Tratto da “Le basi dell’ebraismo” – Morashà, 2013
זָכוֹר אֶת–יוֹם הַשַּׁבָּת לְקַדְּשׁוֹ. שֵׁשֶׁת יָמִים תַּעֲבֹד, וְעָשִׂיתָ כָּל–מְלַאכְתֶּךָ. וְיוֹם הַשְּׁבִיעִי––שַׁבָּת לַה’ אֱלֹקֶיךָ לֹא–תַעֲשֶׂה כָל–מְלָאכָה אַתָּה וּבִנְךָ וּבִתֶּךָ עַבְדְּךָ וַאֲמָתְךָ וּבְהֶמְתֶּךָ וְגֵרְךָ אֲשֶׁר בִּשְׁעָרֶיךָ. כִּי שֵׁשֶׁת–יָמִים עָשָׂה ה’ אֶת–הַשָּׁמַיִם וְאֶת–הָאָרֶץ אֶת–הַיָּם וְאֶת–כָּל–אֲשֶׁר–בָּם וַיָּנַח בַּיּוֹם הַשְּׁבִיעִי עַל–כֵּן בֵּרַךְ ה’ אֶת–יוֹם הַשַּׁבָּת וַיְקַדְּשֵׁהוּ.
«Ricorda il giorno dello shabbàt per santificarlo. Per sei giorni lavorerai e farai ogni tua opera e il settimo giorno è shabbàt per l’Eterno, tuo Dio. Non farai alcuna opera né tu, né tuo figlio e tua figlia, il tuo servo e la tua serva e il tuo bestiame, e lo straniero che si trova nelle tue città”. Poiché in sei giorni L’Eterno ha fatto il cielo e la terra ed il mare e tutto ciò che vi è in essi e si è riposato il settimo giorno; per questo l’Eterno ha benedetto il giorno dello shabbàt e lo ha santificato» (Shemòt 20, 7-10)
I giorni della settimana sono chiamati “primo giorno”, “secondo giorno” e così via, a cominciare dal primo giorno che corrisponde alla domenica. Il settimo giorno della settimana è quindi lo shabbàt. La parola shabbàt deriva dal verbo shavàt che significa “cessare”. Dio ha smesso di creare il mondo il settimo giorno e ci comanda di cessare, d’interrompere il nostro lavoro il settimo giorno (Bereshìt 2, 1-3). Il “riposo” dello shabbàt non coincide però solo con il riposo fisico; è una dimensione diversa, un modo diverso di vivere un giorno diverso, a cui si arriva tramite l’osservanza dei relativi precetti e riservando a questo giorno gli abiti più belli e i cibi più raffinati (Shulchàn ’Arùkh, simàn 173).
Tutto ciò comporta una preparazione particolare, a cui si dedica gran parte della giornata di venerdì ma non solo: i Maestri dividono simbolicamente la settimana in due parti: fino al martedì appartiene allo shabbàt precedente, dal mercoledì ci si comincia a preparare per lo shabbàt successivo, per esempio organizzando la spesa e invitando gli ospiti.
Lo shabbàt comincia poco prima del tramonto di venerdì e finisce pochi minuti dopo l’uscita delle tre stelle del sabato sera.
La mitzvà dello shabbàt è il quarto comandamento. Nei Dieci Comandamenti del libro di Shemòt è scritto «Ricorda il giorno dello shabbàt…» (Shemòt 20, 8); in Devarìm è scritto «Osserva il giorno dello shabbàt…» (Devarìm 5, 12). I Maestri spiegano che la parola “ricorda” si riferisce alle mitzvòt ’asè – obblighi, dello shabbàt e la parola “osserva” alle mitzvòt lo ta’asè – divieti; insegnano anche che le due parole sono state pronunciate sul Monte Sinài con un’unica emissione di voce, a indicare che le due categorie di precetti hanno la stessa importanza.
Le mitzvòt ’asè – Gli obblighi
זָכוֹר אֶת–יוֹם הַשַּׁבָּת לְקַדְּשׁוֹ.
«Ricorda il giorno dello shabbàt per santificarlo» (Shemòt 20, 7)
«Se Israèl rispettasse due shabbàtòt, sarebbe immediatamente redento» (TB Shabbàt 118b)
Le mitzvòt lo ta’asè – I divieti
שָׁמוֹר אֶת–יוֹם הַשַּׁבָּת לְקַדְּשׁוֹ…
«Osserva il giorno dello shabbàt per santificarlo…» (Devarìm 5, 11)
«Chi osserva lo shabbàt, è come se osservasse tutta la Torà, e chi profana lo shabbàt, è come se rinnegasse tutta la Torà» (Chazàl)