Tratto da “Nuove storielle ebraiche – A cura di Ferruccio Folkel”, Rizzoli 1990
Credere in Dio
Due conoscenti si incontrano a Karlsbad: «Cohen, ho sentito dire che sei diventato un ebreo riformato. A proposito, credi ancora in Dio?».
«Parliamo d’altro, vuoi?»
I due si incontrano di nuovo il giorno dopo.
«Cohen, non ho avuto requie per tutta la notte: credi ancora in Dio?» «No!» «Nebbich, avresti potuto dirmelo già ieri.»
«Sei meshuge, di sabato?»
Conversazioni di venerdì sera
Un venerdì sera Itzig si trova a Sighet, in Ungheria, da certi suoi parenti e viene trattenuto a cena. Ci sono delle splendide carpe in gelatina.
I parenti si informano: «Cosa fa mamma Sosha?».
«Morta» risponde Itzig e, mentre le donne scoppiano in un pianto dirotto e gli uomini scuotono costernati il capo, si serve un’enorme porzione di pesce.
Viene poi portata in tavola l’oca ripiena con contorno di gnocchi.
«E cosa combina il cugino Yossel?» chiedono ancora gli ospiti.
«Annegato» dice Itzig e, mentre si rinnovano i lamenti, spazza via l’oca, un pezzo dopo l’altro. Alla fine viene servita una splendida torta di mele, bella e croccante.
«Come va la suocera di Yossel?» chiedono le signore.
«È dipartita per gli acciacchi dell’età» sostiene Itzig. Questa volta però viene contraddetto. «Non può essere,» sostiene un altro ospite «l’ho vista due giorni fa, sulla passeggiata a Karlsbad.» «Può darsi» ammette tranquillamente Itzig. «Finché io mangio, per me sono tutti morti.»
Lo shnorrer di shabbàt
Un ricco ebreo invita a casa uno shnorrer incontrato nella sinagoga alla chiusura del sabato. Un giovane si mette alle loro calcagna ed entra anche lui nella casa dell’ospite. Senza pronunciare parola si siede a tavola e mangia abbondantemente. Il padrone, pur stupito, non dice nulla però alla fine del pasto chiede allo shnorrer se per caso conosce il giovanotto. «Ma certo,» con ferma lo shnorrer «è mio genero, e vive a carico mio.»
Che cos’è il Talmùd
«Mojshele, tu che sei stato alla yeshivah, sai spiegarmi che cos’è il Talmud? »
«Te lo spiego con un esempio, Shmul, e ti pongo una kasheh. Due cadono attraverso il camino. Uno si sporca tutto di fuliggine, l’altro rimane pulito.., quale dei due si laverà?»
«Quello sporco, naturalmente.»
«Sbagliato. Quello sporco vede quello pulito; dunque pensa di essere pulito anche lui. Quello che è invece pulito vede quello sporco e pensa di essere anche lui sporco; dunque si laverà… Ti pongo una seconda kasheh: i due cadono una seconda volta attraverso il camino, chi andrà a lavarsi?»
«Be’, adesso lo so: quello pulito.»
«Che errore! Lavandosi, quello pulito ha notato di essere pulito; quello sporco ha invece capito il motivo per cui quello pulito si è lavato; e dunque adesso Si lava finalmente quello che ne ha davvero bisogno… Ti pongo una terza kasheh: i due cadono per la terza volta nel camino: chi dei due si laverà?»
«Basta! Sempre quello sporco, non si può sbagliare.»
«Nuovo errore. Hai mai visto due che cadono nello stesso camino e che poi uno sia pulito e l’altro sporco? Vedi, questo è il Talmud.»
Spararla più forte
I bakhurim fanno a gara nel raccontare le imprese strampalate dei loro rabbini.
«Un venerdì pomeriggio» racconta uno «non avevo in casa niente da mangiare. Tentai di pescare almeno un pesce per Shabbat ma non pescai nemmeno un pesce. Disperato mi recai dal rabbino ed egli mi garantì che ce l’avrei fatta. Tornai al fiume e pescai non uno ma dieci, cento pesci.»
«Questo è niente» gli risponde un altro chassid. «Una volta volevo recitare la benedizione della luna nuova ma il tempo era nuvoloso e non si riusciva a vedere nessuna luna. Grazie all’intervento del rabbino apparvero non una ma dieci, cento lune.»
Dice il primo chassid: «Ma quanto sei meshuge, non esiste che una luna soltanto».
Il secondo chassid gli risponde: «Se tu la pianti con i tuoi pesci io la pianto con le mie lune».
In collaborazione con Cdec – Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea