Alla Fiera di Bologna l’edizione del centenario di Storie della storia del mondo. Un premio diventerà lo Strega per l’infanzia
Una fotografia la ritrae sorridente ed elegantissima. Felice per un sogno inseguito a lungo e infine realizzato: scrivere per i bambini. Del resto Laura Cantoni Orvieto è l’emblema di quelle autrici e intellettuali del periodo giolittiano che hanno contribuito, e non poco, alla fucina di idee, proposte, scritture che fa di quegli anni l’età dell’oro della nostra letteratura per ragazzi. Ma tanto è celebre Vamba con il suo Gian Burrasca e Il Giornalino della Domenica, tanto è noto Silvio Spaventa Filippi, direttore de Il Corriere dei Piccoli, solo per citare due contemporanei, quanto dimenticata è Laura Orvieto. Eppure le sue Storie della storia del mondo, pubblicate giusto un secolo fa e tradotte in più lingue, sono ancora oggi tra i libri più richiesti e venduti.
Bene ha fatto l’editore Sergio Giunti, erede e custode della prestigiosa storia della Bemporad, la casa editrice di Pinocchio e Gian Burrasca, a puntare proprio sulla Orvieto. E quale migliore vetrina della Fiera del libro per ragazzi che si apre domani a Bologna? Una preziosa edizione del centenario delle Storie della storia del mondo, con i disegni di Cristina Storti Gajani, vincitrice di un concorso internazionale di illustrazione a cura dell’Accademia Drosselmeir (l’artista sarà premiata martedì alle 16, in Fiera, al Caffè degli Illustratori). Una mostra delle migliori tavole selezionate, curata dalla Cooperativa Giannino Stoppani, al Museo Civico Archeologico (apertura lo stesso giorno, alle 19,30). La riedizione del primo libro della Orvieto, il delizioso Leo e Lia, ormai introvabile, affidato alle elegantissime matite di Vanna Vinci (Giunti junior, 144 pagine, 16,50 euro).
E non finisce qui. Il Gabinetto Vieusseux, insieme alla Fondazione Laura Orvieto, annuncia un convegno in autunno e riapre il Premio letterario nazionale istituito alla morte della scrittrice, nel 1953, con l’ambizione di trasformarlo in una sorta di Strega della letteratura per l’infanzia.
Una riscoperta a tutto tondo, quella di Laura Orvieto. Nata a Milano nel 1876 da una famiglia della borghesia ebraica cittadina, Laura è «desiderosa soprattutto di trovarsi un ruolo nel mondo», come scrive nell’autobiografia (Storia di Angiolo e Laura, pubblicata postuma nel 2001). Sono la narrazione e i bambini a interessarla. Affianca la sua insegnante, la pedagogista Rosa Errera, nei primi tentativi di doposcuola. Frequenta i piccoli alunni, racconta storie «che deliziavano anche lei quando le inventava lì per lì», scrive in terza persona nell’autobiografia. Si considera romantica e «ribelle», reduce dalla lettura dell’amatissimo Dickens e degli autori inglesi.
E’ il matrimonio con il poeta Angiolo Orvieto, fondatore del periodico “Il Marzocco”, a cambiare la vita di Laura. A Firenze frequenta il cenacolo di intellettuali che ruotano intorno alla rivista, da Sibilla Aleramo e Amelia Pincherle Rosselli a D’Annunzio, Pascoli, Pirandello, Eleonora Duse. Ha una rubrica letteraria, “Marginalia”, ma la sua passione sono i libri per ragazzi. Il primo che scrive per Bemporad, nel 1909, è Leo e Lia. Storia di due bambini italiani con una governante inglese. Non sono solo le illustrazioni Liberty di quella prima edizione, a firma di Ugo Finozzi, a colpire. Piuttosto la scrittura freschissima e diretta, che affronta con levità e profondità temi delicatissimi: la parità dei sessi, l’inferno e il paradiso, la nascita e la morte, il senso del dovere che ci vuole «tutti servitori», compreso il re. In uno dei capitoli più densi (censurato insieme ad altri nel 1929 dal regime fascista) che parte da una domanda del piccolo Leo (“Il re è ebreo?”), la scrittrice offre al lettore la sua idea di religione: «Dio è lo stesso per tutti gli uomini, anche se gli uomini pensano a lui in maniere differenti».
Dice Grazia Gotti, libraia storica della “Giannino Stoppani” e appassionata studiosa della Orvieto: «Leo e Lia è un libro davvero modernissimo. E’ soprattutto la messa in scena di un adulto che parla ai suoi figli di cose importanti: quello che non riusciamo più a fare oggi». Al libro d’esordio, seguiranno le Storie della storia del mondo. Greche e barbare (postfzione di Caterina Del Vivo, 160 pagine, 16,50 euro), e altri volumi. Anche in questo caso è una mamma a raccontare a due bambini le vicende di eroi e dei, di eserciti e re. Figure dell’epica omerica, Laomedonte, Ulisse, Ettore e Achille, Elena, Menelao, Enea. Storie affascinanti, narrate come una favola: che niente nasconde dei sentimenti, delle crudeltà della guerra, delle astuzie e dei tradimenti. Perché i bambini – è questa la forza di Laura Orvieto – si facciano una loro personale idea della vita e del mondo attraverso il racconto, grazie anche alla presenza rassicurante dell’adulto. Il successo non evitò alla scrittrice le persecuzioni imposte dalle leggi razziali fasciste. I suoi libri furono tolti dalla circolazione. Solo nel dopoguerra tornerà alla letteratura per l’infanzia. Dirigerà il giornalino La settimana dei ragazzi, scriverà l’autobiografia, lascerà testi inediti, tavole, corrispondenze: materiali preziosi custoditi nell’Archivio storico del Gabinetto Vieusseux. E chissà se in questo anno di riscoperta Laura Orvieto non ci regali ancora, con i suoi scritti, il suo sguardo sul mondo e sull’infanzia.
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=143410&sez=HOME_SPETTACOLO