D-o per bocca di Mosè, si rivolge al popolo dicendo: “Ecco, oggi chiamo a testimonianza il cielo e la terra; la vita e la morte ho posto dinnanzi a te, la benedizione e la maledizione ma tu sceglierai la vita, te e la tua discendenza”. Questo brano che si trova fra gli ultimi versi della prima delle due parashot, è chiamato dai nostri Maestri “ha bechirà ha chofshit – il libero arbitrio“.
Prima ancora che il popolo prenda possesso della Terra di Israele, il Signore gli pone dinnanzi una scelta importante: quella verso il bene ovvero la vita, oppure quella dell’auto distruzione ovvero la morte e, come un buon padre, gli indica quella della buona vita.
Ognuno di noi ha la facoltà di scegliere il proprio percorso e ciò che reputa più adeguato alla conduzione della propria vita. Naturalmente deve avere anche l’onestà di assumersi ogni responsabilità, nel momento in cui gliene verrà chiesto conto.
Si sta avvicinando Rosh ha shanà, il giorno in cui ogni anno, ci viene richiesto il resoconto delle azioni commesse nell’anno che sta per terminare; questo giorno è chiamato dai Maestri del nostro popolo Iom ha din – Giorni del giudizio. Proprio in questo giorno D-o ci chiede resoconto delle azioni commesse nell’anno che è appena trascorso.
Per questo motivo, sin dal mese prima di questa data, gli ebrei si alzano nel cuore della notte per invocare con la preghiera salvezza e perdono.
La vita è il requisito necessario per poter mettere in pratica tutte le nostre promesse; quindi ogni ebreo in questi particolari giorni dell’anno, chiede la vita, ma cerca anche, rendendosi conto di ciò che ha commesso precedentemente, di scegliere la vita.
Shabbat shalom