Aldo Sonnino z”l
Nel tardo pomeriggio di ogni Venerdì, sembra quasi che il sole abbia fretta di tramontare affinché sollecito sia lo ingresso del Sabato nel mondo.
La Maestà’ del Sabato entra nel mondo, penetrando nell’esistenza di ogni ebreo che l’attende con un misto di ansia e di gioia. Qualcosa di miracoloso avviene in quel momento. In quel preciso momento, una doppia anima, l’anima sabatica si inserisce accanto all’anima quotidiana. Ambedue soggiornano insieme per ventiquattro ore e poi quando al tramonto del Sabato le prime tre stelle appaiono nel cielo, l’anima sabatica abbandona l’uomo al suo destino del quotidiano. E’ un momento magico che provoca turbamento nell’uomo che viene a ritrovarsi solo con sé stesso.
In un villaggio ai limiti dei Carpazi viveva un giovane di nome Haim. Di giorno studiava Talmud8 così intensamente, che non esisteva pagina del sacro testo che non gli fosse nota e soprattutto chiara come un cielo limpido. Nelle ore della notte si dedicava con tutta la mente e con tutto il cuore ai misteri cabbalistici10 dello Zohar11.
Il problema dell’anima sabatica e del perché questa abbandoni l’uomo, restava per lui un problema senza spiegazione. Che cosa non avrebbe fatto Haim per impedire all’anima sabatica di non abbandonano. Non era giusto, secondo lui, che il Santo dei Santi lasciasse entrare l’uomo nel Paradiso soltanto per ventiquattro ore per poi scacciarlo, procurandogli dolore e turbamento.
Questi suoi assilli, Haim tenne ben celati nell’intimo suo senza farne parola con alcuno, nemmeno con il Rabbi del suo villaggio, famoso per dottrina, per bontà, e per esperienza di vita.
Passò del tempo senza che egli riuscisse a trovare una risposta all’interrogativo che lo angosciava e decise di passare all’azione. E cosa vuoi dire per un cabbalista passare all’azione?
Ecco quello che avvenne: Nel Beit Akkeneseth2 gli ebrei là radunati, cantavano, ballavano, e pregavano per accompagnare il Sabato nella sua uscita. Su di uno scanno era seduto il Rabbi attorniato dai suoi discepoli.
Haim, che fino a quel momento era rimasto appartato in un angolo, fece alcuni passi finché venne a trovarsi al centro del Beit Akkeneseth. Ebbe l’impressione di essere al centro del mondo e sentì in sé tanta forza da poter giudicare quello che nel mondo accadeva. Con forza la sua voce tuonò:
«Mio Rabbi, Santa Congregazione di Israele, ascoltate quello che io sto per dirvi. Santi che vivete nell’ombra del Trono di D. ascoltate anche Voi: io chiamo a testimonianza il Cielo e la Terra per proclamare in questi ultimi momenti del Santo Sabato, che non permetterò alla mia anima sabatica di lasciare ii mio corpo. Essa è la mia delizia, essa è la mia gioia, essa mi ha aperto le porte del Paradiso. Essa è mio patrimonio. Essa rappresenta il fine ed il perché della mia esistenza. Essa deve restare con me ed accompagnarmi per tutta la vita».
Il Rabbi scese dal suo scanno, si avvicinò a Haim, e con voce sommessa prese a dire: «Nessuno di noi può dare una risposta a ciò che con tanta veemenza hai richiesto. Tu hai invocato gli Angeli del Cielo ed essi soltanto potranno illuminare la tua mente e rendere dolce il tuo cuore tanto esacerbato».
Dal Trono celeste venne deciso in quell’istante di far discendere l’Arcangelo Gavriel nel piccolo Beit Akkeneseth.
Si udì una voce che sembrava essere l’eco di una voce: «Haim, la tua richiesta, disse l’Arcangelo Gavriel, è ingiusta ed errata. Due tribunali celesti osservano le azioni degli uomini e le giudicano: un Tribunale la cui sede è sempre nel Cielo, giudica gli uomini per il loro comportamento nel mondo del Sabato, un mondo in cui tutti gli uomini possono facilmente rendersi simili alle miriadi di esseri celesti che attorniano il Trono di D. Un altro Tribunale, formato da Angeli che riempiono ogni pulviscolo della Terra, giudica gli uomini per quello che essi sanno apportare nel mondo durante gli altri giorni. Sono essi i giorni del lavoro, dei rapporti umani; sono i giorni del dolore, della sofferenza, sono i giorni della grande prova. Il Santo dei Santi invia, a voi uomini della Terra, il Sabato e l’anima sabatica, affinché vi siano di aiuto nella vita in cui ad ognuno di voi è affidato il compito di instaurare verità e giustizia sulla terra. Quindi, Haim, lascia uscire la tua anima sabatica, affidala a me, per riportarla là da dove essa proviene e riprendi la tua strada, con umiltà e volontà di agire, nel mondo delle creature umane».
E con estrema dolcezza, l’Arcangelo Gavriel, prese la anima sabatica di Haim, per deporla ai piedi del Trono Celeste.
Racconti Chassidici dei nostri tempi – Carucci Editore