Mentre si svolgevano i colloqui tra le autorità e l’organizzazione ebraica che tutela i cimiteri nel mondo. L’unica preoccupazione del presidente della Comunità ebraica (Emanuele Colorni) era invece la “pessima figura davanti a tutta la cittadinanza” per la questione sollevata dai rabbini.
BAGNOLO SAN VITO. Per tutta la giornata di ieri l’antico cimitero ebraico di San Nicolò è stato animato dall’attività di ruspe, camion e auto. A sorpresa, e dopo anni di incuria demaniale (ora l’area è stata messa nella disponibilità del Comune) l’area è stata ripulita dell’enorme ammasso di sterpaglie. Ora, quantomeno, è accessibile ai tecnici che dovranno approfondire il piano di Stefano Boeri che riguarda anche l’ex cimitero.
Può aver influito sulla decisione del Comune il fatto che un gruppo di rabbini statunitensi e israeliani abbia rivendicato l’area?
«In realtà – spiega l’assessore comunale all’urbanistica, Andrea Murari – abbiamo soltanto ripulito un terreno che ne aveva davvero bisogno. Per quanto ne sappiamo noi, non c’è in ballo nient’altro».
Sta di fatto che ora l’antico cimitero autorizzato da Francesco Gonzaga nel 1442 è sotto osservazione a livello internazionale, e non è escluso che della rivendicazione dei rabbini ortodossi non si interessino, oltre al Comune, anche altre istituzioni.
Distrutto il cimitero, il Presidente si inventa però il “Parco della Memoria per tutte le religioni”
MANTOVA. «Ecco, io voglio che l’area di San Nicolò sia un luogo della memoria per noi ebrei e anche per tutti gli altri, un luogo libero dalle costruzioni messe in piedi dai nazisti. Io voglio che sia un luogo della memoria aperto a tutti, non voglio che sia un luogo chiuso ed esclusivo».
A qualche settimana dall’arrivo a Mantova dei rabbini statunitensi e israeliani che rappresentano il Comitato europeo per la protezione dei cimiteri ebraici e che hanno chiesto al Comune di riavere l’antico cimitero dove sono seppelliti i grandi maestri della cabala, rompe il silenzio il presidente della Comunità ebraica di Mantova, Emanuele Colorni.
Da anni Colorni studia le carte relative all’antico cimitero (aperto nel 1442 e chiuso nel 1786), ed è sempre stato disponibile al dialogo con il Comune per discutere del piano dell’architetto Stefano Boeri che dovrà riqualificare l’intera zona di Fiera Catena, cimitero compreso. Fino ad oggi, però, il Comune retto da Palazzi non si è confrontato con la Comunità.
«Io ho un’idea che sarebbe bellissimo realizzare – spiega Colorni, che parla a titolo personale senza rappresentare la Comunità – Io vorrei tanto che il cimitero rimanesse un prato, e che fosse realizzato un grande giardino secondo lo schema delle Sefirot, che nella cabala ebraica sono le dieci modalità o gli “strumenti” di Dio».
La rappresentazione delle Sefirot, il cui schema è quello nella fotografia che pubblichiamo qui accanto, costituirebbe, secondo Colorni, uno straordinario mezzo per ricordare che lì c’è un importantissimo cimitero ebraico e per far sapere a chi ancora non lo sa che Mantova è stata la città-capitale, la vera madre della cabala.
«Non sarebbe una cosa difficile da realizzare – puntualizza Colorni – e sarebbe perfettamente compatibile con la riqualificazione del quartiere. Non si può dimenticare che l’area è un cimitero e che le costruzioni naziste non dovrebbero essere lì, sono abusive, andrebbero abbattute. Io vorrei che nei sentieri delle Sefirot, nella loro precisa struttura, i bambini potessero correre o andare in bicicletta. La mia idea è anche quella di creare un giardino utilizzando cedri, melograni e altre piante bibliche. Ci sarebbe spazio per alcuni totem per spiegare la storia dell’ebraismo e della comunità mantovana, per ricordare i maestri della cabala come Da Fano e Zacuto. Poi sarebbe bello avere la possibilità di proiettare ologrami che raccontino: ho visto una cosa del genere a Cesarea, in Israele, ed è fantastica. Ecco, questo sarebbe per me un perfetto luogo della memoria».
L’idea del sindaco Mattia Palazzi è quella di dare alla zona il nome di “Piazza della Terra”, con laboratori ambientali, un mercato per la promozione dei prodotti locali, un polo per l’accoglienza dei disabili e molto altro. C’è anche uno spazio per la memoria, ma non è predominante. Ora che anche il presidente della Comunità ebraica, sia pure a titolo personale, ha espresso la sua idea per San Nicolò, si può dire che le carte sono in tavola.
Ci sono pochi gli spazi per un dibattito, visto che il Comune procede su tempi stretti. Ma non è detto che la partita sia conclusa.
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