Verso la fine della parashà, Moshè dice al popolo d’Israele che hanno una scelta: “Io prendo oggi a testimoni contro a voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita (u-bachartà ba-chayìm), onde tu viva, tu e la tua progenie” (Devarìm, 30:18).
R. Joseph Beer Soloveitchik (Belarus, 1905-1993, Boston) in Mesoras Harav (p. 245) commenta così: “L’imperativo della teshuvà dipende dal concetto del libero arbitrio (free will), la libertà di scelta che l’uomo ha di comportarsi in modo virtuoso o vile. Il termine usato dalla Torà per questo concetto è “bechirà” (scelta) che si basa sul verbo “bacharta” che appare in questo e in altri versetti. Tuttavia nella Torà tramandata oralmente (Torà she-bealpè) viene usato un termine differente: reshùt. Per esempio questo termine appare nei Pirkè Avòt (Massime dei Padri, 3:15) dove è detto: “Tutto è previsto [da Dio], ma {all’uomo] è concessa libertà di volere (trad. di Joseph Colombo)”.
I commentatori della Mishnà non vedono una differenza tra la parola bechirà e reshùt. R’ ‘Ovadià da Bertinoro (1455-1520, Gerusalemme) spiega così: “La libertà è concessa all’uomo di fare bene o male, come è scritto (Devarìm, 30:18): Vedi ti ho posto davanti oggi la vita e la morte..”.
Il fatto che i commentatori della Mishnà non vedano una differenza tra la parola bechirà che appare nella Torà, e la parola reshùt che appare nella Mishnà, può dipendere dalla regola che la Torà scritta e quella orale usano spesso termini differenti per lo stesso concetto. R. Soloveitchik afferma invece che apparentemente i due termini (bechirà e reshùt) esprimono due concetti diversi. Il termine bechirà descrive una situazione nella quale una persona deve decidere di scegliere tra due alternative che sono ugualmente attraenti. Il termine bechirà implica che ogni opzione è ugualmente accessibile, richiedendo uno sforzo identico. Il termine reshùt invece, non ha il significato di licenza e non connota l’abilità di decidere. Il termine reshùt denota potere, controllo o autorità. Denota la capacità dell’uomo e la forza di sconfiggere il suo istinto naturale (evil inclination cioè yetzer ha -ra’). Inoltre, mentre la parola bechirà implica che ogni opzione è ugualmente accessibile, il termine reshùt significa “sforzo eroico” (heroic struggle). È estremamente difficile per una persona mobilitare le sue energie per prevalere sul suo istinto naturale. Tutta la personalità si ribella a questo. Invece di bechirà, che presume accessibilità, la parola reshùt significa inaccessibilità, una cosa difficile da ottenere.