Questo articolo [en, come i link seguenti] di Imen Boudali è stato pubblicato per la prima volta da Raseef22, e viene qui ripubblicato come parte di un accordo di condivisione di contenuti con Global Voices.
Ogni anno, a maggio, la Tunisia ospita un evento unico e straordinario. Il paese nordafricano, sede della più antica sinagoga d’Africa, celebra e fa rivivere le proprie radici ebree con il pellegrinaggio de La Ghriba, un evento che unisce diverse religioni nella tranquilla isola di Djerba. Djerba ti accoglie con serenità dal momento stesso in cui il traghetto si avvicina alla costa. L’isola, patria storica di tunisini di tutte e tre le principali fedi monoteistiche e sede dell’annuale pellegrinaggio ebreo, viene sovente denominata “l’isola dei sogni.” Dà ai visitatori un senso di appartenenza e li accoglie come nessun altro posto al mondo. Palmeti a perdita d’occhio, lungo le strade rudimentali si iniziano subito ad intravvedere le case tipiche di Djerba, le houche, i piccoli, colorati negozi dell’isola, ovunque uomini avvolti nelle jebbas grigie e donne in beskris, malhfas (abiti tradizionali indossati solo dalle donne di quest’isola) e dhallalas (tradizionali cappelli di paglia).
Lo scenario viene integrato dal profumo del meraviglioso mare azzurro, pescatori e pescherecci disseminati qui e la, venditori di mazzi di gelsomini, gruppi di anziani che giocano a scacchi e donne che guidano motorini. In sostanza, quando sei qua, assorbi i colori, le tonalità, le forme; qualcosa di basico e minimalista, ma mai monotono o noioso.
Ma non sono solo le coste paradisiache o i tramonti incomparabili a rendere questo posto unico e bellissimo; è la gente. E, per questo, Djerba non viene adorata solo dai tunisini, ma dagli innumerevoli visitatori che arrivano da tutto il mondo.
Gli abitanti di Djerba sono riusciti a mantenere, nel corso della storia dell’isola, una pacifica coesistenza tra le comunità musulmana, cristiana ed ebrea; una cosa assolutamente rara non solo nella regione araba, ma in tutto il mondo.
Gli ebrei di Djerba
Prima della fondazione dello stato di Israele nel 1948 la Tunisia ospitava più di 100.000 ebrei ma, con il passare degli anni e la guerra arabo-israeliana del 1967, molti di essi se ne sono andati. Il paese è però ancora, con 2.000 ebrei di cui 1.200 residenti a Djerba, la sede di una delle comunità ebree più ampie nella regione mediorientale e centrafricana.
Ancora oggi, e nonostante il loro numero non eccessivo, gli ebrei tunisini continuano a mantenere un posto importante nella società djerbina e sono, come i loro vicini non ebrei, attivi nell’industria turistica dell’isola.
Djerba ospita una scuola ebraica (yeshiva) che offre istruzione secolare e religiosa per ragazzi di 5-6 anni ed adolescenti di 14 anni. Passando tra le classi si sentono studenti che discutono i versi della Torah passando dall’arabo tunisino all’ebraico biblico dei testi. In un’altra delle scuole dell’isola, la Souani Primary School, studenti musulmani ed ebrei studiano insieme nelle stesse classi condividendo una ricerca accademica secolare ed ancorando il futuro della loro società ai principi dell’armonia interreligiosa.
Il legato ebraico di Djerba ed il legato della diversità religiosa della Tunisia si riscontrano appieno durante il pellegrinaggio annuale della Ghriba. Questo incontro annuale, quest’anno, ha avuto luogo dal 14 al 22 maggio con diversi eventi tra cui visite alla sinagoga, elemosina ed atti di carità, preghiere ed altre tradizioni locali.
I tunisini non ebrei partecipano sovente ad alcune delle tradizioni della sinagoga. Ad esempio molte donne locali e molti visitatori portano uova identificate con il nome delle ragazze della loro famiglia e le lasciano in alcuni punti specifici della sinagoga. Una volta terminato il pellegrinaggio le uova vengono riprese e portate alle ragazze che le mangiano nella speranza di accelerare le proprie speranze di matrimonio.
Un pellegrinaggio colorato
Camminando verso la sinagoga non si può non notare la presenza della sicurezza. Centinaia di poliziotti, forze speciali e veicoli corazzati stazionano lungo le strade ed attorno ai luoghi di culto per assicurare lo svolgimento sereno delle festività. Prima di entrare nei siti, i visitatori passano attraverso uno scanner e i loro averi vengono perquisiti con attenzione.
