Secondo un famoso insegnamento in Massekhet Yomà (28b) Avraham avinu rispettava tutta la Toràh, sin nei minimi particolari. E’ scritto infatti (Bereshit 26,5): “poiché Avraham ascoltò la Mia voce, osservò i Miei ordini, i Miei comandamenti, i Miei statuti, le Mie leggi”. L’evidente ridondanza del verso ha ispirato l’interpretazione dei chakhamim.
Molti commentatori tuttavia hanno incontrato, fra le altre, una difficoltà rispetto alla mitzwàh della milàh, che troviamo alla fine della nostra parashàh. Se Avraham rispettava già tutta la Toràh, e quindi di certo sapeva dell’esistenza di questa mitzwàh, perché attendere il comandamento divino? Il Maharshàh (Yevamot 100) ritiene che Avraham ha rispettato sì tutta la Toràh, ma solamente dopo la Milàh. Altrimenti non sarebbe comprensibile come abbia potuto sposare Hagar, che era egiziana. Molti tuttavia non condividono la visione del Maharshà, perché secondo il Targum Yehonathan Avraham divorziò da Hagar, per poi sposarla nuovamente, poiché si ritiene che Hagar sia la Qeturàh della quale si parlerà successivamente. La più famosa risposta certamente è quella del Mizrechi secondo la quale “chi ha ricevuto un comandamento e lo soddisfa è più grande di chi non ha ricevuto un comandamento e lo soddisfa” (Qiddushin 31a). Spiegando questo principio Shem miShemuel (parashat Beha’alotechà) dice che secondo la Halakhàh “sheluchò shel adam kemotò”, l’inviato di una persona è come se fosse la persona stessa, e visto che H. ci ha incaricato di fare le mitzwoth, quando le facciamo dopo essere stati comandati da lui è come se H. stesso stesse compiendo la mitzwàh, e per questo è così importante ricevere l’ordine.
Il principio posto dalla ghemarà fra l’altro porta a chiederci in generale: se abbiamo la possibilità di fare una mitzwàh subito, o farla in un secondo momento in un modo migliore, siamo tenuti ad aspettare, o l’aspetto della sollecitudine è preponderante? Non risponderemo in questa sede, ma la risposta del Mizrechi presenta un aspetto difficile. Infatti, narra la ghemarà in Menachot (43b), David ha-melekh compose il salmo 12, Lamnazeach ‘al ha-sheminit, per la milàh che è stata data nello sheminì, nell’ottavo giorno. Infatti si dice che, entrato nelle terme, resosi conto di essere nudo, disse “guai a me che sono nudo senza mitzwot”, e non si tranquillizzò se non per via del pensiero di avere la milàh, che lo seguiva ovunque. Ma questo non fa che rafforzare la difficoltà su Avraham: anche se avesse fatto la milàh prima del comandamento divino, in ogni caso sarebbe stato sempre circonciso! Il Bet ha-lewì (2,46) distingue due aspetti differenti e due mitzwoth nella milàh: l’atto stesso della milàh, secondo il verso della Toràh che impone di circoncidere tutti i maschi, e il fatto di essere circoncisi, che è espresso nel verso della Toràh che dice che “il Mio patto sarà nella vostra carne”. Per questo, se Avraham avesse fatto la milàh prima del comandamento avrebbe perduto irreparabilmente parte della mitzwàh. Il Gri”z Soloveitchik ritiene che sarebbe stato semplicemente inutile fare la milàh prima del comandamento di H., difatti la ‘orlàh (il prepuzio) sino a quel momento non era disprezzata da H.
Questo ci spiega un particolare nel testo biblico: sino al comandamento della milàh Avraham aveva parlato varie volte con H., e possiamo ritenere che fosse oramai, per così dire, abituato alla cosa; ma quando ricevette questo ordine la Toràh ci dice che Avraham cadde sul suo volto. Il Meshekh Chokhmàh attribuisce questa reazione alla debolezza dovuta alla percezione della presenza dell”orlàh, cosa non avvertita precedentemente. Secondo il Midrash Avraham aveva intuito che l”orlàh era considerata negativamente, ma non sapeva dove praticare la milàh, pur avendone compreso l’esistenza. Difatti nel corpo umano troviamo vari tipi di ‘orlot (chiusure): quella dell’orecchio (Yermiahu 6), propria di chi non vuole ascoltare gli ammonimenti dei profeti; quella della bocca (Shemot 6), che caratterizzava Moshèh Rabbenu; quella del cuore, infatti alla fine del libro di Devarim è scritto di circoncidere il nostro cuore; ed infine quella propria dell’organo sessuale maschile, ed Avraham seppe che si parlava proprio di quella quando fu ordinato di circoncidere unicamente i maschi. Rabbì Chayim di Brisk fornisce un tipo di risposta differente.
