Interpretando gli eventi e i dati storici attraverso la lente della teoria economica, Botticini ed Eckstein spiegano, nel loro libro per Egea, la specializzazione degli ebrei in professioni urbane altamente redditizie, la dimensione relativamente piccola della popolazione ebraica e la stessa diaspora come conseguenza della norma religiosa sancita duemila anni fa che imponeva lo studio della Torah e l’istruzione dei figli.
Analizzando quindici secoli di storia ebraica attraverso la lente della teoria economica, i due studiosi (Botticini insegna all’università Bocconi, Eckstein alla Tel Aviv University e all’Interdisciplinary Center a Herzliya in Israele) individuano come elemento centrale della storia prima culturale e poi economica e demografica degli ebrei l’implementazione, a partire dal I e II secolo d.C., della norma religiosa che prescriveva a ogni ebreo di mandare i figli a scuola o in sinagoga per imparare a leggere e per studiare la Torah (una volta imparata a leggere la Torah in ebraico si poteva leggere qualsiasi altro documento, per cui l’istruzione religiosa veniva ad avere ricadute positive sull’istruzione generale).
Questa norma religiosa, un unicum nel mondo dell’antichità, contribuì a diffondere l’alfabetizzazione e l’istruzione tra la popolazione ebraica consistente prevalentemente di contadini analfabeti al pari del resto della popolazione. La diffusione dell’alfabetizzazione tra il I e il VII secolo d.C. andò di pari passo con un processo di conversione volontaria di una parte degli ebrei ad altre religioni che non imponevano questa onerosa norma sociale una norma che imponeva un costo alle famiglie senza fornire alcun beneficio economico nel mondo rurale del primo millennio.
Le conversioni volontarie, unite al calo generale della popolazione e ai massacri di ebrei durante le guerre, contribuirono in buona parte a ridurre la popolazione ebraica che, all’avvento dell’Islam nel VII secolo d.C., era diminuita di quasi l’80 per cento rispetto al I secolo. Quando l’espansione dell’impero musulmano nell’VIII e IX secolo diede un fortissimo impulso al commercio e alla nascita di città dove si concentrava la richiesta di professioni ad alta specializzazione da parte di persone istruite, gli ebrei che avevano obbedito al precetto religioso che imponeva l’obbligo di leggere e studiare la Torah e avevano investito nell’istruzione propria e dei propri figli, si trovarono ad avere un vantaggio comparato in queste attività urbane specializzate.
Questo vantaggio comparato innescò un processo volontario di transizione della popolazione ebraica dall’agricoltura alle attività artigianali, al commercio locale e a lunga distanza, al cambio di valute e al prestito di denaro, all’insegnamento e alla professione medica. Diventati un popolo di artigiani, mercanti, banchieri, e medici, gli ebrei intrapresero poi un processo di diaspora volontaria alla ricerca di opportunità economiche in tutto il mondo.
La diffusione pressoché universale dell’istruzione tra gli ebrei in un mondo popolato da analfabeti quale era quello del primo e parte del secondo millennio, diffusione che era il retaggio della loro religione senza paragoni nel mondo dell’antichità, lo sviluppo di reti di relazioni e contatti tra ebrei abitanti in località diverse e la possibilità per gli ebrei residenti in località diverse di poter fare affidamento su istituzioni che favorivano il rispetto dei contratti e lo sviluppo del commercio (ad esempio, il Talmud, i tribunali rabbinici, i responsa) divennero la “leva” del successo economico e intellettuale del popolo ebraico, un successo che è visibile fino ai nostri giorni. Le restrizioni sulle attività economiche degli ebrei, le persecuzioni nonché le espulsioni delle comunità ebraiche che cominciarono a caratterizzare la loro storia in Europa dal tardo medioevo in poi furono la conseguenza, e non la causa, della peculiare specializzazione economica degli ebrei nelle professioni più redditizie.
Maristella Botticini, Zvi Eckstein
I pochi eletti. Il ruolo dell’istruzione nella storia degli ebrei, 70-1492
Università Bocconi Editore, 2012, 434 pagg., 34 euro
Maristella Botticini è professore di economia e direttore dell’IGIER presso l’Università Bocconi.
Zvi Eckstein è professore di economia presso la Tel Aviv University e l’Interdisciplinary Center (IDC), Herzliya in Israele.
http://www.viasarfatti25.unibocconi.it/notizia.php?idArt=11200
Questa norma religiosa, un unicum nel mondo dell’antichità, contribuì a diffondere l’alfabetizzazione e l’istruzione tra la popolazione ebraica consistente prevalentemente di contadini analfabeti al pari del resto della popolazione. La diffusione dell’alfabetizzazione tra il I e il VII secolo d.C. andò di pari passo con un processo di conversione volontaria di una parte degli ebrei ad altre religioni che non imponevano questa onerosa norma sociale una norma che imponeva un costo alle famiglie senza fornire alcun beneficio economico nel mondo rurale del primo millennio.
Le conversioni volontarie, unite al calo generale della popolazione e ai massacri di ebrei durante le guerre, contribuirono in buona parte a ridurre la popolazione ebraica che, all’avvento dell’Islam nel VII secolo d.C., era diminuita di quasi l’80 per cento rispetto al I secolo. Quando l’espansione dell’impero musulmano nell’VIII e IX secolo diede un fortissimo impulso al commercio e alla nascita di città dove si concentrava la richiesta di professioni ad alta specializzazione da parte di persone istruite, gli ebrei che avevano obbedito al precetto religioso che imponeva l’obbligo di leggere e studiare la Torah e avevano investito nell’istruzione propria e dei propri figli, si trovarono ad avere un vantaggio comparato in queste attività urbane specializzate.
Questo vantaggio comparato innescò un processo volontario di transizione della popolazione ebraica dall’agricoltura alle attività artigianali, al commercio locale e a lunga distanza, al cambio di valute e al prestito di denaro, all’insegnamento e alla professione medica. Diventati un popolo di artigiani, mercanti, banchieri, e medici, gli ebrei intrapresero poi un processo di diaspora volontaria alla ricerca di opportunità economiche in tutto il mondo.
La diffusione pressoché universale dell’istruzione tra gli ebrei in un mondo popolato da analfabeti quale era quello del primo e parte del secondo millennio, diffusione che era il retaggio della loro religione senza paragoni nel mondo dell’antichità, lo sviluppo di reti di relazioni e contatti tra ebrei abitanti in località diverse e la possibilità per gli ebrei residenti in località diverse di poter fare affidamento su istituzioni che favorivano il rispetto dei contratti e lo sviluppo del commercio (ad esempio, il Talmud, i tribunali rabbinici, i responsa) divennero la “leva” del successo economico e intellettuale del popolo ebraico, un successo che è visibile fino ai nostri giorni. Le restrizioni sulle attività economiche degli ebrei, le persecuzioni nonché le espulsioni delle comunità ebraiche che cominciarono a caratterizzare la loro storia in Europa dal tardo medioevo in poi furono la conseguenza, e non la causa, della peculiare specializzazione economica degli ebrei nelle professioni più redditizie.
Maristella Botticini, Zvi Eckstein
I pochi eletti. Il ruolo dell’istruzione nella storia degli ebrei, 70-1492
Università Bocconi Editore, 2012, 434 pagg., 34 euro
Maristella Botticini è professore di economia e direttore dell’IGIER presso l’Università Bocconi.
Zvi Eckstein è professore di economia presso la Tel Aviv University e l’Interdisciplinary Center (IDC), Herzliya in Israele.
http://www.viasarfatti25.unibocconi.it/notizia.php?idArt=11200