Riprendiamo dopo la festa di Shavu’ot il corso della spiegazione della parashà settimanale.
La parashà che leggeremo domani in ogni Sinagoga del mondo è quella di Nasò, in cui vengono narrati moltissimi eventi legati alla vita nel deserto.
Al centro esatto della parashà, troviamo due argomenti di così grande difficoltà che il talmud stesso ha dedicato loro un trattato ciascuno, in cui vengono analizzati i suoi casi:
la SOTA’ e il NAZIR.
La Sotà, riguarda il caso in cui un uomo nutriva forti dubbi sulla fedeltà di sua moglie e dubitando di lei e temendo da parte sua un adulterio, si recava dal Sommo Sacerdote, il quale dopo averle fatto una sorta di interrogatorio sommario, pubblicamente la poneva nel cortile del Tempio, le scompigliava i capelli e, dopo aver scritto su una pergamena il brano inerente questo caso (brano che viene appunto letto nella parashà di domani) lo scioglieva nelle sacre acque che venivano raccolte nel Tempio e gliele faceva bere, davanti ad un pubblico che si era raccolto numeroso.
Avveniva che se la donna si era realmente macchiata di adulterio, le acque bevute da lei, le provocavano una specie di blocco sia intestinale che urinario e la Torà dice che: “le scoppiavano le viscere”, viceversa, se la donna era innocente, la sua famiglia sarebbe stata particolarmente degna di benedizione divina e la donna avrebbe messo al mondo molti figli.
A proposito di questo imbarazzante e singolare episodio, il Talmud, proprio nel trattato chiamato SOTA’ si inquieta, soprattutto nei confronti, (sembrerebbe quasi impossibile) del marito, il quale non avendo alcuna stima e considerazione di sua moglie, la costringe ad un gesto così umiliante, senza che vi fosse la benché minima prova della sua colpevolezza.
Nella Torà, a proposito del comportamento del marito troviamo scritto: “……ve nikhnas ‘alav ruach kinnà ve kinnè et ishtò” (entrerà in lui lo spirito di gelosia e sarà geloso di sua moglie).
Il termine kinnà può voler dire in ebraico, sia gelosia che vendetta, per cui è probabile che questo gesto sia portato più da un fattore vendicativo per qualche azione ricevuta da lei più che per un istinto di gelosia.
All’asserzione fatta dalla Torà, il Maestri del Talmud obiettano dicendo:
“nikhnas ‘alav ruach kinnà (dice il testo biblico) Ruach kinnà, ruach shtut hu (lo spirito di gelosia è spirito di stupidità) obietta il Talmud.
La gelosia nei confronti di una donna, non può né deve essere manifestata, se non quando vi siano dei termini ben precisi, ma soprattutto di sfrontatezza da parte di lei a rifiutarsi a certi avvertimenti fatti dal marito.
Quali sono questi avvertimenti? Il Talmud spiega che piuttosto che avvertimenti debbono essere prove, cioè che vi siano due testimoni che hanno visto la donna appartarsi con lo stesso uomo, un tempo stabilito dai Maestri, e che non sia soltanto di pochi minuti, e che ciò si ripeta costantemente nel tempo.
Soltanto dopo che questo è avvenuto sarebbe stato permesso rivolgersi al Sommo sacerdote per poi sottostare alla cerimonia della Sotà.
L’altro episodio è quello che và sotto il nome di NAZIR, cioè colui che priva la propria persona dal radersi il viso, dal cibarsi di uva, e di bere vino e sostanze inebrianti.
Costui o costei che facevano questo voto, non potevano in nessun caso rendersi impuri, a contatto con un morto o con una persona che avesse contratto una malattia che avesse portato impurità con chi gli stava vicino.
Anche a questo caso, il Talmud dedica un trattato lungo e complesso, in cui vengono elencate fra l’altro le difficoltà e le cose negative, piuttosto che i meriti di un simile voto.
Dopo aver elencato e narrato questi due brani, la Torà passa a tutt’altro argomento pronunciando la benedizione sacerdotale e concludendo con le parole:
“ e porrai il mio nome su tutti i figli di Israel ed io li benedirò”
Cosa ha a che vedere questo brano con il resto narrato prima?
I commentatori rispondono dicendo che per il Signore Iddio non debbono esserci comportamenti particolarmente integralisti o di privazione, è fondamentale che ogni ebreo si comporti di conseguenza alle regole della Torà che vogliono la vita dell’uomo, né l’estremismo né la sua morte!
Shabbat Shalom