La parashà contiene una serie di regole che riguardano il comportamento etico e spirituale all’interno della società.
Nella prima parte viene codificato il rapporto coniugale in caso di seri dubbi di fedeltà, attraverso le regole che vanno sotto la definizione di “sotà”; nella seconda parte invece, vengono dettate delle regole particolarmente rigide, per chi vuole dare alla propria vita una particolare impostazione fondata su regole rigorose da seguire: il “nazir”.
Sono due casi agli antipodi, che però caratterizzano la vita dell’ebreo; da una parte la mancanza di fiducia nella propria moglie, che porta il marito a sottoporla ad una prova estrema, il cui esito è la risposta, positiva o negativa al suo dubbio, ma che va contro la volontà della donna.
Dall’altra, la volontà dell’individuo di sottomettersi liberamente ed autonomamente, ad un comportamento di vita restrittivo, per dimostrare alla società , la sua fede in D-o.
Non c’è dubbio che sia in un caso che nell’altro, vi è una veduta estremamente rigorosa di una vita ebraica, che è invece considerata l’esaltazione massima e la glorificazione del Creato, attraverso l’equilibrio comportamentale della persona.Ognuno deve assumersi le responsabilità del proprio comportamento, sia verso il prossimo (anche se così vicino, come il proprio coniuge), che verso se stesso, tenendo però sempre presente che, come insegnano i Maestri del pirkè avot: “C’è un occhio che vede, un orecchio che ascolta ed una mano che scrive”.
Shabbat shalom