Due episodi distanti nel tempo, con la stessa morale: l’importanza del chèsed
Alfredo Mordechai Rabello
Al tempo della rivoluzione comunista, vennero chiuse le fonti di sostentamento delle yeshivot in Russia. Un venerdì sera il Chafetz Chaim (Rabbì Israel Meir Kogan di Radin, 1838-1933) incontrò il Commissario della zona, che era stato in passato fra gli allievi della yeshivà. Il rav lo accolse con la benedizione “Shabbat Shalom” e gli chiese se fosse stato disposto ad ascoltare alcune parole di Torà.
Per rispetto verso il rav il Commissario acconsentì. Gli disse il Rav: “All’inizio del libro di Bereshit è raccontato che il Santo e Benedetto Egli sia creò l’Albero della vita nel mezzo del Gan Eden. Perchè non lo creò in uno degli angoli? Lo ha fatto per insegnarci che il Signore ha dato a ogni uomo la possibilità di raggiungere facilmente l’Albero della vita. Vi è chi lo raggiunge con lo studio della Torà e vi è chi lo raggiunge con il timor di D-o e vi è chi lo raggiunge con opere buone. Tu, per esempio, puoi conqustare il tuo mondo fornendo del cibo per gli allievi della yeshivà…”.
Il Commissario si congedò senza dir nulla. A Mozaè Shabbat arrivò alla porta della yeshivà una carrozza piena di sacchi di farina ed altri cibi per gli allievi.
Nel kibbutz dell’Hashomer Hatzair
Quando sono venuto in Erez per la prima volta, dopo la Guerra dei sei giorni, il professor Akiva Simon mi disse in tono risoluto: “David, tu devi andare al kibbuz dell’Hashomer Hatzair.
Ed io sono andato ed ecco vedo che stanno asfaltando una strada in mezzo al kibbutz. Ho chiesto loro il perchè. Mi hanno spiegato che vive in kibbutz una chaverà che è stata colpita da paralisi ed abita in fondo al kibbutz, e loro preparano la strada perchè essa possa arrivare nella sala da pranzo del kibbutz stesso. Ho detto: ah, ho capito.
Poi mi hanno chiesto quale è stato il mio momento religioso più forte in Erez Israel.
Si aspettavano che dicessi: “leggere Mishnaiot al Kotel”. Ma ho detto loro: quando ero nel kibbutz dell’hashomer hazair ed ho visto che preparavano una strada per una persona. Questo è un posto di santità. Il singolo non perde il suo posto, perché il pubblico si dà da fare perchè possa continuare la sua vita. Ebraismo vivente, gentile, sensibile, morale, che ama le creature.”
[Da una intervista al Rav Prof. David Hartman in occasione del suo ottantesimo anno, Yediot Acharonot, Hamusaf, 2/12/2011]
Vengono in mente le parole del Kozker Rebbe; “Chi non riesce a vedere D-o da ogni parte, non Lo vede da nessuna parte”