Con l’aiuto di D-o un altro anno è trascorso. Abbiamo concluso il ciclo della lettura della Torà e shabbat scorso lo abbiamo ricominciato con la parashà di Bereshit, in cui si narra della creazione del Mondo.
Dopo che il Signore ha creato un mondo perfetto e armonioso, l’Uomo che avrebbe dovuto esserne il coronamento, si comporta nel peggiore dei modi, tanto da guadagnarsi la cacciata dal Giardino dell’Eden e la punizione di vivere una vita di sofferenze.
Ma ciò non basta perché, ai tempi di Noè, un uomo mite e giusto, la generazione degli esseri umani, rovina tutto ciò che vive intorno ad essi, danneggiando il Creato e portando distruzione.
La mishnà ci insegna che da Adam a Noè, trascorrono 10 generazioni (all’epoca formate da 100 anni ognuna) durante le quali, l’uomo scende sempre più in basso fino al più immorale dei comportamenti.
Il midrash racconta che la pazienza divina, resiste finché un nuovo elemento si aggiunge alla perfidia umana: chamas – la violenza.
“Ki maleà ha arez chamas mi penehem, ve hinnenì mashchitam et ha arez – poiché la terra si è riempita di violenza eccomi pronto a distruggere la Terra”.
I commentatori sostengono che, il termine chamas – violenza, contenga due grandi azioni di malvagità, che meritano soltanto la distruzione e l’annientamento per chi le fa; esse sono il furto con danno – ghezel e la violenza carnale contro natura – abusi sui minori hashchatà.
Leggendo i commenti, sembra di leggere le cronache attuali, in cui si assiste inermi ad atti di violenza di questo tipo e, la cosa peggiore è che la giustizia, non agisce abbastanza severamente, contro chi li commette.
Davanti ad eventi atmosferici, che caratterizzano la nostra epoca, che portano morte, distruzione e sbigottimento, ci chiediamo se il clima sta cambiando.
Dovremmo girare la domanda a noi stessi, non è il nostro comportamento che sta cambiando e l’uomo sta mandando alla deriva l’armonia del pianeta su cui viviamo?
Shabbat shalom e chodesh tov