“Questi sono i viaggi dei figli di Israele che uscirono dal paese d’Egitto, secondo le loro schiere, sotto la guida di Mosè e di Aronne” (33:1).
Questa settimana leggeremo gli ultimi due brani del libro dei Numeri. All’inizio dell’ultimo, la Parashà di Mas‘è, si trova l’elenco delle 42 tappe percorse dal popolo ebraico, a partire dall’Egitto fino alla stazione finale sulle rive del fiume Giordano. Li il popolo si fermò in attesa di ricevere l’ordine di attraversare il fiume e entrare nella Terra d’Israele.
Rabbì Chayym ibn Attar (Or HaChayym, 1696-1743), commentando questo versetto, ricorda la tradizione che spiega che quando la Torà introduce un argomento con la parola “Elleh/Questi”, anziché “Weelleh/E questi”, intende sottolineare che l’informazione presentata esclude qualcos’altro. La parola “Elleh/Questi” dovrebbe essere intesa nel senso di “Specificamente questi”, in contrasto con altre cose. La parola “Weelleh/E questi”, al contrario, non implica esclusione e introduce informazioni senza distinguerle da nient’altro.
Sorge quindi la questione di cosa escluda la Torà, del perchè ci dice che questi sono specificamente i viaggi dei figli d’Israele.
La risposta di Rabbì Chayym ibn Attar si basa su un insegnamento mistico secondo cui i viaggi di dei figli d’Israele attraverso il deserto erano necessari allo scopo di scoprire e liberare le “scintille di santità” dai luoghi dove passarono. Queste regioni erano invase dalle forze dell’impurità e i figli d’Israele dovevano accamparsi in questi luoghi specifici per recuperare queste scintille che, altrimenti, sarebbero cadute preda di queste forze dannose. Questo impegno, spiega Rabbì Chayym, poteva essere assolto solo in uno stato di “Kedusha Hashelema/perfetta santità”.
Durante gli anni di viaggio attraverso il deserto, i figli d’Israele si mossero tutti insieme con la presenza divina tra loro, immersi nell’apprendimento della Torà. Questa condizione di pienezza del popolo ebraico, ha creato una potente forza spirituale, necessaria per salvare le scintille di santità dalle forze dell’impurità nel deserto. Rabbì Chayym ibn Attar, malinconicamente, scrive anche che il popolo ebraico non è mai più tornato a questo livello, questa potente forza di santità fu raggiunta solo durante quel periodo dalla generazione del deserto.
Per questo motivo la Torà introduce questa sezione con le parole “Questi sono i viaggi dei figli d’Israele” per dire che solo questi furono i viaggi in cui il popolo ebraico raggiunse il più alto livello spirituale che sia mai stato raggiunto.
Il più grande viaggio che possiamo mai fare è quello che ha un profondo effetto spirituale sui luoghi dove passiamo e nessun viaggio ha mai raggiunto questo obiettivo nella stessa misura dei viaggi dei figli d’Israele attraverso il deserto.
Ovunque ci troviamo e ovunque viaggiamo, il nostro scopo è quello di “recuperare le scintille della santità”. Queste scintille, cadute nel mondo materiale fin dalla creazione, aspettano di essere liberate dall’impurità della materia per poter tornare alla fonte originale e restaurare così il creato. Noi, attraverso la preghiera, la kasherut, lo Shabbat, lo studio della Torà e tutte le altre mitzwot, che rappresentano il vero segno del nostro passaggio, possiamo contribuire alla restaurazione del mondo. Se raggiungeremo questo obiettivo, allora il nostro viaggio sarà stato veramente significativo, in un modo simile ai viaggi dei nostri antenati attraverso il deserto. Altrimenti, saremo stati solo delle ombre di passaggio il cui contributo è stato quello di nascondere ancora di più le scintille della santità…
Shabbat Shalom!