Tempio di via Eupili – Milano
La Parashà Nasò inizia con l’istruzione di “contare anche la famiglia di Ghershon” [Bamidbar 4:22]. Levi ebbe tre figli: Ghershon, Kehat e Merari. Alla fine della Parashà della scorsa settimana i Leviim vengono contati separatamente dal resto del popolo ebraico e viene fatta una descrizione del conteggio della famiglia di Kehat, uno dei figli di Levi. La Parashà di Nasò, riprende da dove Bamidbar si era interrotta, con l’istruzione di contare la famiglia di Ghershon. A questo seguirà il comandamento di contare i figli del terzo figlio di Levi, Merari. L’Abarbanel chiede perché la Torà ha diviso il conteggio dei Leviim in modo così strano. Ci si aspetterebbe che tutti e tre i rami della famiglia di Levi fossero menzionati nella Parashà di Bamidbar poiché lì inizia il conteggio della famiglia di Kehat, oppure che la Parashà di Nasò iniziasse con il conteggio dei Leviim e ncludesse tutti e tre i rami della famiglia. Qual è lo scopo di dividere il conteggio dei Leviim?
Il Daat Zekenim miBaalè HaTosafot nota un’altra curiosità riguardo questo censimento. Per il conteggio della famiglia di Kehat, la Torà scrive: “Per la parola di D-o, per mano di Moshè” (al pi Hashem beyad Moshè). Allo stesso modo, anche per il conteggio della famiglia di Merari, la Torà scrive “al pi Hashem beyad Moshè”. Tuttavia, per quanto riguarda il conteggio della famiglia di Ghershon, la Torà scrive solo “al pi Hashem” senza menzionare “beyad Moshe”. Secondo il Daat Zekenim questa descrizione diversa sta a significare che il conteggio della famiglia di Ghershon è stato fatto dalla stessa famiglia di Ghershon e che Moshè ha chiesto loro di fornirgli il risultato del censimento. Per quale motivo Moshè stesso, in questo caso, non è stato coinvolto attivamente nel censmento?
La risposta di Abarbanel alla sua domanda, può forse essere utile per comprendere anche l’insegnamento del Daat Zekenim. Abarbanel scrive che Levi ebbe tre figli: Ghershon, Kehat e Merari. Ghershon era il figlio maggiore. Nell’ebraismo (e nel mondo in generale, per la maggior parte dei casi) il primogenito ha sempre una posizione preminente. Riceve una doppia parte dell’eredità del padre rispetto ai fratelli. Tuttavia, tra i figli di Levi, la famiglia di Kehat aveva i compiti più significativi. Questa era la famiglia incaricata di trasportare l’Aron [Arca] e gli altri kelim [utensili] del Mishkan. La famiglia di Ghershon aveva altri incarichi, ma quella del secondogenito ricevette l’incarico preminente. Come sottolinea l’Abarbanel, questo è stato in qualche modo un “affronto” e, anche se c’erano delle ragioni per le quali alla famiglia di Kehat venne dato il ruolo più preminente, era comunque necessario tener conto dei sentimenti del primogenito, che doveva essere ricompensato. Per questo motivo la Parshà di Nasò inizia con le parole “Conta anche i figli di Ghershon …” Ghershon ottiene la frase principale all’inizio della Parashà per questo motivo.
L’Abir Yosef aggiunge che questo potrebbe anche spiegare perché il censimento è stato fatto dalla stessa famiglia di Ghershon piuttosto che “per mano di Moshè”, come nel caso delle altre famiglie della tribù di Levi. Questo è un altro tentativo di compensarli per il fatto di veder bypassato il loro status di primogenito nella distribuzione degli incarichi. In questo modo la Torà sta dicendo loro: “Avete uno status speciale, avete un’integrità speciale. Per questo motivo siete degni di fiducia nel poter contare i membri della famiglia e riferire a Moshè senza chiedere a Moshè stesso di andare nelle tende ad effettuare il censimento”.
Il Kil Yakar suggerisce che il motivo per cui alla famiglia di Kehat viene dato questo onore è per insegnare che nessuno può rivendicare diritti esclusivi riguardo la Torà basandosi esclusivamente sul retaggio dato dalla nascita o dal censo. Questo dimostra che tutti sono uguali riguardo alla Torà. La Torà è disponibile per ogni ebreo che voglia renderla parte della propria vita, come scrive il Rambam: Il popolo ebraico possiede tre corone. La corona del sacerdozio appartiene ai discendenti di Aharon. La corona del regno è riservata alla famiglia del re Davide della tribù di Yehudà. Tuttavia, la corona della Torà è disponibile per tutti. [Talmud Torà 3:1]
Vediamo questo tema in un altro punto della Torà. Quando Yaakov diede le sue benedizioni ai figli di Yosef, diede la berachà del primogenito ad Efraim, piuttosto che a suo fratello maggiore Menashe. Yaakov mise la sua mano destra sulla testa di Efraim e la sua mano sinistra sulla testa di Menashe ma, invece di chiedere loro di spostarsi, incrociò le braccia per mettere le mani dove voleva che fossero senza chiedere ai ragazzi di muoversi. Lo fece perché se avesse chiesto loro di spostarsi avrebbe messo in imbarazzo il primogenito, Menashe. Yaakov si dimostra in questo modo sensibile ai sentimenti di Menashe e anche se aveva bisogno di diminuire in qualche modo il ruolo di Menashe, ha fatto in modo che questo fosse fatto nel modo più gentile possibile.
Questi messaggi che sembrano nascosti ma in realtà sono sotto gli occhi di tutti sono importanti ed universali e fanno parte del messaggio innovativo che porta la Torà da quando ci è stata data in modo perpetuo. Non ci sono barriere o preconcetti. Abbiamo tutti la possibilità di crescere, di innovare e di utilizzare le nostre uniche capacità per il bene personale, dei nostri cari e delle nostre comunità. La Torà ci indica il modo per farlo nella maniera corretta, senza svergognare il prossimo e dandoci il modo di attuare questi princìpi nel migliore dei modi.