Yasha Reibman
Milano. Medici senza frontiere – l’organizzazione umanitaria non governativa le cui parole d’ordine sono imparzialità, indipendenza e neutralità – oltre a curare i palestinesi a Gaza sta diventando la grancassa del movimento terrorista Hamas. Quando i fondamentalisti hanno sganciato la fakenews dell’ospedale bombardato dagli israeliani, i social italiani di Medici senza frontiere (Msf) hanno sparato la notizia senza aspettare alcuna verifica, senza esercitare il minimo dubbio. Eccoli su Instagram: “Un bombardamento israeliano sull’ospedale Ahli Arab di Gaza City, in cui c’erano feriti e sfollati, ha provocato la morte di centinaia di persone. Questo è un massacro. Siamo inorriditi”.
E il popolo ha risposto con cuoricini e messaggi: “maledetti”, “atrocità”, “atti criminali”, “nazisionisti”, “genocidio”. Siccome il tempo è galantuomo, sono poi emerse le ricostruzioni e la responsabilità è ricaduta verosimilmente sul Jihad islamico. Numerosi commenti lo hanno segnalato a Msf. Eppure, nel momento in cui scriviamo, sono oramai passati circa tre giorni, Msf non ha ritenuto di dover rimuovere o modificare o rettificare il proprio post. Al contrario, Msf martella quotidianamente con notizie da Gaza, sempre più terribili, e a questo punto il lettore è legittimato a chiedersi se siano attendibili o se non siano solo un copia e incolla dei comunicati di Hamas. Non solo, riavvolgendo il nastro ci accorgiamo che Msf non ha speso una parola sulla prova generale di sterminio del 7 ottobre. Vi è un post in quella data in cui si parla di una “escalation delle violenze” e la preoccupazione di chi legge viene subito spostata su Gaza. Siamo al 7 ottobre, il giorno in cui in modo pianificato bambini e donne e anziani sono stati torturati e trucidati in Israele: tutto derubricato a “un’escalation delle violenze” tra israeliani e palestinesi.
Vi è infine un grande assente nella comunicazione di Msf, anzi vi sono 199 assenti. Gli ostaggi di Hamas. I bambini e le bambine di 9 mesi, 2, 3, 4, 5, 8, 12 anni, le donne e gli uomini e le anziane (almeno una sopravvissuta alla Shoa) semplicemente per Msf non esistono. Una Ong come Msf dovrebbe sentire il dovere morale di tentare in questo momento di occuparsi degli ostaggi, potrebbe cercare un contatto con Hamas per visitarli. Molti dei rapiti avranno bisogno di cure, le immagini del 7 ottobre hanno mostrato persone ferite portate via, sappiamo che donne sono state stuprate, gli anziani sono senza medicine.
I meriti che Msf ha raccolto negli anni prestando assistenza sanitaria in contesti difficili in tutto il mondo li ha fatti diventare una voce ascoltata e rispettata da molte persone anche nel nostro paese. Lo stile della comunicazione sul conflitto tra Israele e Hamas aiuterà forse Msf a raccogliere più fondi. Allo stesso tempo, questa declinazione della imparzialità – dove si è neutrali tra fake e notizie e l’indipendenza diventa licenza di ignorare una parte delle vittime – porta a diffondere odio verso lo stato ebraico e – magari in modo inconsapevole, ma allo stesso tempo purtroppo inevitabile – verso gli ebrei in Italia.
Il Foglio 20.10.2023