Passato l’apparato di sicurezza, ti accolgono centinaia di bandiere tunisine ed il caratteristico bianco e blu delle costruzioni.
C’è musica in sottofondo. Tutti sentono l’atmosfera festiva. Giovani e vecchi, tutti indossano i loro vestiti migliori. Nel sole di un pomeriggio di aprile gruppi di visitatori negli abiti della festa affluiscono accelerando il passo per trovare un posto da sedere nell’Oukala (una specie di alloggio tradizionale ed economico nei quartieri popolari tunisini) dove viene organizzata la festa in musica.
“Mia mamma ha comprato degli abiti nuovi così posso indossarli oggi. Adesso aspetto che arrivino i miei amici così possiamo giocare insieme. Sono molto eccitato!,” dice Ishmail, 8 anni, sorridendo di cuore insieme ai suoi genitori e gli altri membri della famiglia.
Altri partecipanti, più focalizzati sull’aspetto religioso dell’evento, hanno scelto di andare direttamente alla sinagoga. Nonostante le dimensioni relativamente ridotte, l’interno della costruzione è stupefacente. Le piastrelle in ceramica azzurre che ricoprono le quattro pareti fino al soffitto sono impressionanti. La stanza è brulicante di gente.
Sotto gli archi e le lampade eterne siedono alcuni addetti che leggono la Torah, altri accendono candele e sussurrano, discretamente e ad occhi chiusi, i loro desideri a lungo trattenuti.
“Sono venuta a depositare quest’uovo a nome della mia nipotina”, dice Eliana, una settantenne franco-tunisina. “So che lei non crede a queste storie, ma, da fin quando ero piccola, vedevo mia mamma e le mie zie che lo facevano. È parte della nostra storia e della nostra identità, ed io mantengo vivo il retaggio.”
Rilevanza turistica e problemi di sicurezza
Il pellegrinaggio annuale non è importante solo per le comunità locali ma per tutto il paese, perché, in una prospettiva economica, rinforza il settore turistico dell’isola, e, politicamente, aiuta a forgiare l’identità economica e multiculturale della Tunisia. L’evento viene preparato con mesi di anticipo con la partecipazione dei vari interessati – tra cui il Ministero degli Interni – per evitare qualsiasi sorpresa negativa.
Di recente la Tunisia ha sofferto due tragici attacchi alla comunità ebraica di Djerba. Il primo nel 1985, quando un militare, incaricato di mantenere l’ordine, aprì il fuoco all’interno della sinagoga della Ghriba uccidendo cinque persone. Poi, nel 2002, un 25enne franco-tunisino legato ad Al-Qaeda uccise 21 persone.
Ricordando questi incidenti le autorità tunisine hanno cercato di rendere più sicuro l’evento annuale. Il capo del Governo Najla Bouden, il Ministro del Turismo Mohamed Moez Belhassine, il Governatore di Médenine Said Ben Zayed, il Rabbino Capo della Tunisia Haïm Bittan e molti ambasciatori e diplomatici di paesi come Francia, Belgio, Germania, Italia ed USA hanno preso parte al’avvio del pellegrinaggio di quest’anno.
“Djerba rimane un crogiolo di civiltà ed un paese di pace e tolleranza per tutti, da cui emana un messaggio di pace ed amore”, ha detto Bouden.
Da parte sua il ministro per il Turismo Belhassine ha spiegato come il pellegrinaggio de La Ghriba sia un evento importante che da l’avvio alla stagione turistica estiva e manda messaggi multipli al mondo in merito alla coesistenza pacifica ed alla tolleranza per una comunità migliore e più aperta, aggiungendo che questo importante evento – che secondo lui ha riunito circa 3.000 visitatori, 50 giornalisti e dignitari da 14 nazioni – è un’occasione non solo per scoprire l’aspetto multiculturale dell’isola, ma per immergersi in una ricca destinazione che offre innumerevoli vantaggi.
Gli organizzatori del pellegrinaggi, guidati da Perez Trabelsi (presidente del Comitato ebraico della Ghriba e leader della comunità ebrea di Djerba) considerano la visita di quest’anno eccezionale e distinta su diversi livelli. Dopo due anni di pandemia ritengono che inviare un messaggio di pace e coesistenza dalla Tunisia al resto del mondo sia una cosa cruciale in questi periodi tumultuosi.
https://it.globalvoices.org/2023/01/lisola-tunisina-che-unisce-musulmani-ed-ebrei/