“Ish ki iddor neder lA’ – l’uomo che promette una promessa al Signore“
L’inizio della prima delle due parashot che leggeremo questo shabbat e con le quali si conclude il libro di Bemidbar, tratta di una problematica che non è solita della Torà: i voti, le promesse o i giuramenti.
Dopo averci elencato una lunga casistica, la Torà ci ammonisce più avanti con le parole:
“mozzà sefatekha tishmor ve asita – ciò che esce dalla tua bocca custodisci e metti in pratica”.
Leggendo questo insegnamento – ammonimento, dobbiamo imparare che è meglio non fare, piuttosto che promettere e non mantenere.
L’espressione della Torà “ish – l’uomo”, vuole farci far caso a quando siamo “l’uomo”: ossia quando siamo veramente nella condizione di uomini.
Ci sono delle promesse che vengono fatte in momenti particolari della nostra vita, quando siamo preoccupati per la nostra o l’altrui salute, quando siamo in una situazione precaria oppure particolarmente inquieti, od in un momento di sconforto e di rabbia. Tali condizioni ci portano a promettere cose che, se fossimo in una condizione più “normale” non avremmo mai fatto.
Per questo motivo i Maestri hanno istituito una formula di annullamento dei voti o promesse o giuramenti per chiunque si renda conto di non riuscire a mantenere ciò che ha promesso.
Il motivo è che ogni essere umano è portato a sbagliare o trovarsi in condizioni fuori della norma, che non gli permettono di portare a termine qualcosa che, al momento della prova non è in grado di sostenere.
La Torà ha sempre insegnato che per prima cosa dobbiamo renderci conto che siamo uomini, con la potenzialità di sbagliare. Per questo motivo dobbiamo essere molto
attenti a ciò che esce dalla nostra bocca, sia nei confronti del Signore D-o, sia verso il nostro prossimo che verso noi stessi, quando siamo “noi stessi”!
Shabbat shalom