E’ vero che la milàh è una mitzwàh, ma al contempo è un patto, ed un patto si stringe fra due contraenti. Non è immaginabile un patto unilaterale. Senza il comandamento divino, Avraham avrebbe sì fatto una mitzwàh, ma non avrebbe stretto il patto con H. Il Sefer ha-maqnèh invece spiega la reticenza di Avraham per via delle regole noachidi, che proibiscono il danneggiamento. Se Avraham si fosse fatto del male senza un comandamento esplicito sarebbe contravvenuto a queste norme. Il Chatam Sofer lega l’attesa al pericolo che si incontra facendo la milàh: Avraham non avrebbe potuto mettere in pericolo la propria vita, senza il comandamento divino, e d’altra parte la mitzwàh ha la capacità di salvaguardarlo. Il Maharil Disqin ritiene invece che Avraham avesse un impedimento oggettivo, perché un non ebreo non può praticare la milàh, ed Avraham può essere considerato un ebreo solamente dopo avere ricevuto il comandamento divino. Alcuni ribattono tuttavia che in base al Pirqè deRabbì Eli’ezer (cap. 29) fu Shem a fare la milàh ad Avraham ed Ishma’el. Sod Yesharim crede che l’impedimento sia di altra natura: fare la milàh senza ordine di H. equivarrebbe a dire che il corpo creato da H. non è perfetto, apparendo degli spudorati.
La ghemarà nel trattato di Nedarim (32a) spiega l’aggiunta della lettera He nel nome Avram in questo modo: il valore numerico di Avram è 243, mentre quello di Avraham è 248, pari al numero delle membra del corpo umano. Sino a quel momento Avraham aveva pieno dominio del proprio corpo, con l’eccezione dell’organo sessuale, degli occhi e delle orecchie. Il dominio degli occhi e delle orecchie in particolare sono collegati alla pratica delle mitzwot, che riescono a proteggerci: è scritto infatti (Devarim 29,3), introducendo il patto all’inizio della parashàh di Nitzavim, “ma voi vi siete comportati sino ad oggi come se il Signore non vi avesse dato una mente per capire,degli occhi per vedere e degli orecchi per udire”, segno che gli occhi e le orecchie non sono sotto il dominio dell’uomo, se non all’interno della dimensione del patto con H. Questo cambiamento nel corpo di Avraham, che ha come effetto un profondo rinnovamento spirituale, non può avvenire altro che in seguito ad un comandamento divino. A questa crescita spirituale dovuta alla milàh Tiferet Shelomò attribuisce l’attesa di Avraham. E’ risaputo infatti che la principale caratteristica di Avraham è quella del Chesed, l’amore nei confronti del prossimo. Sino alla milàh Avraham aveva l’opportunità, attraverso questo suo comportamento, di influenzare i suoi contemporanei e avvicinarli al culto di H. L’atto della milàh e questa nuova elevatezza allontanarono invece Avraham dagli altri, intimoriti da lui, come riportato nel Midrash (Bereshit Rabbà 46,3). Questo spiega anche perché subito dopo la milàh Sedom e ‘Amoràh vengono distrutte: Avraham ora opera ad un livello superiore, e la sua influenza si manifesta solamente verso alcuni individui che hanno caratteristiche spirituali speciali.
Per Rav Nevenzal c’è dell’altro: la mitzwàh della milàh è in contraddizione con la visione del mondo di Avraham, ispirata in tutto e per tutto dal Chesed, e se non avesse ricevuto l’ordine divino Avraham non sarebbe mai arrivato a farla da solo, e questo ci mostra anche quanto Avraham sia solerte nel seguire le parole di H. Tiferet Shelomò riprende un commento del Recanati, che sostiene che sino alla milàh Avraham avinu non ebbe rapporti coniugali con Saràh, perché Ytzchaq sarebbe dovuto nascere unicamente dopo quell’atto: non così fu per Hagar ed Ishma’el, e questo spiega perché Ytzchaq ed Ishma’el sono così profondamente diversi. Yalqut me’am lo’ez riporta un’ulteriore lettura, basata sul Midrash Rabbàh: Avraham attese la vecchiaia per circoncidersi per lanciare un messaggio agli aspiranti gherim, che, se attempati, avrebbero potuto ritenere inutile abbracciare l’ebraismo, visto che la maggior parte dei loro giorni erano trascorsi nella trasgressione. Ma, ci insegna Avraham verso il suo atto, nulla è perduto, è sempre possibile riscattarsi ed iniziare una nuova esistenza!