista “Young Israel Viewpoint” con il titolo originale “Public Opinion and Jewish Education” e ripubblicato nel “Jewish Observer” (Marzo 1970) con il titolo “Our Attitude Toward Public Opinion: an eminent rosh yeshiva speaks”. Nonostante l’articolo sia stato scritto oltre 56 anni fa ed alcune parti trattino di una situazione prettamente americana, rimane tuttavia ancora valido per i nostri giorni. L’articolo nell’originale inglese non include i sottotitoli che sono stati aggiunti dal traduttore. Alla traduzione ha collaborato Miriam Banin.
Segullat Israel 1993