Presentazione del libro in Italia: Domenica 23 settembre 2012 – 20.30. Roma: Palazzo della cultura, via portico d’Ottavia 73. Milano: Aula Magna della scuola ebraica, via sally Mayer 4/6
Jonathan Sacks
Ho scritto Lettere per la prossima generazione 2 perché i giovani ebrei pongono molte domande sull’ebraismo e sulla vita ebraica e sono domande profonde e importanti che meritano una risposta. L’ebraismo è una religione fatta di domande. Abramo, Mosè, Geremia e Giobbe si posero domande riguardo Dio. Il Seder di Pesach inizia con le domande di un bambino. Ogni domanda è l’inizio di un viaggio e anche l’ebraismo è una religione itinerante. Gli Ebrei raramente si fermano. Noi cerchiamo. Noi poniamo delle sfide. Noi cresciamo. Magari non abbiamo tutte le risposte, ma non smettiamo mai di interrogarci.
Le sfide che i giovani ebrei affrontano oggi sono di molti tipi. Viviamo in un’epoca secolare. Esiste ancora un ruolo essenziale per la fede? Viviamo in una cultura proiettata verso il futuro. Abbiamo bisogno della saggezza del passato? Viviamo in un mondo di grande diversità. E’ ancora importante rimanere ebrei, costruire famiglie ebree e vivere ebraicamente?
Queste sono le sfide che, in generale, oggi tutte le fedi sono chiamate ad affrontare. Ma esistono delle specificità per gli Ebrei. Quasi incredibilmente, pur essendo la memoria dell’Olocausto ancora viva, l’antisemitismo è tornato in Europa. Allo stesso modo incredibilmente, lo Stato d’Israele, che ha 64 anni, deve ancora lottare per la legittimità ed è ancora circondato da nemici che negano il suo diritto ad esistere.
Questi sono problemi seri che richiedono attivismo e vigilanza. Ma sarebbe un errore inserirli nel cuore dell’identità ebraica. C’è una regola nella vita: non lasciare mai che siano i tuoi nemici a definire chi sei. Non siamo noi il popolo condannato ad essere odiato. Noi siamo il popolo che ha portato il messaggio di Dio più a lungo di chiunque altro, e dovremmo essere orgogliosi di continuare a farlo.
Il mondo ha bisogno di un messaggio ebraico: tanto più oggi di qualsiasi periodo del passato. Per la maggior parte delle persone, l’idea della globalizzazione è più nuova del nuovo. Per noi, è più vecchia del vecchio. Per almeno 2000 anni gli Ebrei furono sparsi in tutto il mondo ma si videro e furono visti dagli altri come un unico popolo: il primo popolo globale del mondo.
Nella mia esperienza, molte persone – che siano laiche, cristiane, mussulmane, induiste, Sikh e altro – vogliono ascoltare le lezioni che abbiamo imparato lungo la nostra strada. Vogliono capire come siamo riusciti ad integrarci in una società più ampia, pur mantenendo la nostra identità ben definita; come abbiamo dato tanto valore alla scienza, pur mantenendo la nostra fede; come siamo riusciti ad essere una nazione di individualisti e allo stesso tempo a costruire comunità forti; come gli Ebrei hanno avuto successo in molti campi ma non hanno mai perso la volontà di aver cura delle persone vulnerabili, povere, anziane e fragili. Vogliono sapere come gestiamo l’arduo compito di essere fedeli alla nostra fede cercando nel contempo di essere una benedizione per gli altri indipendentemente dalla loro fede.
Il mondo ha bisogno che noi si continui ad essere ebrei. Il popolo ebraico ha bisogno che noi si continui ad essere ebrei. Dio ha bisogno che noi si continui ad essere ebrei. Noi siamo, dopo tutto, i Suoi più vecchi amici.
Vi auguro una piacevole lettura di queste Lettere. Mi sento profondamente privilegiato per il fatto che siano state tradotte in lingua italiana. La Comunità ebraica italiana è una delle più antiche e più illustri del mondo, sono profondamente commosso che il Rabbino Capo Di Segni, un uomo che ammiro molto, abbia scritto l’introduzione. Possiate voi, la Comunità ebraica italiana, continuare ad essere una ispirazione per il mondo ebraico, una fonte di benedizione per l’Italia e di gioia per l’Onnipotente – e che Lui benedica voi e tutto il popolo d’Israele per il prossimo anno.
Rabbino Capo delle Congregazioni Ebraiche Unite del Commonwealth