Tempio di via Eupili – Milano
La speranza di un mondo nuovo si infrange immediatamente. Adamo ed Eva vengono cacciati dall’Eden per aver mangiato il frutto dell’unico albero che era stato loro proibito. Il peccato, e la sua punizione, sono sia chiari che inequivocabili. Il peccato di Caino, sebbene molto più devastante, è un po’ meno lineare: Toglie una vita ma, anche se non è chiaro se abbia violato un comandamento esplicito, nonostante l’omicidio sia un peccato di ineguagliabile grandezza, rispetto ad Adamo ed Eva, non sfida apertamente le istruzioni esplicite di D-o. Ma che dire della generazione del diluvio, in cui tutta la creazione fu giudicata colpevole e condannata all’annientamento? Il loro comportamento era corrotto, ma hanno, in effetti, infranto qualche comandamento? Il loro peccato era come quello di Adamo ed Eva, una flagrante violazione dell’esplicita direttiva di D-o, o più simile a quello commesso da Caino? Mentre il preambolo del diluvio parla di una società corrotta e violenta, la Torà fornisce anche uno sfondo per questa situazione, dandoci un’idea dello stato d’animo che ha creato questa società corrotta e violenta.
L’uomo cominciò a crescere sulla faccia della terra e nacquero loro figlie. I figli dei potenti (bene elohim) videro che le figlie dell’uomo erano buone e presero tra loro delle mogli moglie tra chi scelsero. (Bereshit 6:1-2). L’iniquità è netta e inequivocabile: Qui abbiamo la prima lotta per il potere della storia. Non si tratta di un semplice patriarcato, ma di una una società basata sul potere e sulla prevaricazione. I figli dei potenti, prendevano la progenie più vulnerabile di un uomo umile e debole. Questo è in netto contrasto con la descrizione dell’unione di Adamo con Eva: L’uomo disse: ‘Ora questo è osso dalle mie ossa e carne dalla mia carne. Sarà chiamata Donna (Ishà) perché è stata presa dall’uomo (ish).’ Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e diventeranno una sola carne. (Bereshit 2:23-24). Adamo ed Eva si uniscono come uguali. In poche generazioni, il deterioramento morale dell’uomo è drastico ed è radicato nell’oggettivazione delle donne. Gli uomini potenti consideravano le donne non come uguali ma come merci. In questa società, un uomo sceglieva una donna e se ne “impossessava”. Questo comportamento era indecente e sgradevole per D-o, rappresentando quindi una violazione del comandamento divino dato alla creazione dell’umanità.
Il sesto giorno della creazione, D-o fece un annuncio sulla creazione dell’uomo: E D-o disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza…” (Bereshit 1:26). A chi rivolge D-o questa dichiarazione? Questa dichiarazione è subito seguita da una descrizione dell’atto stesso della creazione, usando un termine molto specifico che denota la creazione di qualcosa dal nulla, di cui solo D-o è capace. Mentre nella dichiarazione D-o usa il termine “fare” (na’ase), l’atto stesso della creazione è descritto come vayivra – “e D-o creò”. Nel capitolo successivo, la creazione dell’uomo è descritta come “formazione”, vayitzer, che denota l’uso di materia preesistente. Questi tre diversi verbi sono estremamente precisi e molto diversi l’uno dall’altro. Il primo atto di D-o è la creazione ex nihilo della forma umana, ma questa creazione non è completa e in una fase successiva, D-o infonde in questa forma umana un’anima, una parte del Suo spirito, trasformando l’essere puramente fisico in qualcosa di più della somma delle sue componenti fisiche. Questo è l’atto descritto dal verbo vayitzer. Che cosa impariamo quindi dalla dichiarazione che D-o fece prima dell’inizio di questo processo? Qual è il significato di na’aseh adam, ‘facciamo l’uomo’?
La dichiarazione di D-o, rivela in realtà qualcosa di stupefacente: D-o ha chiamato l’uomo stesso, prima ancora della sua creazione, a partecipare alla creazione stessa. L’immagine D-o impressa nell’uomo, che è dotato di enormi capacità fisiche, intellettuali e spirituali, è un invito ad usare queste capacità per creare una società giusta e stabile. Queste stesse capacità, però, possono tentare l’uomo a soggiogare e controllare gli altri, a esercitare potere e violenza in modo distruttivo. Quando gli uomini della generazione del diluvio usarono il loro potere per dominare i deboli, si ribellarono a questo primo comandamento. Attraverso la descrizione della creazione dell’uomo, la Torà ci comanda di usare le nostre capacità per creare, per costruire e migliorare, per creare partnership e comunità, famiglie e amicizie. La generazione del diluvio ha abusato delle loro capacità e ha violato questo comandamento più elementare. Per questo motivo fu necessario il diluvio, per spazzare via la società crudele e corrotta dell’epoca.
D-o ha promesso che non avrebbe mai più portato un diluvio di queste proporzioni sul mondo. Ciò non indica che il mondo non meriti questa punizione e, in effetti, siamo molto più simili alla generazione del diluvio di quanto vorremmo ammettere, spesso uomini e donne potenti continuano ad abusare delle loro capacità. La Parashà di Noach e la Parashà di Bereshit servono da monito e da sprone, per ricordare a noi stessi che siamo stati creati ad immagine e somiglianza di D-o. Questa caratteristica, infusa nell’uomo fin dalla creazione del mondo e caratteristica di tutti fin dalla nascita, ci dà quelle capacità che ci rendono unici e che ci permettono, attraverso le mitzvot e gli atti di chesed, di essere partner di D-o nella creazione di un mondo giusto, equilibrato ed armonioso.