Miti sfatati e ideologie mai dome. Un saggio di Alexis Lacroix
Mauro Zanon
PARIGI – Alexis Lacroix, editorialista dell’Express, scrittore e storico delle idee, combatte da anni contro quel male che la sinistra francese non ha mai curato fino in fondo, e che in questi ultimi tempi è tornato a farsi sentire, mostrandosi ancora più aggressivo: l’antisemitismo. Sulla recrudescenza di questo virus che troppi si ostinano a non vedere, Lacroix aveva già scritto un saggio molto commentato nel 2004, quando aveva trent’anni, che si intitolava Le socialisme des imbéciles e aveva un sottotitolo che all’epoca fece rizzare i capelli agli intellettuali della rive gauche: “Quando l’antisemitismo torna a essere di sinistra”. Riprendendo la formula del politico e scrittore socialdemocratico tedesco August Bebel, Lacroix constatava l’insopportabile giudeofobia che ha percorso per troppo tempo il campo dei progressisti in Francia, e in che modo la gauche radicale continuava a mascherare il suo odio verso Israele e gli ebrei dietro un discorso antisionista. “Lo dico senza mezzi termini: se un giorno i riformisti dovessero implorare la misericordia dell’ultrasinistra, sarebbe la fine del dreyfusismo in questo paese”, scrisse allora Lacroix. Oggi, quest’ultimo, torna in libreria con un saggio altrettanto stimolante, J’accuse: 1898 – 2018. Permanences de l’antisemitisme (Editions de l’Observatoire), nel quale analizza la situazione francese in una prospettiva storica, sfatando molte idee dominanti a partire da quella secondo cui l’antisemitismo è soltanto di estrema destra e la gauche è immune da questo male. “Oggi, il cuore dell’islamogoscismo, che è permanentemente in una posizione di complicità tacita con l’antisemitismo di sinistra, è incontestabilmente il movimento degli Indigènes de la République, che si ramifica nelle banlieue e diffonde un discorso di ‘razzializzazione’ della società. E sappiamo bene che gli ebrei, in ragione dell’attaccamento allo stato di Israele da parte di molti di loro, sono i bersagli privilegiati”, ha detto Lacroix alla rete all-news Bfm.tv. E ancora: “Tutto ciò risveglia una vecchia tradizione dell’antisemitismo di sinistra che consiste nel dire che gli ebrei sono vicini a tutti i poteri, le banche e la politica. E l’aspetto inquietante è che questo discorso islamogoscista radicale attecchisce nella testa di una parte dei nostri compatrioti”.
E’ l'”eterno ritorno dell’antisemitismo”, come scrive il settimanale Valeurs Actuelles, un “neoantisemitismo”, secondo la definizione di Lacroix, largamente diffuso tra le forze vicine all’islam politico come la France Insoumise (Fi) di Jean-Luc Mélenchon. Daniele Obono, deputata Fi di origini gabonesi, non si è tirata indietro quando bisognava difendere l’amica antisemita Houria Bouteldja, leader del Parti des indigènes de la République, che si era fatta fotografare accanto a una sedia con su scritto “Sionisti nei gulag!”, dopo aver detto che “gli ebrei sono gli scudi, i tiratori scelti della politica imperialista francese e della sua politica islamofoba”. E sono parole di Mélenchon “Manuel Valls è vicino all’estrema destra israeliana”. L’ex premier Valls, in J’accuse: 1898-2018, viene elogiato da Lacroix per il suo coraggio nell’aver denunciato “gli agitatori dell’odio contro Israele”, ma anche le torbide complicità tra l’ultrasinistra mélenchonista e alcuni personaggi sulfurei che flirtano con gli islamisti. Si chiede l’autore: “Chi, a sinistra, all’interno o accanto alla ‘vecchia casa’ socialista, ha avuto il coraggio di dire nettamente e senza prudenti circonvoluzioni che l’incrocio possibile tra un anticapitalismo mai spento dai tempi di Drumont (autore del libro antisemita La France juive, nel quale attaccò il ruolo degli ebrei in Francia, invocando una loro esclusione dalla società, ndr) e la giudeofobia strutturale dei Fratelli musulmani potrebbe presto scatenare nei quartieri periferici, ma anche negli altri territori francesi, una bomba atomica morale di un’incalcolabile efficacia? Chi, a parte Manuel Valls, ha il coraggio di affermare che se l’altra sinistra, quella di Mendès France e del radicale Clemenceau, lascerà che si formi questa diabolica fusione, sarà finita per la Francia che amiamo, quella Francia che ha saputo dividersi sulla sorte di un piccolo capitale ebreo?” Sono pochi i “dreyfusardi” rimasti nella classe politica e intellettuale, sostiene Lacroix. Per Eric Brunet, uno dei pochi animatori televisivi ad aver ospitato l’autore, “contrariamente a quello che si pensa, la maggior parte degli antisemiti in Francia appartiene ai ranghi dell’ultrasinistra”.
Il Foglio, 9.2.2018