David Gerbi – Psicoanalista junghiano e psicoterapeuta
Il Signore disse ad Abramo: “Và via dalla tua terra, dal luogo della tua nascita e dalla casa di tuo padre, verso la terra che ti mostrerò. Farò di te una grande nazione, ti benedirò, renderò grande il tuo nome, sarai una benedizione”. (Genesi 12, 1-1) Il titolo della parashà Leh Lechà, tradotto letteralmente “vai verso te stesso” contiene la chiamata con la missione spirituale di Abramo nel mondo. Il Signore dopo aver visto che Abramo si oppone all’idolatria, distruggendo gli idoli che erano in vendita nel negozio di Terah suo padre, mostra chiaramente che non è un idolatra. Per questo suo gesto di sfida di andare contro la cultura e la mentalità del tempo Abramo riceve l’attenzione di D.O che lo cerca e gli propone un’alleanza. Gli propone un cammino ben definito e completamente ignoto, gli indica la meta che deve raggiungere, cioè quella di essere una una benedizione, che corrisponde alla realizzazione del suo massimo potenziale.
Infatti la maledizione secondo i nostri maestri significa sprecare la propria vita e non realizzare il proprio massimo potenziale. Vuol dire non ascoltare la propria vocazione e non portare a termine la propria missione in questa terra, sprecando il tempo che si ha a disposizione senza realizzare la propria chiamata e unica per ciascuno di noi.
Oggi ci sono altri tipi di idoli da distruggere per essere in contatto con la parte divina dentro di noi: la nostra scintilla divina. Oggi come sempre siamo tentati dagli stessi idoli, moderni e antichi rappresentati dalla ricerca eccessiva dei soldi, del sesso, del potere, della visibilità, della fama… tutto ciò è frutto della nuova idolatria: l’egolatria.
Per riuscire a superare questo scoglio del nostro ego che si frappone tra noi e il Signore, c’è un prezzo da pagare. E’ necessario affrontare un taglio con il proprio passato e con ciò che si ha di più caro. Il Signore con Abramo lo affronta in maniera graduale. Prima chiede di lasciare il proprio paese di nascita, poi la famiglia con i parenti vicini e lontani, ed infine di lasciare i propri genitori; Il taglio più difficile da fare, ma indispensabile per il cammino di crescita.
Secondo Jung, l’esperienza della chiamata è un punto cruciale dell’individuazione, cioè diventare se stessi. Jung descrive il significato psicologico della vocazione nel suo saggio, lo sviluppo della personalità e si chiede: che cos’è allora ciò che induce l’uomo a percorrere la propria strada e ad emergere da un’identità inconscia con la massa come da una nebbia avvolgente? Cosa è che ad Abramo che ascolta la voce del Signore, gli permette di passare da individuo massa a individuo individuato e realizzato, in seguito ricollettivizzato grazie al contributo che offre al collettivo? È quello che viene comunemente chiamato vocazione: un fattore irrazionale che spinge l’uomo a emanciparsi dal gregge e ai suoi sentieri ben tracciati. La vera personalità è sempre una vocazione che pone tutta la sua fiducia in essa, come quella che pone in D-O. La vocazione agisce come una legge di D-O dentro di ciascuno di noi da cui non esiste scampo.
L’implicazione psicologica è chiara: onorare l’autorità interiore rappresentata dalla nostra Neshama’ che è collegata al Signore, che è la fonte della chiamata. Questo percorso faticoso e pieno di prove e insidie, comporta la necessità di rinnegare l’autorità del mondo esterno di cui abbiamo fatto parte, che abbiamo ereditato e in cui abbiamo creduto in maniera inconsapevole. La storia di Abramo ha ancora molto da insegnarci e il suo significato profondo simbolico non interessa solo il popolo ebraico ma tutti gli uomini, disposti a cercare il proprio cammino di individuazione. La parte più difficile che dovrà affrontare Abramo attraverso la sua rinascita verso la realizzazione del suo scopo nella vita e quello del distruttore di idoli. Abramo diventa l’uomo che è il simbolo del credente che sul comando divino si avventura nell’ignoto, dal quale attinge la sua forza. Il comando che riceve da Dio di andarsene, verso il più importante dei viaggi, cioè dentro se stesso e dentro il mondo. Lo riceve ascoltando se stesso. La sua fede nella propria voce interiore si esprime utilizzando i soli mezzi che egli comprende: l’ascolto e il coraggio di aver fede in se stesso. Vai a te stesso significa che ogni processo di sviluppo di trasformazione esige la separazione dal passato, dai concetti precedentemente acquisiti che non sono più validi e da una società che non corrisponde più alla sua vera identità, perché anacronistica e superata.
