Alma Sadun – discorso per il suo Bat Mitzwah
רַק כַּמָּה דַּקוֹת שֶׁל סַבְלָנוּת, עַכְשָׁו שֶׁאֲנִי אֶקְרָא אֶת דָּבָר הַתּוֹרָה בְּאִיטַלְקִית, שֶׁשְּׁמַעְתֶּם אֶתְמוֹל בָּעֶרֶב…
Sono nata il 27 gennaio, una data carica di significati non solo per me e per la mia famiglia ma anche per tutto il mondo. Con questo non voglio certo dire che la mia nascita sia un evento epocale per tutti ma molto più umilmente riconosco in essa il dovere, che più cresco e più capisco, di ricordare e comprendere quanto sia importante la memoria E non mi riferisco solo al racconto della storia della mia famiglia negli anni della seconda guerra mondiale come potrebbe richiamare la data della mia nascita, ma soprattutto alla trasmissione di generazione in generazione scritta nel secondo versetto della mia parashah “… e perché tu potessi raccontare alle orecchie di tuo figlio e di tuo nipote come ho messo in ridicolo gli egiziani e i segni miracolosi che ho compiuto in mezzo a. Voi comprenderete che Io sono l’Eterno”. (Bò:10,2)
Ho avuto il privilegio di sentire oggi queste parole cantate qui, nel beth ha keneset, da mio babbo e da mio zio che a loro volta – per una straordinaria coincidenza – le avevano entrambi lette per il loro bar mitzvà. E, come se non bastasse, ho udito anche la lettura dell haftarà del mio caro nonno Yair.
Capirete allora che ascoltare diventa molto importante!
Per questa ragione ho cercato delle spiegazioni sul perchè nell’ebraismo l’ascolto sia così rilevante e ve ne propongo una che si riferisce alla parola Tanakh (cioè all’insieme di tutti i nostri libri sacri) e che vi costringerà a fare un po’ di esercizio in ebraico dato che la mia meravigliosa famiglia è “mista” perché ha radici ebraiche italiane e israeliane.
La radice della parola Tanakh significa letteralmente “lobo dell’orecchio” e richiama quindi all’ascolto, ma ricorda anche l’imperativo teanekh che vuol dire “stai dritto”. Noi tutti sappiamo che l’orecchio non è solo l’organo dell’udito ma è anche la sede dell’equilibrio. Un equilibrio che, spiegano i nostri Maestri, si veda nell’ agire secondo giustizia e nel perseguire nella vita quotidiana gli insegnamenti trasmessi di generazione in generazione.
Se mettiamo insieme le somiglianze tra ozen orecchio, izun equilibrio e moznaim bilancia possiamo concludere che queste parole contenute nella radice di Tanakh, simboleggiano sia il corpo in equilibrio tra tutte le sue parti, sia una vita equilibrata.
È un po’ come se tutte le parole della nostra tradizione mi dicessero “Mantieniti in un ascolto che ti dia equilibrio e dirittura così da arrivare a te stessa”.
Ascoltando “veigadtah levinchà ” Tu spiegherai a tuo figlio….” imparo ciò che vorrei trasmettere a mia volta: la fiducia, la sicurezza in ciò che faccio e la retta via da seguire, quella della Torah e delle mitzvot. E mi piacerebbe riuscire a farlo anche con i miei figli, quando sarò un po’ più grande.
Ma cos’è per me l’ascolto? La storia di tutto il nostro popolo si fonda su di esso. Nella Torah il Signore è ascoltato tramite Moshè Rabbenu. Non potevo non darmi una risposta tutta mia: ascoltare per me è ricevere frasi e sentimenti tra due interlocutori, è ascoltare se stessi in tutte le situazioni, a casa, in classe, per strada, alzandomi e coricandomi… come ci insegna lo Shemà, che ho scelto di leggere oggi oltre alla berachà, perché è la tefillah che sento più vicina a me, che riesco a dire con “coved rosh” con serietà, come insegnano i Maestri della Mishnà e che recito oggi per la prima volta con la consapevolezza del mio essere ormai bat mitzvà, “figlia della mitzvà”.
Nella parashah che abbiamo appena letto oltre al racconto delle ultime piaghe che hanno colpito l’Egitto, viene data al nostro popolo la prima mitzvà, quella del conteggio del tempo, e si narra del primo Pesach. A conclusione troviamo anche parte dei versetti dello Shemà: וְהָיָה לְאוֹת עַל-יָדְכָה, וּלְטוֹטָפֹת בֵּין עֵינֶיךָ .
Qual è il legame tra la Parashah e lo Shemà? Sicuramente la catena della trasmissione:” tu spiegherai a tuo figlio”. Ma per quale ragione ci si riferisce a due momenti differenti pur essendo stato lo stesso concetto già espresso in precedenza?
Nella Torah le ripetizioni non sono mai casuali e noi dobbiamo capirne il significato.
Il ricordo dell’uscita dall’Egitto ha un significato specifico, ci insegna quanto è importante non essere oppressi e a non opprimere gli altri. E di ciò dobbiamo ringraziare Hashem.
Le parole dello Shemà hanno un significato più generale riferito al nostro rapporto con il Signore perché il nostro ringraziamento a Lui sia fatto con tutto il cuore, con tutta la nostra anima e con tutte le nostre opere. Quindi, in ogni momento della giornata, attraverso lo studio e le nostre azioni rispettando le mitzvot.
Rashì per Rabbì Yoshiya insegna che la parola mitzvot e la parola matzot sono scritte in ebraico con le stesse consonanti, cambiano solo le vocali. E ciò significa che, come non si deve lasciar lievitare l’impasto per ottenere le matzot, così non si deve lasciar lievitare, cioè attendere troppo, prima di compiere le mitzvot.
Per me seguire con amore e giustizia le mitzvot che abbiamo ricevuto è l’impegno a realizzare un mondo migliore nel piccolo e nel grande, contribuendo al tikkun olam giorno per giorno.
Vorrei ringraziare i miei dolcissimi e amatissimi genitori che mi accompagnano durante il mio lungo cammino e in tutto quello che faccio aiutandomi a seguire la retta via. Grazie babbo per la berachà che ricevo ogni sera e grazie ima che l’hai trasformata nel bellissimo albero del mio invito al bat mitzvà.
Vorrei ringraziare le mie due care sorelle Romy e Atalia che anche durante le nostre discussioni in qualunque situazione mi sono sempre accanto quando ho bisogno.
Grazie a Rav Di Porto e alle mie due care morot: Ruth e Sonia che mi hanno preparata per questo importante momento della mia vita aiutandomi a vedere le cose da un’altra prospettiva.
Grazie ai miei nonni alla mia famiglia, agli amici arrivati da fuori Torino e voi tutti che siete venuti a festeggiarmi con amore e affetto.
E per concludere vorrei esprimere davanti a voi tutti il mio impegno futuro attraverso le parole che più mi hanno colpita e commossa nella berachà che leggerò tra poco davanti all’Aron ha chodesh:
“…O Signore, fa che il mio cuore sia compreso del rispetto del Tuo Nome.
Facilitami la conoscenza della verità, fa che di buon grado io osservi le Tue Leggi ed i saggi insegnamenti dei nostri Maestri.
Fa che io sappia vincere le obiezioni di coloro che non seguono la retta via.
Che con le mie parole e le mie azioni io riesca a dimostrare la grandezza della Tua Legge.
Che io abbia sempre a vantarmi del nome di Ebrea e non cerchi mai di nascondere la mia fede”.
Shabbat shalom