Nella parte più centrale della nostra parashà, troviamo quella che va sotto il nome di “birkat kohanim – benedizione sacerdotale”. Aharon prima e I suoi discendenti dopo, avevano e hanno tutt’ora il dovere di imporre, attraverso le loro mani, la benedizione divina sul popolo di Israele.
È una mizvà – dovere per i kohanim quello di imporre la benedizione divina al popolo, non un onore.
La berakhà è suddivisa in tre brevi versetti:
Yevarekhekhà A’ veishmerekha – Ti benedica il Signore e ti custodisca
Yaer A’ panav elekha vichunnekka – Volga il Signore il suo volto verso di te e ti renda grazia.
Issà A’ panav elekha ve iasem lekhà Shalom – Alzi il Signore il suo volto verso di te e ti conceda la pace.
Secondo i commentatori, in questi tre versetti sono contenute tutte le necessità che l’uomo richiede al Signore, di cui ha bisogno per vivere una vita buona.
Nel midrash (Bemidbàr rabbà 12, 3) si spiega il primo versetto dicendo:
Yevarekhekhà – Ti benedica il Signore, “con grandi ricchezze”;
Veishmerekha – Ti custodisca, “dai danneggiatori”.
Nel Talmud (ta’anit 8b) si spiega dicendo che la benedizione economica dipende solo da che sia nascosta all’occhio altrui (l’invidia). Sappiamo, dicono i maestri che l’invidia, arreca danni, soprattutto a ciò che si vuole mantenere nascosto o riservato. È per questo che il testo biblico continua con la parola “veishmerekha – e ti custodisca o ti protegga” cioè da tutti coloro che, vedendoti benestante tentano di danneggiarti.
Shabbat Shalom
Rav Alberto Sermoneta