“Attem nizzavim ha iom cullechem – Voi oggi siete tutti presenti” La parola nizzavim in ebraico significa “essere dritti in piedi”, ossia vivi e presenti.
Mosè dopo aver dettato al popolo le dure e crude parole delle kelalot, si rende conto che questo era rimasto male nell’ascoltarle e quindi li consola dicendo che “OGGI- SEI VIVO” nonostante le dure parole.
Questo vale per tutto il corso della storia del nostro popolo; infatti nonostante le persecuzioni e i vari tentativi di annientamento da parte dei nostri nemici, il popolo ebraico è tuttora vivo e presente in ogni momento, nel corso della storia.
Mosè esorta il popolo all’osservanza della Torà e delle mizvot, con un paragone che può calzare perfettamente con la modernità: “Lo bashamaim hi lemor – mi iaalè lanu ha shamaima ve iccachea lanu – ve iashmiena otah ve iaasena… – Non si trova in cielo, perché tu possa dire – chi può salire per me così in alto in cielo – e raggiungerla per me?…”
“KI karov elekha ha davar meod – ma la cosa (la Torà) è molto vicina a te per poterla studiare e osservare” .
Questo è il compito di un Maestro: convincere l’allievo che ogni ebreo ha il dovere di studiare la Torà e metterne in pratica le sue mizvot senza dubbi o timore alcuno.
Molte volte si sente dire che la Torà è qualcosa di difficilmente raggiungibile – sia per lo studio che per l’osservanza delle mizvot – tanto più in epoche come quella in cui viviamo oggi, dove siamo circondati da molteplici impegni e da una vita frenetica.
Questo è l’ultimo shabbat dell’anno: Lunedì e Martedì prossimi sarà Rosh ha shanà – un giorno in cui ognuno di noi ha il dovere di interrogarsi seriamente, come se fosse al cospetto divino, sul proprio operato nell’anno appena trascorso.
Quante mizvot ha osservato e se può, oggettivamente osservarne di più. Quanta zedakà – opere di giustizia – ha fatto, aiutando chi è bisognoso a superare un periodo pesante della sua vita, e così via.
Ma Rosh ha shanà ha anche la finalità di farci riflettere su come riparare e come comportarci per migliorare la nostra situazione davanti al nostro prossimo.
La parashà continua dicendo che, se tu ritornerai al giusto comportamento attraverso la teshuvà, il Signore D-o stesso tornerà verso di te e farà in modo che tu possa vivere una vita piena di soddisfazioni.
In tutte le tefillot che reciteremo sia di Rosh ha shanà che per tutto il periodo di teshuvà, fino a Iom kippur compreso, c’è sempre un’unica richiesta che torna a ripetersi fino allo stremo delle forze, quasi in forma assillante:” Chaim tovim – Vita buona”. Non basta vivere così tanto per vivere, ma la nostra vita deve essere all’insegna di un ideale da seguire, arricchita dallo studio, dalle mizvot, dalle soddisfazioni morali e materiali, facendo si che, anche chi ci vive vicino, possa godere delle nostre azioni.
Non serve raggiungere tutto insieme, basta raggiungere una mizvà alla volta, gradualmente, aumentandone il numero sempre di più e senza mai diminuirlo.
La parola shanà può significare cambiamento in positivo, migliorando di anno in anno il proprio comportamento.
Possa quindi, questo nuovo anno che sta entrando, portare buoni cambiamenti in ognuno di noi, nelle nostre famiglie, nella nostra comunità e in tutto il popolo di Israele.
Shabbat shalom