Per liberarsi Abramo deve separarsi del tutto dal suo retroterra emotiva e culturale in modo da lasciare spazio a quanto in lui, da sempre presente viene prendendo forma attraverso la nuova esperienza. Abramo simboleggia anche la separazione dal conformismo e dal conservatorismo della società di cui faceva parte, che non poteva tollerare ribellioni o innovazioni perché quel tipo di società non è compatibile con nessuno che aspira all’individuazione. Abramo ha bisogno di entrare nella terra di Canaan liberato dal suo passato. Ma non è così semplice affrontare la deprivazione, la capacità di sopportazione, che in finale gli permetterà di apprezzare la sua unicità e il suo valore spirituale. Ci sono persone che reggono le prove e coloro che non riescono e rinunciano. Anche Abramo ha i suoi momenti di smarrimento, però alla fine ritorna perché la chiamata é forte e il suo destino gli impone le sofferenze che sono parte inseparabili della vita. Infatti le sofferenze e le prove, sono parte indispensabile del processo di sviluppo personale. I tentativi di auto realizzazione di sviluppo della personalità devono inevitabilmente passare attraverso esperienze di sofferenza. Questa forgiatura della personalità e il solo modo per acquisire il valore umano dell’uomo e raggiungere un altro grado di resilienza. Un percorso estremamente penoso che si chiama “il processo di individuazione”. Un tentativo da parte dell’individuo di conquistare la propria verità innata, di arrivare alla fonte della forza dentro la propria anima per raggiungere la propria voce interiore, la propria Neshama individuale.
Una volta raggiunta questa presenza del nostro lato spirituale, esso si manifesta all’interno di ciascuno di noi, ma è anche universale e si manifesta all’esterno. Però è anche vero che il processo di individuazione contiene in sé il pericolo estremamente concreto dell’auto esaltazione, o inflazione; può farci sentire superiori e arroganti e con finta umiltà possiamo disprezzare gli altri che ci appaiono inferiori e indegni. Tuttavia la sofferenza che accompagna il processo di individuazione agisce da contrappeso e riduce il pericolo individuale e collettivo connesso allo stato di elezione e al sentimento di separazione a cui il processo conduce, anche alla mala interpretazione del concetto di popolo eletto. Dove per elezione non si deve intendere come superiore e al servizio del proprio ego ma come essere al servizio del prossimo nel nome del Signore. Il compito dell’individuazione è riportato anche nella Torà e fa riferimento al concetto ebraico di santità, Kadosh, poiché è scritto “ Kedoshim Tihiu Ki Kadosh Ani “Siate santi poiché Santo sono Io” che si traduce, “siate differenti poiché sono Io differente” o distinti, differenziati. Un altro aspetto di Abramo è il suo carattere rivoluzionario. Abramo distrugge gli idoli di suo padre e della sua gente in nome del D-O invisibile che sente dentro di se e che tutto trascende. L’ ebreo possiede grazie alla storia di Abramo la capacità di percepire la crisi del tempo, i germi del nuovo che permetterà di far progredire l’umanità verso una sua maggiore completezza.
L’ebreo individuato è un rivoluzionario, per questo è temuto e perseguitato. Egli mette in crisi un equilibrio culturale collettivo che ha fatto il suo tempo, creando così un terremoto culturale che alla gente di potere con bisogno di controllo e conformismo, crea paura e disorientamento, perché ha paura di perdere il controllo. Abramo sa riconoscere che la società è diventata anacronistica e riesce a trasformare se stesso cercando un altra terra dove realizzare i suoi sogni, quello più importante del concetto del D-o unico. Ogni individuazione ebraica e rinvigorimento che cresce e si sviluppa. E ancora oggi esso può essere una guida spirituale, un maestro che indica all’umanità ebraica e non ebraica la strada della auto realizzazione. Jung sottolinea che le masse non cambiano se non cambia l’individuo. “In Abramo saranno benedette tutte le nazioni del mondo” e la storia di Abramo esprime dunque anche la tendenza all’universalizzazione attraverso il processo di auto realizzazione e portando a termine il proprio compito individuale al servizio del Signore e del collettivo. Attraverso la chiamata, D-O dice ad Abramo in questa parashà che avrà molta influenza sulle nazioni del mondo e gli dà l’importante responsabilità di portare i messaggi della Tora, di vita e di libertà, al mondo intero.
Concludo con le parole di Frederick Buechner: “Il luogo in cui D-O ti chiama è il luogo in cui la tua profonda gioia e la profonda fame del mondo si incontrano”.